Per consegnare alla storia lo scudetto conquistato il 4 maggio l’anno scorso, uscirà nei cinema Sarò con te, film evento diretto da Andrea Bosello e prodotto ovviamente da De Laurentiis, con anteprima in città la sera e la notte precedente. È l’ultimo nato di una lunga serie di film, serie e docuserie che si inseriscono nel filone del racconto a posteriori di una grande impresa: basti citare il prodotto dedicato al triplete 2023 del Manchester City, disponibile su Netflix da qualche settimana. Ma una nuova tendenza affiora all’orizzonte: quella di anticipare la grande impresa approntando tutto (attori, squadra, città, investimenti) affinché si materializzi. E raccontarla. Una tendenza di cui è simbolo una piccola ma tremendamente glamour squadra gallese che ha conquistato da pochi giorni la promozione nella terza divisione inglese, la League One: il Wrexham.

Quale sia lo stadio più antico del Regno Unito è una querelle che si trascina da decenni alla pari di quale sia il teatro più piccolo d’Italia. Lo stadio del Wrexham, però, il Racecourse Ground, può vantare con ragione un record vero: fu inaugurato nel 1807 per ospitare corse di cavalli e fu convertito all’uso attuale con l’avvento del football. Gli abitanti di Wrexham sostengono, appoggiati da fior di storici, che sia l’impianto dove da più tempo da quelle parti si gioca a pallone. Ora, questa cittadina abbarbicata attorno allo stadio e a un paio di pub, è diventata glamour grazie a una serie televisiva proposta da Apple+ e dal titolo inequivocabilmente programmatico: Welcome to Wrexham.

Da Hollywood al football

Due stagioni già realizzate, la terza in via di realizzazione. A inventarsi il giochino che si sta rivelando vincente sono stati due attori di Hollywood che sapevano di soccer tanto quanto il titolare del pub che sta a fianco del Racecourse Ground e che rappresenta il covo dei tifosi Red Dragons, può presumibilmente conoscere di pickleball: nulla. Il più celebre dei due è Ryan Reynolds e il suo personaggio fiore-all’-occhiello è Deadpool, il supereroe non politically correct che fa da contraltare per sua stessa natura alla pomposità dei Capitan America e dei Superman, tanto per non fare distinzioni fra Marvel e Dc Comics.

L’altro è Rob McElhenney, meno conosciuto dalle nostre parti ma più tendenzialmente “sportivo” considerata la sua passione smisurata per il football NFL e i Philadelphia Eagles. Ai due è venuta un giorno di ormai quattro anni fa un’idea meravigliosa: spostarsi nella madrepatria degli avi, il Regno Unito, e comprare un giocattolino attorno al quale costruire un business. E quel giocattolino, allora malandato assai visto che stazionava fra mille angosce nella quinta serie del calcio britannico, era per l’appunto il Wrexham.

EPA

Ed è stato proprio in quel momento che la storia del rapporto fra il grande sport e il racconto che se ne fa in streaming piuttosto che sui canali della tv lineare classica o al cinema ha conosciuto una svolta. I due prodi hanno ritenuto in primis che avrebbero potuto divertirsi un sacco, avrebbero potuto scendere dallo schermo alla stregua dei personaggi alleniani della Rosa purpurea del Cairo per risalirci con un altro ruolo e in ultimo avrebbero messo in piedi qualcosa che, almeno sulla carta, sarebbe potuta diventare una storia vincente. Anziché raccontare qualcosa che è già avvenuto i due avrebbero raccontato quasi in tempo reale qualcosa che stava avvenendo. O meglio: avrebbero costruito qualcosa da cui quella storia avrebbe potuto nascere.

Visto che Ted Lasso era e resta inarrivabile come esempio di comicità calcistica, molto meglio e molto più a basso costo non inventare nulla e prendere del materiale che c’è già. E cosa c’era di meglio della terza squadra più antica d’Inghilterra, dalle speranze di resurrezione pari a zero e con tifosi più usi a affogare le proprie delusioni nel pub a fianco dello stadio che non a celebrare i trionfi dei Red Dragons con i giocatori in transito su un pullmann scoperto lungo High Street?

Jason Sudeikis, interprete di Ted Lasso - EPA

Intanto c’è stato, in questa vicenda, un aspetto epocale. Che due attori americani cresciuti nell’ideologia della lega sportiva chiusa, si siano invece appassionati e siano diventati simbolo di quel pensiero di struttura organizzativo-sportiva che, per quanto minacciato da più parti, si è opposto all’avvento della Superlega: chi va male retrocede in una serie minore, chi merita viene promosso. E di promozione il Wrexham (che non ha mai giocato in Premier League nella sua lunga storia) dall’avvento di Deadpool e del suo socio ne ha già inanellate due. Con tanto di visita del Principe William sul prato del Racecourse e foto di rito. E d’altro canto cosa c’è di più appassionante che raccontare una sorta di sogno americano in trasferta?

L’elogio della semplicità

Non ci sono supercampioni capricciosi da accontentare, problemi giganteschi e costosissimi da superare per ciò che riguarda le riprese negli spogliatoi o in altri ambienti “privati”. Certo non è che i due hollywoodiani siano sbarcati in Galles con il portafogli vuoto, in una cittadina in cui abitanti vivevano dell’industria mineraria prima che la signora Thatcher e seguenti facessero tabula rasa. Basti pensare che appena arrivati portarono il monte ingaggi di una squadra da National League, quinta serie, a qualcosa come 8 milioni di euro; una cifra che non solo è insolita in quella categoria, ma pure per altri club europei di categorie ben superiori. L’anno scorso nelle casse del club sono entrati 12 milioni di euro, dal merchandising, dai biglietti per le partite e dai diritti tv: il giocattolino inizia a diventare produttivo.

Tutto sommato è strano che altri esperimenti di questo tipo non siano venuti a galla in altri Paesi. Se da un lato c’è sempre un maggiore interesse da parte dei big spender a mettere le mani su club di minor livello e tradizione rispetto ai mostri sacri (il Paris FC, seconda squadra di Parigi è di proprietà del fondo sovrano del Bahrein, il Troyes di quello di Abu Dhabi, della galassia Man City fa parte anche il Palermo) è anche vero che quasi nessuno pare avere ancora fatto sua la lezione Wrexham: prendi un club senza speranze, racconti la rinascita delle medesime e così finanzi anche il futuro di quel club.

Oltre a creare un prodotto televisivo che parla di situazioni assai più vicine alla quotidianità di milioni di persone che non dell’ultima supercar acquistata da Cristiano Ronaldo. Il campionato saudita in tv è un flop, Netflix ha cancellato Break Point sul tennis perché otteneva ascolti infimi e gradimenti ancora inferiori: forse (forse) anche in tv c’è voglia di cose più vere. Almeno fino a quando non diventano troppo glamour, ma questo è un altro discorso.

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