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Oggi viviamo in un periodo in cui la verità è corrotta, disintegrata e distrutta da un’aria velenosa. Arte e letteratura sono modi per rivendicare la verità e ricrearla
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Si pensa che scrivere libri sia facile ma spesso diventa un lavoro pericoloso. L’autore non è importante per la vita quotidiana. Ma poi i politici dicono che «i libri sono pericolosi» e ci etichettano
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La vita di filosofi e scrittori è equivalente al loro lavoro. Chi pensa di poterli distruggere non riesce a vedere la maestosità delle opere che hanno creato e lasciato alla storia
Ottantadue anni fa, il filosofo ebreo-tedesco Walter Benjamin stava cercando di passare dalla Francia alla Spagna e, da lì, arrivare negli Stati Uniti. Le guardie di frontiera gli negarono l’accesso. Benjamin (a quel punto) aveva due opzioni, venire catturato dai nazisti in coda oppure.. scelse la seconda e si suicidò.
Walter Benjamin aveva una borsa nera di pelle con sé. Le strade erano ripide e Benjamin era in cattive condizioni di salute. Nel momento di maggiore cedimento, i suoi amici gli dissero di lasciare la borsa ma lui si oppose fermamente. Disse che lui poteva rimanere ma la borsa avrebbe dovuto attraversare l’Atlantico. Dopo la morte di Benjamin, la borsa fu persa e non si è mai saputo il contenuto della borsa. Manoscritti? O qualcos’altro? Nonostante il contenuto sia sconosciuto, l’unica cosa certa è che qualsiasi cosa fosse, è strettamente legata alla parola libertà.
Un sistema per vivere felici
Nello stesso anno, all’inizio della Seconda guerra mondiale, H.G. Wells, il secondo presidente dell’associazione di scrittori Pen International, dichiarò all’interno del suo libro The Rights of Man, che il nostro obiettivo è quello di salvare le persone dalla paura. Salvarle dalla paura della guerra, dalla paura della fame e dalla paura del dolore… Per realizzare questo è stato necessario stabilire un sistema che permettesse alle persone di vivere felicemente insieme.
Tuttavia, la prima metà del XX secolo fu colma della paura di due guerre mondiali e la seconda metà fu densa degli sforzi per superarla. I lunghi dibattiti sul mondo e le lezioni che la storia ci ha insegnato hanno portato all’istituzione delle Nazioni unite (1945), alla nascita del Consiglio d’Europa (1949), alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (1948) e all’istituzione della Corte europea dei diritti dell’uomo (1959). Il Pen International fu parte attiva di questi sviluppi.
Ma oggi, con le nuove ondate di populismo, molti paesi stanno cercando di minare la base umanitaria delle istituzioni internazionali. Ci stiamo allontanando da un’unica umanità e dal sogno di un mondo pacifico. Anche la parola “democrazia” è ormai data per scontata in vari contesti e viene chiaramente (meglio “ingiustamente”?) abusata.
Cercare l’utopia
Oscar Wilde una volta disse: «A map of the world that does not include Utopia is not worth even glancing at… Progress is the realisation of Utopias» («Una mappa del mondo che non includa il paese dell’Utopia non è degna nemmeno di uno sguardo… Il progresso è la realizzazione delle utopie»).
Sembra utopico oggi immaginare un futuro dove ci sono pace nel mondo, libertà e dove la natura sia protetta. Le persone pensano che Utopia sia legata a un tempo sconosciuto e lontano – a una distanza sia temporale che spaziale. Abbiamo (invece) bisogno di riconnetterla al momento attuale perché Utopia non è “il luogo che non può esistere”, è “il luogo che dovrebbe esistere”.
Sebbene siamo nati all’interno dei confini di un certo paese, siamo cittadini del mondo che produce menti aperte oltre i confini. La libertà si riferisce non solo al dominio della legge, ma anche al dominio della verità.
Sappiamo che “il Grande Fratello ci sta guardando”. Non c’è più qualcosa che si possa definire una “vita privata”. Tutto è nei data center delle aziende e ogni nostra parola è presa di mira dalle guardie della censura.
Nel momento in cui abbiamo perso il significato della verità, non è più stato possibile essere veramente liberi. Oggi viviamo in un periodo in cui la verità è corrotta, disintegrata e distrutta da un’aria velenosa.
