E allora, all’inizio dell’estate, si prende la classifica Gianluca Gotto, un vero fenomeno editoriale dei nostri anni. Chi è Gianluca Gotto? Un giovane maestro, non giudicante, che condivide gli insegnamenti zen, buddisti e sapienziali che ha imparato e, soprattutto, esperienze di vita raccontate con grande immediatezza e semplicità.

Un diario di viaggio, fisico e spirituale, scandito da domande su cui tornare più e più volte, per trovare un segnale, un’ispirazione, una motivazione a smettere di inseguire la felicità, ma a cercarla dove già siamo: qui e ora. Insomma, un po’ Terzani, depauperato e pronto per Instagram, un po’ maestro zen col blog al posto dell’arco.

Ricordate il magnifico libro di Herrigel, un cult di Adelphi letto e amato in tutto il mondo, Lo zen e il tiro con l’arco? In cui il tocco sapiente del Maestro aiuterà Herrigel a scrollarsi tutto di dosso, a restare vuoto per accogliere, quasi senza accorgersene, l’unico gesto giusto, che fa centro – quello di cui gli arcieri Zen dicono: «Un colpo-una vita». In un tale colpo, arco, freccia, bersaglio e Io si intrecciano in modo che non è possibile separarli: la freccia scoccata mette in gioco tutta la vita dell’arciere e il bersaglio da colpire è l’arciere stesso.

Spunti per vivere meglio

Ecco Gotto, con molta umiltà e con la rassicurante semplicità dello spirito dei tempi – che aiuta pure a scalare la classifica – produce un libro pieno di consigli e spunti per vivere al meglio la propria vita, che somiglia a una chiacchierata con quell’amico giusto che ti ascolta senza giudicare. Nato a Torino nel 1990, a vent’anni si trasferisce in Australia, poi in Canada. Oggi è uno scrittore viaggiatore appassionato di oriente, scrive articoli e libri mentre viaggia per il mondo.

Sul suo account Instagram e sul suo blog “Mangia Vivi Viaggia” condivide i suoi insegnamenti e le sue esperienze di vita. Il suo TEDx “Come essere felici ogni singolo giorno” è tra i più visualizzati di sempre in lingua italiana. In questo Quando inizia la felicità, Mondadori, Gotto condivide le domande che lo hanno accompagnato durante la sua crescita personale per raccontare senza reticenze le esperienze vissute. I momenti difficili e le fragilità, ma anche la sua rinascita, i sogni realizzati, la consapevolezza acquisita attraverso il buddismo, i tanti incontri che hanno illuminato la sua strada, l’amore smisurato per Claudia e la gioia, immensa, della paternità.

Mi dice: «Ogni mia rivoluzione personale, che fosse professionale, relazionale o spirituale, è iniziata non da una certezza, ma da una domanda. Questo libro è una raccolta delle domande che più di tutte hanno smosso qualcosa di profondo nel mio cuore e nella mia mente. Quelle necessarie per far emergere dal caos interiore uno spunto, una consapevolezza, un frammento di verità da maneggiare con cura».

Zerocalcare secondo

Resiste al secondo posto Zerocalcare col suo magnifico romanzo a fumetti Quando muori resta a me, per Bao. Il suo primo libro intimo e privato, dove insomma non fa inchiesta, apparentemente, ma racconta i cazzi suoi. Con suo padre. Un viaggio con lui verso il paesino tra le Dolomiti da cui proviene la famiglia paterna sarebbe la scusa perfetta per capire meglio Genitore 2, ma Zerocalcare e suo padre sono incapaci di parlarsi di cose significative.

Questo rende difficile la trasferta, quando si capisce che la loro famiglia non è vista di buon occhio – anzi, da alcuni è proprio odiata – in paese. Le radici dell’odio risalgono a prima della Grande guerra, e si intrecciano al mistero che circonda, da trentacinque anni, il giorno più misterioso ed emblematico della vita di Calcare, quello che lui fin da bambino ricorda come “Il giorno di Merman”.

Negli interstizi dei non detti, l’amore incrollabile di un padre per il suo unico figlio diventa un reportage calcariano alcune delle pagine più buie della Storia del nostro paese, silenziosamente coraggioso. Una storia in cui Zerocalcare si costringe a guardarsi allo specchio e non si fa sconti nel raccontarci ciò che vede.

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