- Dall’inizio della pandemia abbiamo assistito, in Italia e all’estero, al moltiplicarsi di analogie banalizzanti tra la Shoah e il nostro presente. Merita però interrogarsi sul significato di quelle tentazioni analogiche.
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Quando è cosa viva, la memoria si nutre di analogie, di metafore e di allegorie, di accostamenti spesso azzardati, di connessioni multidirezionali e di ibridazioni della più diversa specie.
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Evocare la persecuzione degli ebrei è oggi forse il modo più semplice ed efficace per alludere a una condizione di oppressione. Quando si stimola l’inconscio collettivo con temi sovraccarichi di potenza emotiva, gli esiti sono imprevedibili.
La memoria vive di rifrazioni e continue distorsioni prospettiche

25 gennaio 2022 • 19:01Aggiornato, 21 ottobre 2024 • 16:42