- La storia dei detective televisivi va da quelli gentili degli anni Cinquanta fino ai bastardi degli anni Duemila e i killer del nostro presente, in mezzo c’è La signora in giallo come un alieno.
- La protagonista, Jessica Fletcher, era ispirata a Miss Marple di Agatha Christie, personaggio che non a caso Angela Lansbury aveva interpretato quattro anni prima di iniziare la serie.
- La popolarità di La signora in giallo è stata grandissima e ancora oggi continua ad avere un proprio spazio, non più fatto di repliche ma di download illegale, proprio perché nasceva già per celebrare il passato.
Ogni episodio di La signora in giallo termina con un fermo immagine sul volto sorridente, rilassato, vincitore di Angela Lansbury. Non era un tipo di chiusa infrequente per gli show televisivi di quegli anni ma nessuno lo ha applicato con quella regolarità. Jessica Fletcher, così si chiamava la protagonista, in ogni episodio capitava più o meno casualmente a contatto con un omicidio ed essendo una scrittrice di gialli di successo non riusciva a non impicciarsi, fino a risolvere l’enigma prima della polizia e in tempo per il sorriso che chiudeva ogni puntata.
Uno schema da televisione anni Sessanta che, invece, ha portato al successo la serie nata nel 1984 e andata avanti fino al 1996. Negli anni degli investigatori d’azione della tv come Magnum P.I., dell’A-Team, di Miami Vice e di Supercar, La signora in giallo era già un retaggio passato, era già l’America della nostalgia dell’età dell’oro.
Fino all’ossessione dell’oscuro
Perché storicamente i detective della tv erano stati quello e stavano invece diventando altro. A partire dal maledetto Johnny Staccato dell’omonima serie tv mai arrivata da noi ma importantissima, in cui l’attore John Cassavetes era un pianista jazz molto cool che indagava nella New York degli anni cinquanta, i detective non professionisti sono stati sempre più soppiantati dai professionisti, dagli avvocati, dai giudici o dagli agenti federali, tutte persone che avevano una dimestichezza con la legge.
E mentre La signora in giallo andava in onda, proprio in quegli anni, arrivava Twin Peaks (in cui un agente dell’Fbi indagava il confine tra naturale e sovrannaturale in una cittadina degli Stati Uniti), la serie che ha cambiato tutte le serie. Lì nasce l’ossessione che viviamo oggi per il lato oscuro e gli antieroi.
L’età dell’oro
Così mentre altre serie come X-Files (altri agenti federali, ancora il sovrannaturale) esploravano scenari poco illuminati, nella cittadina di finzione in cui è ambientata la gran parte degli episodi di La signora in giallo regnavano o il sole o la pioggia finta, quella generata negli interni degli studios americani e i casi venivano sempre risolti entro la fine della puntata accordandosi con gli stacchi pubblicitari.
Tutto con un successo difficile da spiegare oggi, basti dire che nessuno è mai stato nominato agli Emmy, i premi della tv americana, tante volte quanto Angela Lansbury per quel ruolo. L’America non faceva che parlare e discutere di X-Files, Twin Peaks e tutte le serie sul fosco presente, ma segretamente guardava La signora in giallo per ricordare la propria età dell’oro.
Il mistero di Colombo
Non è un caso che Jessica Fletcher, il personaggio protagonista della serie, in realtà veniva da ancora più indietro. Era ripreso in maniera abbastanza chiara da Miss Marple, la vecchina di Agatha Christie che la stessa Lansbury aveva intepretato nel film Assassinio allo specchio, solo quattro anni prima di ottenere la parte protagonista nella serie.
È una signora per bene, gentile ed educata, una campionessa di bontà a cui nessuno darebbe credito ma che è sempre la più intelligente tra tutti i coinvolti. Del resto quell’aria insospettabile era stato già il segreto del successo del tenente Colombo, ma in La signora in giallo era ancora più facile, senza lo strano mistero di Colombo, i suoi tic e la sua caratterizzazione originale, Jessica Fletcher era semplicemente la nonna di tutti che risolve casi prima di cena. “Come una volta”. Un detective che indaga senza che sia il suo lavoro e senza che nessuno la paghi per questo.
La “nuova” serialità del male
Sono queste tutte caratteristiche che in realtà stavano cambiando proprio negli anni in cui La signora in giallo andava in onda e che poi sono state completamente rivoluzionate subito dopo. A partire dalla fine degli anni Novanta, la nuova serialità televisiva americana, quella delle serie tv imperdibili e “meglio dei film”, ha infatti raccontato sempre di più il male e non l’America dei giusti.
