Nell’algoritmo imperversa la lucky girl syndrome: se credi di essere fortunata, se ripeti ogni giorno il mantra delle ragazze fortunate la fortuna ti sceglierà davvero e noterai dei cambiamenti significativi
Perché pagare uno psicoterapeuta quando esiste TikTok? I motivi sono in realtà molteplici, ma se si finisce nel giro delle ragazze fortunate non si direbbe. La lucky girl syndrome (sindrome della ragazza fortunata) imperversa nell’algoritmo da un po’ ma solo di recente mi ha intercettata, sempre perché l’algoritmo di TikTok è ormai il calco del mio subconscio (era solo questione di tempo). Di cosa sto parlando, in breve: la lucky girl syndrome è una pratica funzionale al manifesting, ovvero alla capacità di visualizzare i propri obiettivi al punto da concretizzarli, manifestarli, appunto.
La lucky girl syndrome, secondo le varie ore di video che ho impiegato in questa ricerca invece che provare a leggere l’Ulisse, è qualcosa che si può ottenere, seguendo alcuni passi. Non una malattia, come suggerirebbe il nome, ma una condizione virtuosa che condurrebbe le sue portatrici sane a una vita appagante e risolta, piena di piccole e grandi gioie e regali dell’universo, che è la parola chiave di tutte le stronzate new age.
Attenzione però, perché qui c’è un imprevisto: la lucky girl syndrome funziona, lo dice la scienza! O almeno questa è la versione ufficiale delle life coach che la spiegano in video. «C’è una parte del cervello che si chiama Ras», esordisce una di loro prima di passare a spiegare le onde theta del dormiveglia per arrivare infine a esprimere un concetto così poco rivoluzionario da avere un suo corrispondente proverbio, vecchio come il mondo: «Cuor contento il ciel lo aiuta».
Se credi di essere fortunata, se ripeti ogni giorno il mantra delle ragazze fortunate («sono la persona più fortunata del mondo, mi succedono sempre cose belle e inaspettate, io e l’universo siamo allineati») la fortuna ti sceglierà davvero e noterai dei cambiamenti significativi nella tua vita, prima di tutto perché avrai imparato a notarli, secondo perché cuor contento il ciel lo aiuta. Lo sapevamo già grazie a Gastone in Topolino e a Lindsay Lohan in Baciati dalla sfortuna.
Il “metodo”
Molte delle ragazze e delle donne che professano questo “metodo” sono ispirate da Esther Hicks, che sta alla lucky girl syndrome un po’ come Ron Hubbard sta a Scientology. La signora Hicks è una scrittrice americana che insieme al marito ha prodotto innumerevoli testi e conferenze sulla cosiddetta legge dell’attrazione di cui lei è messaggera. Nello specifico gli Hicks sostengono di tradurre gli insegnamenti di un gruppo di entità disincarnate che rispondono al nome di Abraham.
Su Wikipedia e sul sito di Abraham Hicks si trova un pratico decalogo di questi insegnamenti: Ogni essere umano è un’estensione fisica del non-fisico; ogni essere umano si trova qui nel proprio corpo perché lo ha scelto; il principio di base della vita è la libertà; lo scopo della vita è la gioia; ogni essere umano è un creatore che crea attraverso i propri pensieri; ogni essere umano può essere, fare o avere qualsiasi cosa desideri; scegliamo le nostre creazioni come scegliamo i nostri pensieri; l’Universo ama ogni essere umano; la morte non esiste perché gli esseri umani sono vita eterna.
Come al solito non sono qui a giudicare nessuno, le credenze per me si riassumono sempre nel titolo di quel film di Woody Allen: Basta che funzioni. Ognuno si scelga la sua strada spirituale, basta che non rompa i coglioni al prossimo. Quello che invece mi interessa – per la scienza! – è verificare se non ci sia un qualche fondamento in questa pratica che d’impulso mi verrebbe da liquidare come puttanata.
