È uscito Radical Optimism, terzo album di Dua Lipa, artista cambiata, evoluta, come dimostrano queste 11 tracce. Con questo disco è diventata anche manager di se stessa attraverso la società Radical22, chiudendo con l’etichetta TaP Music, che la lanciò e l’ha resa famosa
«Quando la tempesta sarà finita non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Ma su un punto non c'è dubbio, ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato», scriveva Haruki Murakami nel suo libro Kafka sulla spiaggia. Mi torna in mente alla fine di questa lunga giornata, costretta a casa con l’influenza, con l’unico sollievo di poter ascoltare in anteprima il terzo album di Dua Lipa Radical Optimism, disponibile per tutti da venerdì 3 maggio.
Dua Lipa è cambiata, si è evoluta, e mi è chiaro dopo aver ascoltato compulsivamente le 11 tracce, di cui un paio più delle altre. Lo dice anche in un video su YouTube a Zane Lowe: «Non sono la stessa che ero quando ho scritto il primo album nel 2017. Ho desideri, bisogni e visioni diversi», spiega lei, classe 1995, svelando poco o niente dell’album, e più di sé e di quella vulnerabilità dovuta a genitori fuggiti a Londra dalla guerra nel Kosovo nel 1998. «Non avevano un piano B, non era contemplato. E io, crescendo, non sapevo che il mio sogno di fare musica fosse troppo grande. Pensavo che fosse ok», dice riferendosi ai suoi 283 dischi di platino ottenuti a livello mondiale, i tre Grammy e i 7 Brit Awards.
Sbagliare fa bene
Radical Optimism è un concetto che ha fatto proprio un paio d’anni fa. «Non un approccio passivo alla vita, ma coraggioso e fatto di scelte. In grado di affrontare qualsiasi tempesta». E ancora. «Mi sono ritrovata a guardare la storia della musica della psichedelia, del trip hop e del britpop. Lo sentivo così fiduciosamente ottimista da portarlo nelle mie sessioni di registrazione».
Ed ecco quelle sonorità nel primo pezzo End of an Era, quando Dua si chiede «Is this my happy ending?». La mia traccia preferita è Falling Forever, la numero 8 di 11, scritta da lei per ultima, e che ho imparato per prima, sebbene la Warner non avesse inviato i testi per evitare che venissero divulgati sui social prima del lancio. «How long? How Long? Can it just keep getting better? Can we keep falling forever? How long», canta, e io – in tono più drammatico e meno intonato – con lei.
Parole dedicate alla vita, che a 28 anni può metterti alla prova anche se ti chiami Dua Lipa. O forse all’attore brit Callum Turner, che ha il merito di aver portato un po’ di pace alla sua esistenza dopo il susseguirsi di relazioni tossiche finite male, dal modello Anwar Hadid al regista Romain Gavras. Per non parlare della relazione on-off col cantante Paul Jason Klein, ex della milionaria Nicola Peltz, a sua volta ex storica di Anwar Hadid con cui Dua è stata a lungo.
Un giro infernale di “rich kids” che poteva costarle un lungo giro dall’analista ma di cui lei ha fatto tesoro.
Maestra di vita
“Forever” e “Together” sono parole che ricorrono anche nel pezzo Anything for Love, che ha il merito, fino al secondo 16, di farci sentire uno scorcio di conversazione in studio tra lei, il musicista indie e produttore di quasi tutto il disco Kevin Parker e Caroline Ailin, braccio destro di Dua Lipa fin dagli esordi.
«Ascoltare il disco è come assistere alle nostre sessioni in studio. Abbiamo realizzato l’album in una sala di registrazione a Londra, nel quartiere di Kensal Rise, che è diventata la mia casa per un anno e mezzo. Andavo in studio alle 9 del mattino e rimanevo lì fino alle 21. Eravamo tutti insieme nella stessa stanza: è stato bellissimo avere l’energia di tutte le persone che hanno contribuito alla realizzazione dell’album», ha raccontato all’incontro con i fan.
E ancora: «La musica è quello che faccio, è il modo in cui ho lo slancio creativo, ma non è tutto ciò che sono». Non a caso con Radical Optimism è diventata anche manager di sé stessa con la società Radical22, chiudendo con l’etichetta TaP Music, che la lanciò e l’ha resa famosa. «Quando ho iniziato non conoscevo il processo che porta ad avere un’idea, a creare una canzone e a cantarla in giro per il mondo. Ora lo so. E so che cosa non voglio. Rimanere bloccata tra i tentativi di ripetere quel successo. Per questo ho dovuto evolvermi».
Il pezzo 6, French Exit, è la frase che usano gli inglesi per dire “Vado via dalla festa senza essere notato”. «It’s not a broken heart if I don’t break it. Goodbye doesn’t hurt if I don’t say it». Dua Lipa artista, manager e anche maestra di vita. In due strofe ecco spiegata anche la teoria del ghosting.
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