Il ministro starebbe ragionando di sostituire la storica direttrice dei David di Donatello che scade nel 2026 con Tiziana Rocca, moglie di Giulio Base, con un blitz nel consiglio
Secondo la premier Giorgia Meloni, lo scandalo della nomina a direttore del teatro di Roma di Luca De Fusco – avvenuta con un colpo di mano dei consiglieri di cda del centrodestra che sarà oggetto di ricorso – «è che non abbia la tessera del Pd». D’ora in poi, nei ruoli di nomina pubblica «ci vanno persone che hanno un merito».
In realtà, stando a come il ministero della Cultura Gennaro Sangiuliano, ma più in generale il governo, si sta muovendo con le nomine, d’ora in poi l’unica tessera necessaria rischia di essere quella di “amico di Fratelli d’Italia”.
Sotto il cappello dello spoils system della destra si stanno moltiplicando le mosse per spodestare dalle caselle più ambite i nomi indicati da gestioni di area diversa. Dai teatri alle fondazioni, dai festival ai consigli di amministrazione, il turnover è vorticoso e, dove non si riesce con le buone, lo si fa con i blitz.
L’ultimo e più ambizioso che sta maturando al ministero della Cultura riguarda il David di Donatello, premio cinematografico tra i più ambiti d’Italia conferito dall’Accademia del cinema italiano di cui oggi è direttrice artistica Piera Detassis.
I David
Come scritto da Domani, Detassis è incorsa nelle ire del ministro per l’incauta proposta di offrire il ruolo di co-conduttrice della prossima edizione del premio, a fianco di Carlo Conti, a Geppi Cucciari. Per Sangiuliano l’ipotesi sarebbe suonata come una lesa maestà: solo qualche mesa fa è stata proprio Cucciari ad aver preso in giro Sangiuliano al premio Strega. La gaffe del ministro e la battuta della conduttrice sul fatto che il ministro non avesse letto i libri finalisti sono diventati un clip virale che ha sporcato l’immagine dell’ex direttore del Tg2.
Di qui la volontà di spodestare Detassis, personalità che non può certo essere considerata d’area. Come fare? Il mandato della direttrice ai vertici dell’Accademia scade nel 2026, ma ci sarebbe già una pretendente pronta a prenderne il posto.
Nome gradito al ministero sarebbe quello di Tiziana Rocca, moglie dell’attore Giulio Base (al quale l’anno scorso su sponsorizzazione di Sangiuliano è già stato affidato il ruolo di direttore artistico del Torino Film Festival) e nota organizzatrice di eventi.
A spendersi favorevolmente per il nome di Rocca non ci sarebbe solo il ministro giornalista. La pr campana è infatti sorella di Fabrizio, giornalista e volto noto della «movida romana» come segnala Dagospia con amicizie in tutti i mondi. Tra questi amici c’è anche il presidente del Senato e dirigente di Fratelli d’Italia, Ignazio La Russa, spesso immortalato proprio con Fabrizio Rocca in scatti di gruppo durante feste e cene. Insomma, tutte le stelle di Tiziana Rocca sembrano allineate nel modo giusto.
Individuata la candidata preferita per prendere il posto di Detassis, però, rimane da capire come aggirare il problema di un mandato che ha ancora due anni di durata.
Il blitz
Come è stato anche per la nomina di De Fusco al Teatro di Roma, dove il voto si è svolto con soli tre consiglieri, asserragliati con i revisori dei conti ma senza la presenza del presidente e della consigliera di cda scelti dal comune di Roma, anche per l’Accademia cinematografica italiana si sta studiando un colpo di mano. Il grimaldello, in questo caso, andrebbe trovato nel consiglio direttivo, dove il ministero nomina un consigliere. Attualmente lo scranno destinato al ministero è occupato da Nicola Borrelli, direttore generale della direzione Cinema. Ma Sangiuliano sogna un fedelissimo. Il piano prevede che, effettuato il cambio, l’emissario ministeriale avrebbe il compito di far valere la moral suasion dei cospicui finanziamenti che via del Collegio romano assegna ogni anno all’Accademia per chiedere una modifica dello statuto dell’ente.
Lana caprina? No, perché il cambio di un cavillo potrebbe portare alla decadenza anticipata dei vertici, Detassis compresa.
Il passaggio - come appena successo con la nomina di De Fusco – alzerebbe ancora l’asticella delle mosse del centrodestra per promuovere l’operazione “egemonia culturale”, che è partita con l’abbuffata dei vertici Rai e, strada facendo, non ha risparmiato nemmeno gli incarichi nei cda e i vertici delle principali istituzioni cinematografiche e teatrali.
Tutto lecito e tutto possibile, nel nuovo modo di intendere la cultura secondo il duo Meloni-Sangiuliano.
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