Le immagini dell’assalto al Campidoglio hanno fatto passare in secondo piano ogni cosa.
Abbiamo chiesto ad artisti, critici e personalità dell’arte mondiale di commentarle dicendoci cosa rappresentano per loro e per il loro lavoro.
Ma soprattutto cosa sono oggi gli Stati Uniti e quale sarà il nuovo volto di un paese così drammaticamente diviso.
Una volta durante un’intervista sull’arte ho detto: una cosa è il modo in cui è fatta. L’America è stata fondata sull’accaparramento della terra da parte dei perseguitati e i criminali d’Europa. La gente che viveva qui in precedenza è stata ingannata, calpestata e sterminata.
Così è stata creata l’America, e la cosa non è mai stata affrontata in modo profondo. Quella che si ritiene fosse un tempo una popolazione che comprendeva tra i venti e i quaranta milioni di nativi americani ne conta oggi un milione, che vive un’esistenza parallela nelle riserve. Aggiungi la schiavitù e la guerra combattuta per porvi fine e avrai, come risultato, un’Unione separata. Gli Stati Uniti della discordia. Un continente di stati che vivono esistenze parallele, separati da una profonda frattura esistenziale.
L’atto di unire con la forza sanguinosa delle armi due grandi aree continentali che non riescono a concordare su nulla ha posto fine, tecnicamente, alla schiavitù. Ma i sentimenti razzisti e fascisti che stanno alla base delle ragioni della Guerra civile sono diffusamente vive e vegete oggi. Donald Trump, come lo spregevole Joseph McCarthy, non ha inventato un problema: entrambi hanno semplicemente dissotterrato il vile organismo che giace sotto lo strato superficiale del suolo americano in attesa di un po’ di luce. Un po’ di celebrità. Un po’ di riconoscimento. Il presidente Eisenhower ha detto di McCarthy (che ha distrutto molte vite e molte carriere durante la purga di Hollywood): «Non mi farò trascinare nelle fogne da quel tizio».
Trump, che agisce in modo simile ma è più pericoloso, sollecita il risentimento che dimora nell’anima di quasi metà degli americani, che si stanno chiedendo: perché abbiamo bisogno di programmi sociali, uguaglianza, controllo delle armi e di una vera società integrata, di una società realmente integrata, quando questo non è stato il modo in cui, all’inizio, ci siamo accaparrati il paese? Trump, come qualunque aspirante fascista, alimenta quelle braci che ardono di risentimento. Il violento attacco alla democrazia, se non sfocia in ciò che vuoi, diviene inevitabile in questo scenario.
Come ha detto Goering (parafraso): certo che le persone non vogliono andare in guerra. Devono essere unite dall’identificazione di un comune nemico interno ed esterno. A Trump piacerebbe che i messicani fossero il nemico interno e i cinesi quello esterno. Così come è un nemico chiunque lo contraddica.
Fortunatamente la democrazia americana ha tenuto duro. Se le cose andranno per il verso giusto, Trump sarà consegnato all’ignominia. Comunque l’America, “l’intollerante”, privata di un’area moderata, diventa sempre più scontrosa.
Sean Scully è un artista che vive a New York e Monaco
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