Ansia e fortuna
Prima di tutto mi chiedo: ma non è che io la lucky girl syndrome ce l’ho già? È possibile che stia seguendo gli insegnamenti di Abraham Hicks da tutta la vita senza saperlo? Onestamente mi sento abbastanza fortunata da sempre, non ho mai pronunciato frasi come «è un brutto periodo» o «non è giornata», semplicemente non mi accorgo di quale tipo di periodo sto attraversando perché di solito la qualità dei periodi è stabilmente piuttosto buona, con precipitazioni sparse, ma mai catastrofiche.
Questo però ha sempre prodotto più ansia che gratitudine ed è una consapevolezza che negli anni mi ha portato a vivere con un senso di tragedia imminente. Ho paura di tutto: macchine, aerei, biciclette. Sulla banchina della metropolitana sto con le spalle al muro perché ho paura che uno sconosciuto perda la brocca e mi spinga sotto un treno mentre sono soprappensiero. Attraverso la strada con cautela e ogni minimo disagio fisico accende una sola lampadina nella mia testa, un neon lampeggiante con la scritta “tumore”.
Mattine difficili
Tutto questo è poco lucky girl da parte mia, quindi ho deciso di approfittare delle vacanze (costante fonte di stress, come ho già spiegato su questo giornale un paio di settimane fa) per iniziare ad applicare il metodo con maggiore positività, seguendo le linee guida apprese a casaccio su TikTok da sconosciute che giurano di aver cambiato la loro vita grazie alle affirmations: aumenti di stipendio, un nuovo amore, un incidente schivato, non c’è limite ai doni che l’universo ti può fare.
Il mantra mattutino è la parte più faticosa, perché per me aprire gli occhi è ogni volta un trauma e la frase con cui sono abituata a iniziare la giornata è «voglio morire». In vacanza però sfrutto il buonumore e mi ricordo che oggi non devo salire su una metro milanese schiacciandomi tra ascelle sudate di gente che telefona in vivavoce. Stavolta salgo su una metro di Tokyo che è sì affollata, ma da persone che piuttosto che sudare si laminano i pori e piuttosto che far sentire a degli sconosciuti una loro telefonata si farebbero esplodere. Nessuno può spingermi sotto a un treno, perché questo grande popolo ha costruito barriere ovunque.
Sono la persona più fortunata del mondo, mi succedono sempre cose belle e inaspettate, io e l’universo siamo allineati. La cosa bella che mi succede a questo punto è che riesco ad alzarmi dal letto nonostante tutto e le ragazze fortunate dicono che bisogna riconoscere ogni regalo ed esserne grate. Sono grata di non essermi svegliata fredda e di avere ancora l’uso delle gambe. A me sembra un po’ pochino, ma continuerò a provare nel tentativo di manifestare prima o poi una casa con la piscina in cui potrò finalmente fare le vacanze zero sbatti che segretamente sogno.
Questione di percezione
Resto perplessa sul potere dell’autosuggestione. «Funziona solo se ci credete davvero», dicono le ragazze fortunate dell’internet, mentre mi chiedo quanto una persona che non è già abbastanza serena possa effettivamente manifestare la felicità. Può manifestare la ricchezza chi vive in povertà estrema? Può manifestare la salute qualcuno che sta soffrendo? Puoi sostituire una chemioterapia con il pensiero positivo? Puoi riportare in vita una persona cara a furia di affirmations? La risposta è ovviamente no. È la percezione della realtà l’unica a cambiare, ma chissà poi quanto.
E infine: gli uomini dove sono? Esiste una lucky boy syndrome o si chiama solo patriarcato? Può essere che l’argomento sia già stato esaurito nel 1992 da Jovanotti, ragazzo fortunato per eccellenza, o forse le donne sono solo più portate a desiderare e a dar voce ai propri obiettivi? O ancora: siamo semplicemente più ingenue? Proverò a manifestare le risposte.
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