- Cuori selvaggi è il tema della XXXIV edizione del Salone internazionale del libro di Torino. Sospettavamo da qualche tempo di essere tornati in una fase turbolenta della Storia, ma gli ultimi anni hanno dato un’accelerazione brusca a un movimento che aveva già spiazzato molte certezze che credevamo acquisite.
- La pandemia, la guerra in Europa, la crisi climatica incombente, le disuguaglianze sociali, l’infragilimento delle nostre democrazie.
- Di cosa parliamo quando parliamo di pace nel terzo decennio del XXI secolo? Cosa ne è della giustizia sociale, della richiesta di partecipazione, dell’amicizia tra i popoli, della riconciliazione sempre rimandata tra l’uomo e la natura?
Cuori selvaggi è il tema della XXXIV edizione del Salone internazionale del libro di Torino. Sospettavamo da qualche tempo di essere tornati in una fase turbolenta della Storia, ma gli ultimi anni hanno dato un’accelerazione brusca a un movimento che aveva già spiazzato molte certezze che credevamo acquisite. La pandemia, la guerra in Europa, la crisi climatica incombente, le disuguaglianze sociali, l’infragilimento delle nostre democrazie. È il mondo in cui viviamo, il banco di prova davanti a cui veniamo sottoposti ogni giorno.
Al tempo stesso sono i temi che la cultura di cui ci sforziamo di far parte deve elaborare per provare a fornire una bussola a un panorama cangiante (o un estintore a una casa in fiamme?), le voragini che gli artisti devono superare per svelarci il cuore della nostra epoca. Nulla sembra sfuggirci più del tempo presente. Una manifestazione come il Salone internazionale del libro può essere preziosa da questo punto di vista.
Tra il 19 e il 23 maggio, per cinque giorni e cinque notti, a Torino si danno appuntamento alcune tra le menti più brillanti delle ultime generazioni. Scrittori, filosofi, scienziati, storici, economisti, cineasti, musicisti provenienti dai quattro angoli del mondo incontrano la grande comunità che questa fiera editoriale, in trentaquattro anni, è riuscita a raccogliere intorno a sé.
Di cosa parliamo quando parliamo di pace nel terzo decennio del XXI secolo? Cosa ne è della giustizia sociale, della richiesta di partecipazione, dell’amicizia tra i popoli, della riconciliazione sempre rimandata tra l’uomo e la natura? Che ne sarà di noi tra dieci anni? Dei nostri figli tra cinquanta? In che modo l’arte può cambiare, oggi, le nostre vite? Abbiamo bisogno di immaginare un mondo diverso prima di poterlo davvero cambiare? Cosa abbandonare, cosa conservare, e cosa inventarsi di nuovo: in quali creature è necessario che cominciamo a trasformarci? I libri, in questi casi, possono essere d’aiuto.
Pochi strumenti come il libro hanno rappresentato negli ultimi anni, per tantissime persone, un rifugio, una consolazione, uno spazio dentro cui ricaricarsi prima di rimettersi in gioco. I libri sono un passaporto per attraversare mondi o immaginarne di nuovi, un antidoto contro la solitudine, un’occasione per conciliare complessità e coinvolgimento emotivo. Leggere è un’avventura solitaria, eppure con un libro tra le mani nessuno è mai davvero solo.
Sfogliare avidamente le pagine di un libro è una questione privata, si potrebbe dire nel centesimo anniversario della nascita di Beppe Fenoglio, ma al tempo stesso chiama a sé il momento della condivisione. Il Salone del libro è un laboratorio di idee ma anche una grande festa, la possibilità di ritrovarsi tutti insieme, chi i libri li legge e non può separarsene, chi li scrive, chi li pubblica, chi li vende, chi li stampa, chi li traduce, chi li impagina, chi li corregge, ma anche chi ai libri si avvicina per la prima volta.
Quante scoperte e quanti nuovi incontri abbiamo fatto tra le pareti del Lingotto? Contro le passioni tristi e gli istinti distruttivi, il Salone è così un momento luminoso a cui partecipano persone di ogni età, ceto, opinione, provenienza.
Chi lavora a questa manifestazione trascorre mesi a confrontarsi con centinaia di editori (siamo il paese di Aldo Manuzio, il nostro panorama editoriale è molto ricco), a inseguire gli autori più amati, a dialogare con le scuole, le librerie, le biblioteche che fanno della promozione della lettura una battaglia di civiltà, ad allestire le sale e ogni spazio espositivo pronto ad aprirsi per accogliere al meglio i tantissimi che danno vita ogni anno a un’esperienza unica.
Migliaia di lettrici e di lettori aspettano insomma di ritrovarsi, di parlarsi, di sentirsi di nuovo vicini, di riflettere, di celebrare questo rituale primaverile nel nome del sapere e del calore umano. Ci vogliono pensieri audaci, cuori selvaggi, per riportarci sulla rotta di un futuro desiderabile, è necessario coraggio, intelligenza, generosità per gettare nel modo giusto il cuore oltre l’ostacolo. Lo si può fare solo insieme.
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