A giugno inizia la grande fuga da Milano dei milanesi, almeno nel fine settimana. Io ne ho approfittato per volare a Roma, al concerto allo Stadio Olimpico di Gazzelle, al secolo Flavio Pardini, 33 anni. Mentre bevevo birre nel privè ho incontrato i cantanti Ariete e Aiello, e sugli spalti, altre 47mila persone che per due ore hanno cantato quasi trenta canzoni.
Anche io me la sono cavata bene visto che ho passato il lockdown a ripassare il suo repertorio e oggi considero l’artista il mio cavallo di battaglia al karaoke. Qualche tempo fa ho pure conosciuto una sua ex che sosteneva di essere stata la musa della canzone Destri, “All'improvviso sei volata via lasciando indietro una nuvoletta, almeno meritavo una bugia, chessò, almeno l'ultima sigaretta. Siamo due fiori cresciuti male, sul ciglio della tangenziale, all'ombra di un ospedale”.
Credo che la storia sia poi finita così cos, tanto che il cantante, all’Olimpico, il brano l’ha dedicato al fratello. Sul palco sono passati Marco Mengoni, Mara Sattei e perfino Luciano Ligabue che si è esibito ne L’amore conta. E mentre anche io cantavo, è arrivato un messaggio da Lavinia Fuksas: «Mi mandi il video di Una canzone che non so?». L’unico pezzo che Gazzelle non ha fatto.
La figlia di Noel Gallagher
Da lì mi sono poi diretta a Milano Marittima per l’evento di Moschino con Safilo. Ed è stato edificante notare come in meno di un mese dal nubifragio, in Romagna, tutto stia tornando alla normalità. Per la prima cena sulla spiaggia dell’Hotel Mare Pineta ero di fianco a Benjamin Mascolo, un tempo cantante di successo del duo Benji e Fede, che oggi fa l’attore.
Ha vissuto a Los Angeles con la fidanzata attrice Bella Thorne e dopo qualche anno di vita rock’n’roll, i due si sono lasciati. Ora lui ogni sera va a letto alle 10 e si sveglia alle 6 per allenarsi. Confermo che non ha bevuto neppure un bicchiere di vino e più volte, rivolgendosi a me e alla mia dirimpettaia Cristina Musacchio, spiegava che con la vita dissoluta aveva chiuso, facendoci intendere che alle feste di Hollywood aveva visto di tutto. Beato lui, pensavo io.
Quella sera si disputava la finale di Champions League e l’altra sua commensale, Anais Gallagher, figlia di Noel, non ha mai abbandonato il cellulare per tifare Manchester City, che poi ha vinto con sua grande eccitazione.
Qualche ora prima, sempre lei, la nipote di Liam, il mio mito senza se e senza ma, per salvare da fine certa un insetto caduto in piscina, aveva chiesto agli ospiti in acqua di rimanere immobili e permetterle l’operazione “Baywatch”. Le smorfiose di una volta davanti a un animaletto sarebbero fuggite, oggi sono ecosostenibili.
La replica di Cairo (su Instagram)
Necrologi, questa settimana non ne ho perso uno tra quelli dedicati a Silvio Berlusconi. Oltre al laconico e misterioso «ci siamo detti tutto, grazie. Tuo Massimo», e quello di maniera di Luca Guadagnino che ne dedica uno a ogni morto celebre - da Raffaella Carrà alla Regina Elisabetta - sono state le parole di Urbano Cairo a tenermi inchiodata nella lettura.
«Silvio, per la prima volta ti do del tu. Sei stato un grande maestro per me, fare il tuo assistente è stata un’esperienza unica, magica. Ho dei ricordi bellissimi di quegli anni. Un abbraccio forte ai tuoi cinque figli e alla tua grande famiglia. Ti voglio bene, mi mancherai, Urbano».
Il mio pensiero è andato subito alla loro storia travagliata. Cairo è stato il primo e unico, vero, delfino di Berlusconi. Poi però a un certo punto, era il 1995, “Tu quoque Brutu fili mi”, Berlusconi lo licenziò e il manager andò per la sua strada.
Da allora Cairo ha avuto molti successi nei campi più vicini al suo maestro, ha fondato magazine, acquisito La7, fatto la scalata al Corriere. Ha perfino preso una squadra di calcio. Ma non ha mai avuto l’approvazione dell’unico da cui la cercava. Non più tardi di tre anni fa ha anche tentato di comprare il magazine Confidenze, in vendita dal Gruppo Mondadori, ma Berlusconi mise il veto.
«A tutti tranne che a Cairo». E così è stato. La sera del funerale, Cairo ha risposto a un mio contenuto su Instagram: «Ci eravamo da tempo riavvicinati e il rapporto era eccellente». Una precisazione che dimostra quanto lui tenesse a quel legame interrotto.
E rammenta il destino ingiusto di delfini e grandi capi - dalla politica alla finanza - che nella fase più fulgida delle loro carriere hanno scelto la rottura. Quando invece insieme sarebbero stati imbattibili.
© Riproduzione riservata