Nel format su Youtube, Fabrizio Corona in stile Blu Notte ci fornisce ogni dettaglio sul più grande plot twist che il nostro circo mediatico potesse desiderare. Tutto ma proprio tutto quello che c’è da sapere sulla “Bella stronza” di Fedez. Che non è Chiara Ferragni, ma un’altra donna. Che sia vero, che conti qualcosa, non ha importanza: l’ennesimo capitolo di un grande esperimento di postmodernità
C’è una musichetta balcanica che fa da sottofondo mentre Fabrizio Corona balla immerso nel buio del suo studio. Si alza la maglietta, mostra fiero gli addominali da cinquantenne che fa ogni giorno a pugni con il tempo che avanza – la sua dieta, ricordiamolo, è composta da svariate dozzine di pillole al giorno, ingoiate tutte in una volta, senza nemmeno l’acqua, come ci ha raccontato il neo-Pif, Gabriele Vagnato, in una puntata del suo vlog in compagnia del re dei paparazzi.
Corona balla con spavalderia mentre il logo di Falsissimo, il format originale che ha lanciato su YouTube per dettare lui le regole del gioco del pettegolezzo, o della verità, a seconda dei punti di vista, appare sullo schermo. Il titolo scimmiotta quello di un altro programma che si fonda sulla sincerità e sulle confessioni, Verissimo, il salotto di Silvia Toffanin che in tempi non troppo remoti lo ha ospitato, quando perdeva denti in studio, sotto lo sguardo apprensivo della padrona di casa.
«Credete nelle favole», dice Corona mimando con la mano il gesto di una testa parlante che racconta solo bugie, le favole della televisione, dei social, dei giornali, tutte quelle che, stando al Robin Hood che ruba ai ricchi per dare a sé stesso, il pubblico si sorbisce senza mai arrivare alla Verità, quella con la V maiuscola, quella che, insomma, possiamo ottenere in cambio di un abbonamento al suo canale.
La Verità di questa settimana è lo scoperchiamento di un famosissimo vaso di Pandora, o di Pandoro, per citare il gioco di parole usato da Selvaggia Lucarelli nel suo libro inchiesta sull’affare Ferragni, l’inizio del cataclisma che si è abbattuto nella famiglia più auto-raccontata d’Italia, quella che, e su questo non c’è tanto da girarci intorno, ha sdoganato un vero e proprio genere narrativo. Lucarelli che, nella puntata di Falsissimo dedicata agli sconvolgenti sviluppi dell’epopea Ferragnez, ricopre un ruolo: è lei, infatti, la storica antagonista della famiglia Mulino Bianco di City Life, è lei che, con la sua newsletter a pagamento che scrive «circondata dai suoi gattini», così dice Corona, ha fatto da grimaldello per scoperchiare quello che, più che un vaso, pare il tombino di una fognatura molto intasata.
Mentre Chiara Ferragni viene rinviata a giudizio per la questione della falsa beneficenza, accuse che respinge fortemente ma che, oltre ai termini giudiziari, le rimangono addosso appiccicate come lo zucchero a velo rosa in dotazione con il suo ormai storico pandoro, Falsissimo, a due settimane da Sanremo, si prende la scena arrivando fino alla prima pagina di Repubblica, tra le notizie importanti, perché quando si parla di Ferragnez è un po’ come se si parlasse di diplomazia, affari esteri, cronaca parlamentare. O no?
Meglio di una soap
No, si può dire senza scetticismo né indignazione, con la serenità con cui si accetta il fatto che anche le cose frivole, soprattutto le cose frivole, sono appassionanti, quando vengono raccontate bene. La storia dei Ferragnez ci piace e ci tiene appesi perché la realtà è scadente, per citare Paolo Sorrentino e le sue frasi a effetto, e perché, sempre per citare il regista partenopeo che a sua volta cita Cocciante, forse era già tutto previsto: il matrimonio perfetto che deflagra, il successo che diventa arma a doppio taglio, i tradimenti, i nuovi amori, i segreti, insomma, Game of Thrones senza draghi ma con le sigarette elettroniche e le cabine armadio con i faretti da club privè.
Avere a disposizione una serie televisiva che mantiene ancora vivo il fuoco dell’attesa, al contrario di tutti quei fiumi di contenuti a disposizione ogni giorno su qualsiasi piattaforma, è un miracolo nell’era del binge watching e dell’indigestione del content. La storia dei Ferragnez la stiamo costruendo a pezzi, nel tempo, come Beautiful o come quei romanzi che venivano pubblicati capitolo per capitolo sulle riviste. Il colpo di scena è un vero colpo di scena, il narratore onnisciente, Fabrizio Corona, è una voce autorevole – perlomeno, in termini di intrallazzi – e i protagonisti sono personaggi tridimensionali perché in questi anni li abbiamo visti in tutti i modi possibili: in casa, al mare, gonfi dal sonno, allegri con gli amici, in preda ai pianti isterici e balbettanti per problemi con gli psicofarmaci. Poco importa se si tratta di finzione, ci siamo inventati la sospensione dell’incredulità proprio per questo, mica solo per guardare i coreani che si ammazzano in un gioco perverso o per scannarci sulle serie su Mussolini.
