- La nostra presidente del Consiglio Giorgia Meloni, a quanto ho saputo dalla tele, è andata al G20 con la figlia Ginevra, e mi sembra una bellissima cosa. Io non ho figli, ma qualche nipote l’ho avuto e quindi qualche idea di come sono i bambini a quell’età ce l’ho.
- E allora io mi immaginavo, già a partire dal viaggio aereo, la presidente del Consiglio Meloni che sta studiando dei dati importanti su qualcosa di cui deve discutere nei prossimi giorni con Biden e ne sta parlando con i suoi collaboratori e la figlia che arriva lì e le dice: «Mamma, posso prendere una cocacola?» e la presidente del Consiglio che le dice: «Va bene Ginevra, prendi una cocacola, ma una sola, che è piena di zuccheri».
- E allora arriva lì La Russa e dice: «Ginevra, guarda che cosa ha in tasca lo zio Ignazio, vieni che giochiamo un po’ insieme», e tira fuori il mazzo di carte da briscola.
La nostra presidente del Consiglio Giorgia Meloni, a quanto ho saputo dalla tele, è andata al G20 con la figlia Ginevra, e mi sembra una bellissima cosa. Io non ho figli, ma qualche nipote l’ho avuto e quindi qualche idea di come sono i bambini a quell’età ce l’ho.
Cioè la povera Ginevra, che ha ancora un giusto diritto naturale ad abusare della sua mamma (se Ginevra avesse già quindici o sedici anni sarebbe un po’ diverso) sarà andata ogni cinque minuti da sua mamma per qualche questione.
E allora io mi immaginavo, già a partire dal viaggio aereo, la presidente del Consiglio Meloni che sta studiando dei dati importanti su qualcosa di cui deve discutere nei prossimi giorni con Biden e ne sta parlando con i suoi collaboratori e la figlia che arriva lì e le dice: «Mamma, posso prendere una cocacola?» e la presidente del Consiglio che le dice: «Va bene Ginevra, prendi una cocacola, ma una sola, che è piena di zuccheri».
Poi passano venti minuti e la figlia torna e chiede: «Mamma, posso mangiare le patatine?». «Va bene Ginevra, però ne mangi metà adesso e metà sto pomeriggio».
E va avanti così per un po’ e allora un bel momento la nostra presidente del Consiglio dice a sua figlia: «Ginevra, adesso la mamma ha da fare due o tre cose. Perché non vai a giocare a rubamazzo con lo zio Ignazio?», e allora arriva lì La Russa e dice: «Ginevra, guarda che cosa ha in tasca lo zio Ignazio, vieni che giochiamo un po’ insieme», e tira fuori il mazzo di carte da briscola e le rispiega tutte le regole e le dice che se c’è in tavola un due e lei ha in mano un due deve prenderlo su, e se c’è un fante e lei ha un fante deve tirare su il fante e alla fine chi ha preso più di venti carte ha vinto, allora giocano una mezz’oretta, poi Ginevra si scoccia e torna dalla presidente del Consiglio e gli dice: «Mamma, lo zio Ignazio vince sempre, non voglio giocarci più».
Allora la nostra presidente del Consiglio dice: «Ignazio, ma lo sai o no che quando si gioca con un bambino bisogna un po’ farlo vincere?» E qui La Russa dice: «Be’, però un bambino che gioca con uno grande, bisogna anche che si abitui che può perdere» e la presidente del Consiglio gli dice: «Va be’, vincitene tu cinque e perdine tre, ma bisogna che te le spieghi io ste cose?» Però poi Ginevra dice: «Io a carte con lo zio Ignazio non voglio giocarci più. Mi annoia» e così si chiude la questione, anche se in questo caso io darei un po’ ragione a La Russa perché quando giocavamo a calcio a porte piccole nell’aia di Guzzano io (che avevo ventitré anni) e il mio cuginetto Albi (che di anni ne aveva otto), andavamo ai dieci e allora io le tiravo lunghissime ste partite che finivano che vincevo io dieci a otto, oppure undici a nove, delle volte anche dodici a dieci, ma come La Russa vincevo sempre io, e una volta mio cugino mi ha detto: «Io con te non ci gioco più» e poi è rientrato in casa incazzato, e dopo è uscito suo padre che mi ha detto: «Ma non puoi farlo vincere?», allora io a suo padre gli avevo detto: «Facciamo così, adesso se vuoi farlo vincere ci giochi tu e siamo a posto». E da questo insomma si capisce che in questo caso sarei d’accordo con La Russa. E comunque qua di nuovo la situazione sembrerebbe complicarsi, con Ginevra che va dalla presidente del Consiglio e gli dice: «Mamma, possiamo chiacchierare io e te da soli per cinque minuti, che voglio dirti delle cose?», ma mentre la nostra presidente del Consiglio sta per alzarsi per andare a sentire che cosa vuol dirle la figlia, ecco che di colpo arriva lo zio Gasparri, con gli albi delle favole da colorare e dice: «Ve’ Ginevra che bei colori che ho io, adesso vado a colorarmi la favola di Cappuccetto rosso» e poi va a sedersi più in là e tira fuori tutti i pennarelli e si mette a colorare la nonna di Cappuccetto rosso, e lì si capisce che Gasparri è più smaliziato nella gestione dei nipoti rispetto a La Russa, infatti Ginevra dice subito alla presidente del Consiglio: «Mamma posso andare a colorare gli albi con lo zio Gasparri, che poi parliamo dopo?» e la presidente del Consiglio dice a sua figlia: «Vai pure Ginevra, va a colorare Cappuccetto rosso, che poi mi dici le tue cose dopo». E così la crisi è risolta. E dopo va a sedersi lì di fianco anche lo zio Crosetto che vuol fare anche lui gioco di squadra e, essendo ministro della Difesa, si è portato dietro una sportina di plastica piena di modellini di portaerei e di carrarmati, e si siede lì di fianco, e poi fa gli scontri di navi sul tavolino dell’aereo e mette tutti in fila i carriarmatini e fa brum brum mentre li sposta, e chiede a Ginevra se vuole giocare anche lei con un carrarmato. Mi sembra bellissimo un viaggio così. © riproduzione riservata© Riproduzione riservata