Arte e letteratura sono modi per rivendicare la verità e ricrearla.
Un lavoro pericoloso
Si pensa che scrivere e pubblicare libri sia facile ma spesso diventa un lavoro difficile e pericoloso. L’autore non è una persona importante per gli standard della vita quotidiana. Non stiamo facendo nulla di grande, stiamo scrivendo un libro, pubblicando una poesia. Ma poi i politici se ne escono con «i libri sono pericolosi» e ci etichettano. Mentre noi non diamo importanza a noi stessi per i libri da noi scritti, il governo accende i riflettori su di noi, dimostrando che quello che facciamo non è un lavoro ordinario.
Gli scrittori spesso usano la parola libertà in modo da sembrare interessati alla politica. Infatti, non tacere di fronte alle oppressione non vuol dire essere politici ma essere contro il fanatismo e l’autoritarismo.
L’orizzonte della letteratura è la bellezza, non la politica. Sfortunatamente, però, la cecità della politica cerca di oscurare questo orizzonte. Nonostante ciò, la letteratura continua a cercare la verità con l’estetica, a stabilire il linguaggio con l’estetica e a comprendere le persone attraverso l’estetica. Contro la politica che ci separa con i confini e crea società rigide dietro i fili spinati, diciamo: «I confini separano, i libri uniscono».
I libri contro la paura
Il tempo scorre in due modi, uno veloce e l’altro lento. Nel tempo che scorre velocemente, il potere può vincere contro di noi, censurarci e distruggerci. Ma nel tempo che scorre lentamente, le nostre parole e i nostri scritti sono sempre vivi (eterni?) e vanno oltre ai limiti del tempo e dello spazio. Possono distruggere Socrate? Possono distruggere Salman Rushdie?
Coloro che hanno cercato di distruggere Salman Rushdie sono stati in grado di distruggere il suo omonimo, Ibn Rushd, nove secoli fa?
Il significato di Rushdie arriva dalla parola araba rushd che significa maturo, saggio e sensato. Salman Rushdie ha menzionato Ibn Rushd nei suoi libri per parlare di quanto fosse oppresso. Vorrei raccontarvi dei funerali di Ibn Rushd, scena raccontata anche nel mio romanzo Nord, anni fa.
Ibn Rushd è stato un filosofo islamico di Cordoba (Spagna) del dodicesimo secolo. Grazie agli innumerevoli libri da lui scritti, è stato rispettato come giudice e uomo di medicina ma poi è stato preso di mira per la sua presunta apostasia e i suoi libri sono stati bruciati. Ha sottolineato l’importanza della ragione in relazione alla fede. È stato il più famoso commentatore (critico?) aristotelico del Medioevo. Gli intellettuali occidentali impararono Aristotele prima da Ibn Rushd, poi dai greci. Quando dici cose diverse dal mainstream, diventi subito un bersaglio e questo è quanto è accaduto a lui.
Il funerale di Ibn Rushd, morto a Marrakech, fu celebrato nella sua città natale, Cordoba. Caricarono la sua bara sul dorso di un cavallo. Per bilanciare il peso della bara misero i libri che aveva scritto dall’altra parte del cavallo. Ibn Rushd era conosciuto come il pensatore islamico che ha scritto più libri. La sua bara e i libri che ha scritto erano dello stesso peso (oppure: il peso della sua bara e dei suoi libri si equivalevano). Questo è stato il suo ultimo viaggio. La vita di Ibn Rushd o Salman Rushdie, di un filosofo o di uno scrittore, è equivalente al suo lavoro.
La morte non è ciò che di cui abbiamo paura. Siamo semplicemente spaventati di perdere quello che abbiamo creato, motivo per il quale la borsa nera di Walter Benjamin è così preziosa per noi. Per bilanciare la bara di Benjamin a cavallo, avremmo messo la sua borsa nera di pelle dal lato dei suoi libri.
Chi pensa di poter distruggere Walter Benjamin o Salman Rushdie non riesce a vedere la maestosità delle opere che hanno creato e lasciato alla storia.
La letteratura non conosce frontiere, incluse quelle del tempo e della paura.
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