Dunque, la faccenda dell’auto-narrazione pubblica e stratificata su ogni piano mediatico si è complicata, ma soprattutto, come sottolinea Corona, la sua versione – che al momento sembra essere confermata da entrambe le parti coinvolte – supera a gran velocità qualsiasi prodotto confezionato e servito come documentario negli ultimi anni. La grande missione di Prime Video, infatti, era quella di dare agli italiani il loro Keeping Up With The Kardashian in versione Ambrogino d’Oro, un’operazione già fallimentare in partenza.
Sopravvalutando la qualità della materia a disposizione – Chiara non è Kim, Federico non è Kanye, ma soprattutto Milano non è l’America, anche se vorrebbe tanto –, The Ferragnez avrebbe dovuto coprire quel microscopico buco di intimità che i due ci avevano lasciato coperto, arrivando a toccare le corde profonde della relazione, con tanto di sedute di terapia di coppia messe a disposizione come fossimo nei Soprano ma senza la mafia e il carisma di un boss in crisi con la sua identità.
Il risultato, come dimostra il successo di Falsissimo, è che nella sua artificiosità la serie ha reso ancora più succulenta la versione di Corona.
Anni trascorsi a costruire l’immagine perfetta della famiglia tradizionale ma modernissima, bellissima ma anticonvenzionale, tatuaggi da maranza e braccialetti Cartier da sciura, spazzati via da una collezione di telefonate registrate in cui Corona fa da paciere tra Federico Lucia e Angelica Montini, la donna del «circolino milanese», come lo definisce lui, che in tutti questi anni, a quanto pare, è stata il vero e unico amore di Fedez, persino a un passo dall’altare, persino quando le lacrime solcavano il cerone con cui era stato truccato per gli shooting tra fuochi d’artificio, luna park e altri dettagli di sobrietà del matrimonio più seguito su Instagram di sempre.
Il grande esperimento
Partendo dal presupposto che è difficile immaginare una situazione in cui in un litigio tra amanti, a uno dei due venga in mente di coinvolgere Fabrizio Corona per fare da intermediario – ma lo abbiamo detto prima, la sospensione dell’incredulità è un’alleata preziosa –, il senso finale di queste rivelazioni è che, come nelle migliori soap opera, il re è finalmente nudo, mentre il re dei paparazzi, in un’atmosfera degna di un episodio di Blu notte, ci fornisce ogni dettaglio sul più grande plot twist che il nostro circo mediatico potesse desiderare.
Durante tutti questi anni, Fedez ha amato un’altra donna, una stilista della Milano bene, quella che, a detta di Corona, quelli come lui e come Federico li schifa, quella che, per rispettare le gerarchie sociali, si fidanza con l’erede Bindi, gli industriali dei dolci, detto anche «Tortino». Insomma, la Bella stronza del duetto di Sanremo con Masini sarebbe lei, e non Ferragni, l’amore tormentato sarebbe questo, e non quello del racconto su Instagram, delle foto in sala operatoria, delle mani che si stringono, dei vari noi contro tutti, per sempre, fino alla fine, senza che nessuno ci dividerà mai, eccetto forse l’algoritmo. Nel frattempo, Chiara Ferragni rompe il silenzio cogliendo finalmente la prima occasione buona per dare delle risposte che non sembrino formulate da Chat GPT, confermando che sì, quella che vive è un’umiliazione, e che il suo amore, a differenza di quello del rapper di Rozzano, è sempre stato vero; essere sé stessa, il mantra che si ripete in qualsiasi forma, dalle scritte sugli abiti alle letterine indirizzate alla piccola Chiara.
«Credete nelle favole», dice Corona. E perché mai non dovremmo? A cosa serve il racconto, verissimo o falsissimo che sia, se non a riempirci esattamente di tutto ciò che questa vicenda ci sta regalando? L’unico principio narrativo da rispettare è la verosimiglianza, il resto è dettaglio.
A differenza dei fatti reali, quelli per cui conta davvero la differenza tra verità e menzogna, il ciclo dei Ferragnez non ha bisogno di prove e controprove per confermare ciò che evidentemente è: un esperimento postmoderno di crossmedialità in cui siamo chiamati a interagire, come lettori, su talmente tanti strati di racconto, e tutti in contraddizione con loro, che la fruizione diventa una corsa a ostacoli della comprensione del testo. Chi arriva fino alla fine non vince niente, ma sicuramente si sarà divertito. E qual è il senso di una favola se non proprio questo?
© Riproduzione riservata