Se avete letto o ascoltato le notizie negli ultimi anni, è probabile che abbiate sentito un ritornello che fa più o meno così: l’America è bloccata in una guerra fredda politica e culturale in corso tra due fazioni trincerate che non la vedono allo stesso modo su nulla. Questa narrazione potrebbe far credere ai consumatori occasionali di notizie che quasi tutti in America abbiano scelto una parte in una battaglia esistenziale per il futuro del paese.

La frattura

Di certo ci sono diversi elementi che provano che gli americani sono divisi. Secondo alcune rilevazioni, i due partiti principali sono più ideologicamente distanti oggi di qualsiasi altro momento dalla guerra civile. Inoltre, i litigi interpersonali tra i membri del Congresso sono diventati sempre più aspri e il tentativo di diversi membri del partito repubblicano di ribaltare i risultati delle elezioni del 2020 ha esacerbato i rapporti tra i partiti.

Una storia simile si verifica tra il pubblico più ampio. Tra molti americani c’è stata una maggiore volontà di posizionarsi su linee polarizzanti. Gli studenti universitari sono meno propensi a condividere la stanza con qualcuno che abbia un diverso credo politico o a frequentare una scuola in uno stato in cui l’ambiente politico dominante differisca dalla loro sensibilità. Sta diminuendo anche il numero di persone disposte a sposare qualcuno dell’altro partito politico.

Gli americani sono molto coscienti, e preoccupati, della gravità delle divisioni della nazione. Alcuni si sono aperti all’idea di un “divorzio della nazione”, secondo cui gli americani dovrebbero dividersi in stati rossi e blu e vivere separati. Una rappresentanza non trascurabile teme addirittura la prospettiva di una seconda guerra civile. 

Nel mezzo di questa spirale di divisioni senza fine, molti di noi si sono convinti di non avere nulla in comune con quelli della tribù avversaria, specialmente sulle attuali questioni morali più difficili. E sapendo solo che l’altra parte è così estrema e odiosa come è possibile scendere a compromessi o addirittura ascoltarle con apertura mentale?

Ecco che posso darvi una buona notizia: gli americani sono in realtà più moderati, più eterodossi e meno incasellabili in spazi di partito precisi di quanto i media potrebbero farci credere. 

Questo è evidente in diversi modi. L’indagine annuale di Gallup sull’autoidentificazione di partito ha rilevato che dal 2009 gli indipendenti hanno costituito una crescente pluralità di tutti gli elettori, segno che sempre meno persone fanno del proprio attaccamento a uno dei due principali partiti una parte fondamentale della loro identità. Inoltre, i dati delle elezioni di midterm del 2022 hanno mostrato che la stragrande maggioranza  degli elettori (73 per cento) si considera moderato o solo “in parte” liberale o conservatore. 

Al di là di queste statistiche di autoidentificazione, molti americani spesso non sono molto ideologicamente rigidi nemmeno su spinose questioni politiche o sociali. Pochi abbracciano pienamente le posizioni più stridenti o estreme della loro tribù politica. È in questa complessità e area grigia che potremmo iniziare a trovare una via d’uscita su alcune delle questioni più controverse che guidano le guerre culturali e affliggono la politica americana di oggi.

Consideriamo alcuni esempi istruttivi.

Questioni di giustizia razziale

Molti democratici sono convinti che non solo i repubblicani non si interessino di giustizia razziale, ma anche che ostacolino attivamente le misure per garantire pari diritti alle minoranze razziali. Uno studio del gruppo More in Common ha rivelato che secondo i democratici addirittura solo la metà dei repubblicani crede che il razzismo esista ancora in America. In realtà quel numero si avvicina di più all’80 per cento. 

D’altro canto, molti conservatori temono che i liberali siano così ossessionati dalla razza da essere disposti a soppiantare l’antico sostegno americano al merito in cose come l’ammissione al college con considerazioni basate sulla razza. La verità è che la maggioranza dei democratici si oppone a usare razza e etnia come fattore principale nelle ammissioni al college, e così anche la maggioranza di americani neri, ispanici e asiatici.

Aborto

Il clima post-Roe v. Wade ha portato diversi stati con governo a partito unico ad approvare leggi agli estremi del dibattito sull’aborto: gli stati blu hanno annullato la maggior parte o tutte le restrizioni e gli stati rossi hanno raddoppiato le restrizioni. Ma le leggi tutto o niente smentiscono la complessità delle opinioni degli americani sulla questione. All’interno di entrambe le coalizioni di partito, ci sono significativi gruppi di persone le cui opinioni si discostano dai sentimenti predominanti della loro parte.

