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Instagram da qualche tempo offre la possibilità di indicare il genere in cui ci si riconosce: maschile, femminile o non binario. Adesso posso dirlo: quanta aria in più nella mia mente dopo aver selezionato quel they/them.
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Non mi sento maschio, non mi sono mai sentito maschio, non sono un lui e non sono una lei. Prima di averlo capito, mi è stato fatto notare. A cinque, sette, dieci anni: quel che sono, dal punto di vista dell’identità di genere, sin dalla prima infanzia ha creato problemi.
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Non si tratta affatto di una posizione ideologica, come qualcuno dice, o di un gioco, una posa, una moda. Nel mio caso quei pronomi testimoniano un modo di essere, personale ma anche collettivo.
Lo schwa: con la lingua ci riappropriamo della nostra differenza


08 novembre 2021 • 20:02Aggiornato, 08 novembre 2021 • 20:20