Intervista all’autore della cover del numero di maggio di Finzioni. Da due anni ha fondato una sua casa editrice, che il 17 maggio pubblicherà il suo nuovo fumetto, “A Panda piace… Capirsi”. Un lavoro che nasce da «un percorso personale di alcuni anni e dalla lettura di decine di libri sulla neuroplasticità, la psicologia, la mindfulness e le neuroscienze in generale»
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L’autore della cover di Finzioni di maggio è Giacomo Keison Bevilacqua, magistrale autore e disegnatore, seguitissimo sui social grazie anche alle sue strisce a fumetti di A Panda piace. Inizia il suo percorso nel mondo del fumetto nel 2006, come disegnatore per Editoriale Aurea. Nel 2008, dà vita a A panda piace, vincendo il premio Micheluzzi come miglior fumetto online, e successivamente pubblicato da BD, Panini e Feltrinelli. Nel 2012, Aurea pubblica Metamorphosis, la sua prima opera come autore unico. Nel 2016, per Bao Publishing, pubblica la sua prima graphic novel a colori, Il suono del mondo a memoria, che riceve il premio lettori Feltrinelli ai Gran Guinigi del Lucca Comics. Segue nel 2017 Lavenndern, un racconto horror edito dalla Sergio Bonelli Editore. Nel 2019, Sergio Bonelli Editore pubblica Attica, premiata come miglior serie ai Gran Guinigi del Lucca Comics 2020. Nel 2021, esce Troppo facile amarti in vacanza, la sua seconda graphic novel a colori per Bao Publishing. Nel 2023 sempre con Bao Publishing pubblica Sono una testa di Panda. Nel 2022, Bevilacqua fonda, insieme ai soci Sio, Dado e Fraffrog, la casa editrice e studio creativo “Gigaciao”. Il 17 maggio 2024 uscirà il suo ultimo fumetto A Panda piace… Capirsi, edito da Gigaciao.
Abbiamo avuto la fortuna di leggere in anteprima il nuovo lavoro. Come sta Panda?
Panda sta bene, grazie, in questo nuovo libro l’ho un po’ “maltrattato” perché per la prima volta l’ho usato come mio alter-ego diretto, raccontando attraverso di lui tutta una serie di esperienze, dal problema con i vizi all’ansia, alla depressione, passando per intolleranze, allergie e dolori neurologici. Però ora sta bene, dai.
Qual è stato il motivo principale che vi ha spinto di creare una vostra editrice?
È nato tutto da un’idea di Sio e Dado, a cui Fra e io ci siamo accodati volentieri, la visione è quella di un’editoria diversa, in cui l’autore e l’autrice, l’opera e la creatività, sono al centro di tutto, e che chiunque abbia il giusto riconoscimento per ciò che fa. Ci unisce un’etica di fondo e una voglia sempre viva di sperimentare. In questo modo possiamo farlo senza dover rendere conto a nessuno se non a noi stessi/e, è una bella sensazione.
Lei è tra i fumettisti italiani più famosi nel web. Qual è secondo lei il valore di una presenza attiva online?
I social sono un’arma a doppio taglio. Essendo nato come autore PRIMA dell’avvento dei social, ho scoperto tardi la “botta dopaminica e adrenalinica “ che like e commenti possono provocare, e che possono mutare in una vera e propria dipendenza, quindi ho sempre avuto un bilanciamento mediamente buono tra il mio lavoro FUORI dai social e quello che invece li coinvolge attivamente, con tutto ciò che comporta. Se non si riesce a bilanciare bene questo binomio c’è, da un lato, la possibilità che i propri profili non decollino e finiscano per essere abbandonati, dall’altro lato invece c’è il rischio che vengano visti come priorità, perché ci si incastra in un meccanismo difficile da scardinare a livello mentale (di cui sono stato vittima io stesso). Vedo autori giovani e talentuosi ritardare o bucare consegne, rallentando la produzione di intere case editrici, ma postare attivamente e quasi quotidianamente disegni, reel o illustrazioni, talvolta fini a sé stessi. È un meccanismo subdolo, in cui bisogna sforzarsi attivamente per non cadere.
Con il suo ultimo libro affronta temi contemporanei come ansia, paura e stress, offrendo soluzioni per gestirli e adattarsi. Attraverso un mix di comicità e riflessione, il libro offre un approccio eclettico al benessere mentale e fisico. Quanto lavoro di ricerca c’è stato dietro la realizzazione di questo volume? E da dove è partito?
