Kris Kristofferson è morto sabato 28 settembre a 88 anni nella sua casa di Maui, alle Hawaii. Con il cantautore americano se ne è andata una leggenda della musica country, genere che nell’ultimo anno è tornato prepotentemente alla ribalta grazie all’uscita dei nuovi album di Beyoncé e Post Malone, che hanno intrapreso le strade dell’America profonda a modo loro, cercando contaminazioni e interferenze con musicisti della stoffa e il talento di Kristofferson.

Il trampoliere di Nashville

Kris Kristofferson è stato un musicista, un avventuriero, un amante della poesia, un trampoliere di Nashville. Aveva alle spalle un numero considerevole di album e canzoni, ed estimatori come Johnny Cash che hanno contribuito a rendere la sua leggenda country meno oscura. Kristofferson si era distinto anche nel cinema con una carriera di attore di tutto rispetto: era stato la rockstar di È nata una stella, e aveva girato film insieme a registi del calibro di Martin Scorsese e Michael Cimino. Era diventato un’icona con la barba da fissare sul grande schermo.

Di Kris Kristofferson restano a futura memoria canzoni di incredibile potenza come Sunday Mornin’ Comin’ Down o Me and Bobby McGee, pezzo reso celebre e universale dalla voce e dall’interpretazione di Janis Joplin, che ha avuto una breve storia d’amore con il cantautore americano. Kristofferson aveva una voce altrettanto indimenticabile di quella di Joplin, basta lasciare andare a suonare i suoi pezzi per rendersi conto di quante voci avesse dentro il cantautore scomparso: a volte poteva dilatare la voce come quella di un crooner (Just The Other Side Of Nowhere), altre si accartocciava sulle corde di chitarra al ritmo di un portentoso rag di origini folk (The Best Of All Possible Worlds). Poteva essere profondo, baritonale, tenero o melanconico; soprattutto era un autore capace di sprigionare classici pezzi country della fattura di Help Me Make It Through the Night.

«Nashville va vista prima e dopo Kristofferson, pre-Kris e post-Kris, perché lui cambiò tutto», ha detto di lui Bob Dylan in un discorso pubblico ai Grammy. Nella stessa occasione Dylan ha ricordato Kristofferson come un gatto selvatico arrivato in città in elicottero nel cortile di Johnny Cash, un gatto che ruba la scena, si fa ascoltare, e catalizza l’attenzione con una canzone di chiaroveggenza selvaggia come Sunday Morning Coming Down, pezzo che sarà proprio Cash a rendere popolare con la sua interpretazione, e il suo show che arrivava nelle case degli States come una magia – perché quello che era all’epoca la televisione, pura magia dentro casa.

Bob Dylan aveva lavorato con Kristofferson ai tempi di Nashville Skyline, quando Kris aveva contribuito alle percussioni di Lay Lady Lay. Kristofferson stesso adorava Dylan. A suo parere album come Nashville Skyline e Blonde On Blonde erano stati sassi rivoluzionari capaci di portare nuovo pubblico al country, di mescolare rock, folk, l’intero paesaggio del ritmo viscerale americano.

Sconvolgere

«La scena country era così conservatrice, prima che lui arrivasse», ha detto Kristofferson di Dylan. Perché quel che cerca Kristofferson è sconvolgere: non vuole essere ricordato come un musicista conservatore che abbraccia la sua chitarra nascosto nelle valli del Tennessee. Kris Kristofferson vuole ispirare il futuro, avere qualcosa da dire, rendere il country un’alternativa.

Non sorprende che nel suo nuovo album Wild God, Nick Cave gli abbia dedicato un verso nel singolo Frog: Kris Kristofferson walks by kicking a can /In a shirt he hasn’t washed for years.

Nick Cave canta e omaggia Kristofferson perché infinite sono le connessioni tra musicisti, e ciò che ha portato Cave ad amare la musica di Johnny Cash, lo ha condotto poi al regno di Kris Kristofferson, un regno country, sotterraneo, che non ha mai smesso di suonare, anche adesso nel tempo in cui la Nashville’s Reinaissance diventa sempre più sentimento moderno, nel tempo in cui Lana Del Rey promette un nuovo album di musica country (Lasso) e vi si prepara spiritualmente sposandosi a sorpresa con un matrimonio profondamente americano in una palude sperduta della Louisiana.

E così, mentre ascoltiamo le canzoni di un novello Rinascimento, e ne aspettiamo ancora, mentre Kris Kristofferson ci lascia, pare che dalle polveri di anticaglia di stivali e chitarra, anche il country, come il rock, sia destinato a non morire. Forse persino destinato a tornare in radio, con le sue nuove voci, o quella antica di Kristofferson che canta soffice Just The Other Side Of Nowhere.

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