Generalmente il paese è più favorevole al diritto all’aborto che non. Una vasta maggioranza non è d’accordo con la decisione della Corte suprema di rovesciare Roe, e anche il 40 per cento dei repubblicani all’incirca pensa che l’aborto dovrebbe essere legale in «tutti o nella maggior parte dei casi». Molti americani, compresa la stragrande maggioranza dei repubblicani, credono anche che dovrebbero esserci, come minimo, eccezioni per stupro e incesto e per proteggere la vita della madre. Allo stesso tempo, la maggior parte del paese è favorevole ad almeno alcune restrizioni. Un sondaggio di Harvard/Harris, condotto subito dopo la decisione della Corte suprema lo scorso giugno, ha mostrato che il 72 per cento degli americani, compreso il 60 per cento dei democratici, è favorevole alle restrizioni a 15 settimane di gravidanza (o prima), mentre solo il 10 per cento è favorevole a consentire l’accesso senza restrizioni all’aborto fino al nono mese.

Questioni transgender

Le questioni transgender sono probabilmente l’argomento più strettamente legato alla guerra culturale americana di oggi. In effetti, ci sono profonde divisioni partitiche sul fatto che una maggiore accettazione delle persone trans sia “un bene per la società” e alcuni stati rossi e blu hanno ironicamente trovato consenso sulla rimozione dei bambini trans dalla custodia dei loro genitori, anche se per ragioni molto diverse. Vari sondaggi recenti però hanno rilevato che l’opinione pubblica ha un mix di opinioni conservatrici e liberali su questi temi.

Per certi versi il paese sembra essere un po’ più scettico nei confronti delle posizioni di sinistra su questi temi. In genere non è d’accordo che le donne trans competano negli sport femminili e più dei due terzi ritiene che le scuole dovrebbero insegnare che il genere è inseparabile dal proprio sesso biologico o non parlarne affatto (una posizione diffusa largamente tra democratici neri e ispanici). Ampie maggioranze si oppongono anche agli interventi medici per i minori, come i bloccanti della pubertà e le terapie ormonali.

Tuttavia, la maggior parte degli americani diffida quando il governo si spinge troppo nella vita delle persone transgender e ritiene che i trans subiscano discriminazioni. Di conseguenza, appoggiano le protezioni contro la discriminazione nei posti di lavoro e negli alloggi. I due terzi del paese sono anche favorevoli a rendere disponibile la consulenza ai giovani con disforia di genere, e all’incirca lo stesso numero è favorevole al permesso alle persone trans di prestare il servizio militare. Inoltre, mentre la maggioranza della popolazione non approva che si parli di identità di genere alle scuole elementari, c’è più apertura per le medie e ancora di più alle superiori.

Via d’uscita

Ci sono numerose altre questioni su cui l’opinione pubblica è meno divisa o le coalizioni dei partiti sono meno unite di quanto ci si potrebbe aspettare, tra cui la politica sull’immigrazione, le leggi sulle armi, il cambiamento climatico, la criminalità e la polizia. Tuttavia, parte della difficoltà nel trovare consenso o perseguire soluzioni significative a questi problemi pressanti è far sì che entrambe le parti abbandonino le proprie percezioni distorte sull’altra parte e instaurino un rapporto di fiducia.

Ad esempio, alcuni proprietari di armi sono a favore delle riforme delle leggi che disciplinano le armi da fuoco. Tuttavia, saranno meno propensi a dare priorità a questo tema in termini di voto se temono che i loro avversari non si fermeranno semplicemente ottenute alcune nuove norme, ma continueranno invece a spingere affinché tutte le armi vengano bandite. Allo stesso modo, la comunità trans e i suoi alleati potrebbero essere meno propensi a esprimere un’apertura alla limitazione di alcuni interventi medici per i minori se temono che potrebbe aprire la porta ai loro oppositori per vietare tutte le cure di genere. Possiamo anche vederlo nel dibattito sul fatto che il paese debba avere più o meno restrizioni sull’aborto: entrambe le parti temono che se cederanno di un centimetro, l’altra parte otterrà un chilometro.

Scienziati politici, sociologi e altri hanno scritto ampiamente su come il paese possa cercare di aggiustarsi al meglio e alleviare gli effetti più distruttivi della nostra polarizzazione, sia essa politica, culturale, razziale, educativa o qualsiasi altra cosa. Ritrovare la fiducia e ridurre la paura tra le fazioni tribali americane è un primo passo necessario per questo progetto, soprattutto se speriamo almeno un poco di tenere insieme la nostra fragile democrazia. Forse un buon punto di partenza è incoraggiare gli americani a riconoscere le proprie complesse identità e prospettive politiche. Forse allora riusciranno a scorgere la stessa complessità anche nei loro concittadini.

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