A partire da I Soprano (nel 1999) e dalla loro storia di una dinastia mafiosa normalizzata, dotata di problemi ordinari, la televisione si è riempita di antieroi, in un’escalation che ha coinvolto anche i detective.
Se C.S.I. ancora mostrava poliziotti e detective molto tecnici ma sempre dal lato giusto, The Wire, la serie poliziesca iniziata nel 2000, era la prima in cui alle volte i casi non si risolvevano perché il sistema è troppo corrotto e il male stava da entrambe le parti.
Poi gli assassini hanno cominciato ad essere dentro la polizia con Dexter (un esperto forense che nessuno sa essere la stessa persona che fa sparire i killer e fa letteralmente a pezzi i criminali) e anche i medici diventano bruschi come il dr. House, infallibile diagnosta dal carattere pessimo dichiaratamente ispirato nelle sue deduzioni e nella sua alterigia al detective dei detective: Sherlock Holmes.
La cura per gli assassini
In questo mondo in transizione qualcosa come La signora in giallo era destinata a sparire in teoria, ma essendo nata già vecchia, già nostalgica, già fuori dal tempo, quella serie ha continuato a prosperare in repliche su repliche fino ad essere un piccolo oggetto di culto anche oggi, quando l’esasperazione del racconto del male è arrivata a non curarsi più dei detective a concentrarsi proprio sugli assassini come in Mindhunter, in cui si racconta dei primi esperimenti in cui venivano studiate le menti dei serial killer, o alla recentissima Dahmer, in cui il mostro di Milwaukee non è braccato e cacciato ma è il protagonista, con le sue efferate azioni, la sua psicologia deviata e i resoconti minuziosi dei suoi omicidi di vittime terrorizzate.
Non stupisce nessuno che questo percorso da Johnny Staccato fino agli omicidi di Dahmer, cioè dai detective simpatici ai killer psicopatici, passando per la simpatia di Colombo, il sorriso malandrino di Magnum P.I., l’astrazione di Twin Peaks e il tecnicismo di C.S.I., sia il medesimo percorso degli Stati Uniti.
La televisione, come il cinema, sono la maniera in cui il paese che più investe nello spettacolo racconta sé stesso ai propri cittadini, è l’espressione dello spirito del suo tempo e di come gli americani vedano l’America.
Terra di ineffabili campioni che risolvono tutto, in cui il bene è sempre chiaro, almeno fino alla fine degli anni Novanta, e poi da lì in avanti paese in declino, in cui la sfiducia degli americani verso le istituzioni è tale che la si può mettere in una serie e questa sarà un successo.
La polizia non è più buona
Decenni fa sarebbe stato inaccettabile, in primis per gli spettatori, che la polizia americana venisse ritratta come cattiva o impunita, che i casi non venissero risolti e che il marcio si insinuasse ovunque.
Oggi invece è la prospettiva narrativa più richiesta. La signora in giallo già nel 1984 e oggi ancora di più era ed è il ricordo di un’altra èra, di altri americani, di un altro paese. E paradossalmente lo è anche per noi, che americani non siamo ma che di cultura americana siamo imbevuti.
Ci ricorda il momento in cui il blocco occidentale nella sua espressione più forte aveva così tanta fiducia in sé che una delle serie più popolari in assoluto raccontava di una signora di provincia che mette nel sacco tutti e beve tè serena senza perdere in credibilità.
E questo grazie proprio ad Angela Lansbury, perché un personaggio come quello di Jessica Fletcher lo si può scrivere ma non è facile trovare qualcuno che possa recitarlo e sembrare credibile mentre lo fa, mentre cioè mette insieme gli opposti (la rassicurante tranquillità per bene e una mente che pensa come un criminale).
Non è un caso che dei molti poliziotti che le dovevano stare appresso il primo (durato quattro stagioni) fu Tom Bosley, già stato papà dell’America dell’età dell’oro in Happy Days (era il patriarca della famiglia protagonista, il signor Cunningham).
La signora in giallo è sempre stato uno show retrodatato, creato sull’onda della nostalgia, quasi consapevole di vivere alla fine dell’idea di eccezionalismo americano che aveva fondato la mitologia del paese.
Era una maniera di tenersi stretta quella mitologia di placide cittadine di provincia e eroi che si trovano anche in simpatiche e arzille signore. La mitologia per la quale la risoluzione dei torti era ciò che pagava di più.
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