È il secondo libro puramente autobiografico che scrivo e disegno, quindi sono partito in primis dalle mie esperienze. Il lavoro dietro questo libro non è stato lungo, in senso pratico, perché avevo già tutto in testa, ma proviene da un percorso personale di alcuni anni e dalla lettura di decine di libri sulla neuroplasticità, la psicologia, la mindfulness e le neuroscienze in generale, terreno poco battuto ANCORA se non in ambito accademico ma che, piano piano, sta prendendo sempre più terreno. Sono partito da qui, da me, dalla mia fiducia nella scienza e dal fatto che, prove alla mano, tutta una serie di teorie, tecniche e pratiche che, per ignoranza, non avevo mai preso in considerazione, funzionano davvero.
“A Panda piace… Capirsi” trasmette molta serenità, ma da alcune pagine si percepisce un passato non facile, forse con diversi momenti faticosi e dolorosi. È stato liberatorio scrivere questo libro?
Sì, perché per anni non ho parlato di tutta una serie di cose, ma non perché, come si pensa spesso, molte cose sono considerate un tabù, ma perché non le avevo del tutto capite, e soprattutto ancora mi spaventavano molto. Quando scopri il luogo da cui arriva la paura, che è la principale artefice dei nostri blocchi, fisici o emotivi, scopri anche il segreto per poterci passare attraverso. Come diceva Herbert in Dune.
Ha dovuto eliminare parti troppo complesse o scientifiche per mantenere un tono immediato e accessibile?
Non ho eliminato nulla, avendo preso ampiamente spunto da libri americani che già trattano questi argomenti per il grande pubblico, ho semplicemente pensato e scritto tutto nella maniera più semplice e diretta possibile, mi è venuto in soccorso, in questo senso, il professor Stefano Lasaponara, dottore di ricerca in neuroscienze cognitive presso il dipartimento di psicologia della Sapienza a Roma, che mi ha fatto da story editor sul libro.
Fare un libro di questo tipo implica la conoscenza di certe problematiche dentro e fuori di sé. Viviamo in una società che necessita di una maggiore comprensione reciproca e di un ascolto più profondo?
Siamo, secondo me, semplicemente una società che ha bisogno di rallentare. Su tutto. Dagli stimoli ai ritmi. Il calderone di tecnologia, social, input costanti e perpetui, tempi sempre più pressanti sul lavoro, cultura del massimo della performance a tutti i costi, non ci permette di staccare mai la testa, non ci prendiamo più nemmeno il tempo di passare in rassegna le nostre emozioni. Possiamo zittire le sensazioni spiacevoli con una pillola, con una dipendenza, ci sono mille strumenti oggi per poter fuggire da noi. Ma più fuggiamo, più tiriamo e aggrovigliamo i fili che abbiamo dentro. Dobbiamo riprenderci in mano il tempo che sembra non esserci più, per non fare niente. Metterci seduti con noi stessi, e sbrogliare un po’ di fili. Chissenefrega se ci perdiamo le ultime 10 serie uscite, o i 200 post su instagram. O se non rispondiamo subito ai messaggi whatsapp. Non è la fine del mondo. Anche perché prendendo tempo per capire noi, ci verrà più naturale capire l’altro. Cosa che, complice anche una certa politica dell’odio, stiamo perdendo davvero.
Ha creato la cover di maggio di Finzioni, che ha come tema "il disordine". Potrebbe parlarmi del suo rapporto con questo argomento?
Ho sempre vissuto nel disordine, ma lì in mezzo sono sempre riuscito a ritrovarmi. Negli ultimi tempi combatto molto però con il cercare di riportare ordine anche “visivo” nel mio spazio, soprattutto quello lavorativo. Ma immancabilmente il disordine finisce per divorare di nuovo tutto nel giro di pochi giorni. Spesso mi sentivo così anche dentro. Come se la mia testa aprisse una cartella che contiene dei file, e intanto ne aprisse un’altra, perché il nome di uno dei file gli aveva ricordato qualcosa, e mentre quelle due cartelle erano aperte arrivava un pensiero momentaneo e aprivo anche quello, e così via, finché nella mia testa non c’erano 40/50 cartelle di pensieri aperte, e mi era difficile richiuderle tutte. Prima questa cosa era molto più forte, ora, anche grazie a tutta una serie di tecniche ed esercizi, o mi fermo dopo l’apertura della prima o della seconda cartella, oppure, quando mi rendo conto di averne troppe aperte, so come chiuderle tutte insieme. Mi resta però ancora difficile tenere la scrivania in ordine per più di due/tre giorni, su quello devo lavorarci per bene.
Sta lavorando su qualcosa di nuovo? Potrebbe darci qualche anticipazione su cosa possiamo aspettarci?
Sto lavorando con calma ad altro, qualcosa di totalmente nuovo per me, ma è troppo presto per parlarne. Sono contento però di annunciare che a settembre esce il mio primo libro di narrativa, una raccolta di racconti strampalati per bambini che ho scritto per i miei figli, sarà edito da Salani.
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