L’assalto del centrodestra alla cultura è inarrestabile e l’ultimo oggetto di conquista è il teatro di Roma, anche a rischio di venire subissati di ricorsi. Con un blitz, infatti, è stato nominato nuovo direttore generale il regista Luca De Fusco e la votazione è avvenuta in uno scenario surreale: in assenza del presidente del consiglio di amministrazione Francesco Siciliano e della consigliera Natalia Di Iorio che rappresentano il Comune e solo con il vicepresidente nominato dalla Regione Lazio Danilo De Gaizo, la presidente di ConLirica Daniela Traldi (anche lei di nomina della Regione) e l’attore Marco Prosperini, indicato dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. I tre, asserragliati nell’ufficio della fondazione in via Barbieri, avevano voluto fosse presente il collegio dei revisori per garantire la legittimità della seduta.

Col risultato di andare allo scontro totale e col rischio che comunque la votazione risulti illegittima. Siciliano e Di Iorio, infatti, hanno tenuto una conferenza stampa durissima in cui hanno messo in discussione la validità del cda appena svolto in loro assenza, definendolo «una riunione privata». Infatti, la sera precedente il presidente Siciliano aveva disposto di sconvocare e rinviare la riunione di cda, secondo i poteri che gli riconosce lo statuto.

Di «incontro abusivo» ha parlato anche l’arrabbiatissimo assessore alla Cultura di Roma, Miguel Gotor, che ha definito quanto accaduto «un tentativo di occupazione da parte della destra». L’ira del comune si spiega anche – come ricostruito da Siciliano – col fatto che i fondi a disposizione dell’ente siano per 6,5 milioni messi da Roma Capitale, che è anche proprietario dei tre teatri che la fondazione gestisce (l’Argentina, l’India e il teatro di Villa Torlonia) e solo uno dalla Regione Lazio ma, nonostante questo, esprimono un consigliere a testa. Fuori, quindi, il candidato sostenuto dal comune Ninni Cutaia, direttore generale del ministero della Cultura ed ex direttore del Mercadante. «Fusco è un artista, Cutaia è un manager e di questo noi abbiamo bisogno», è stato il ragionamento di Siciliano, che a Domani ha parlato di «violenza perpetrata e di strappo nei confronti della città e questo nessuna carta bollata potrà ricucirlo».

Regista del colpo di mano sarebbe stato il deputato romano di Fratelli d’Italia e presidente della commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone, ispiratore al governatore Rocca e a Sangiuliano del nome di De Fusco, regista teatrale napoletano, e molto apprezzato anche dall’ex consigliere di Silvio Berlusconi, Gianni Letta. Tanto che lo stesso Mollicone, che formalmente nulla ha a che fare col caso, ha commentato «che non c’è stata nessuna forzatura, la riunione è assolutamente legittima, illegittimo è sconvocare un Cda soltanto aggiornato» e ancora «la nomina del direttore De Fusco è assolutamente piena e legittima».

Per tentare di risolvere in extremis il pasticcio si è mosso il sindaco Roberto Gualtieri, che ha parlato di «un teatro che non può essere bottino di una parte politica» e tra i vari tentativi ci sarebbe stato anche quello di cercare la premier Giorgia Meloni. Tuttavia, quanto accaduto a Roma è solo l’ennesimo episodio di un modus operandi ormai rodato di occupazione quasi militare di tutti i posti nel settore della cultura.

Gli altri casi

Recentemente, infatti, è andata in scena la sostituzione di Marino Sinibaldi dal Centro per il libro, di cui in 24 ore ha preso il posto l’ex caporedattore del Tg2 (quello di Sangiuliano) Adriano Monti Buzzetti. Nel corso di una risposta durante un’interrogazione alla Camera, il sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi di Fratelli d’Italia ha messo il sigillo sulla scelta: «Fatevene una ragione».

Nel corso dei mesi, le nomine sono arrivate a pioggia: i due intellettuali di riferimento Pietrangelo Buttafuoco al vertice della Biennale di Venezia e Alessandro Giuli al Maxxi di Roma, ma anche l’ingresso di uno dei figli di Ignazio La Russa nel cda del Piccolo e la nomina (poi saltata) dell’ex amministratore delegato Rai, Carlo Fuortes, al San Carlo di Napoli con tanto di pasticcio giuridico e una legge su misura.

Passando per il centro sperimentale di cinematografia, con un emendamento per cambiare i vertici prima della scadenza.

In questo turbinio di sostituzioni, altre sarebbero nell’aria. Una in particolare: la possibile cacciata di Piera Detassis dalla direzione artistica dei David di Donatello, che avrebbe la colpa - risulta a Domani - di aver proposto come co-conduttrice, a fianco di Carlo Conti, Geppi Cucciari. Per il ministro della Cultura l’ipotesi è stato come un affronto: solo qualche mesa fa, infatti, è stata proprio la Cucciari ad aver preso in giro Sangiuliano al premio Strega. Scenetta che è diventata virale e che ha incrinato l’immagine del giornalista.

Per sostituire Detassis in pole c’è Tiziana Rocca, moglie dell’attore Giulio Base e organizzatrice di eventi. Sul teatro La Scala di Milano si starebbe invece allungando lo sguardo di Fortunato Ortombina, direttore artistico e sovrintendente della Fenice di Venezia, dove ha l’anno scorso ha diretto alcune opere anche il direttore d’orchestra Alvise Casellati, figlio della ministra Elisabetta Che ha un sogno: applaudire al più presto il rampollo alla Scala.

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