Venerdì 25 ottobre alle ore 18 al Refettorio Chiesa San Giovanni, terrà la lectio magistralis “Il Medioevo a colori risplende nel buio del patrimonio sconosciuto d’Italia”, che qui anticipiamo
Un’epoca buia. Senza colori. Questa è ancora l’immagine comune che sintetizza il Medioevo. Eppure, quando ci si ritrova a esplorare l’universo medievale girando per chiese, abbazie, castelli e nelle sale dei musei a esso dedicate, ci si accorge di quanto questa idea sia totalmente infondata. Ed è solo da qualche tempo che lo stiamo riscoprendo e rivalutando, facendo leva sul grande fascino che sa generare nel pubblico.
Dopo aver studiato archeologia classica mi sono innamorato dell’idea di medioevo, periodo che iniziò ad attrarmi già da adolescente dopo la lettura del capolavoro Il nome della rosa di Umberto Eco. Un interesse poi cresciuto esponenzialmente negli anni seguenti. Nel mio lavoro di guida turistica e divulgatore ho quindi iniziato a trattare l’età di mezzo tanto quanto quella antica, con lo stesso amore ed entusiasmo.
In questa mia attività di diffusione di conoscenza – una reale vocazione e missione – la svolta è arrivata quando sono stato chiamato a condurre un programma tv di divulgazione a carattere artistico, storico e archeologico. Nel 2020 è infatti nata la trasmissione Art Rider, un viaggio personale di scoperta e di esplorazione del patrimonio culturale italiano meno noto.
Diciotto puntate su Rai5 sempre visibili anche su RaiPlay piene di tesori sconosciuti e poco valorizzati, dimenticati o mai trattati, svelati al pubblico utilizzando uno stile il più possibile chiaro, conciso, ma al tempo stesso puntuale e preciso sotto l’aspetto scientifico. La divulgazione è un’attività fondamentale, che ha il ruolo di fare da ponte tra il mondo degli studiosi e quello dei cittadini.
Se il cittadino non conosce il patrimonio del proprio Paese, il patrimonio stesso langue dimenticato e abbandonato. Per amare qualcosa la dobbiamo prima conoscere: quando la amiamo la salvaguardiamo, la proteggiamo. Ecco il valore della divulgazione.
Il taccuino
Nelle mie esperienze, il mio fedele compagno di viaggio per l’Italia è stato il taccuino che da anni sono solito riempire di appunti. Come un antico viaggiatore sono solito corredare le note con acquerelli dettagliati dei monumenti e dei luoghi che intendo ammirare. Perché ritengo che viaggiare consapevoli significhi viaggiare due volte. Ed essendo un viaggio personale di scoperta incentrato sulla mia curiosità, la mia trasmissione non poteva che esser piena zeppa di Medioevo.
L’Italia è costellata di abbazie più o meno estese e importanti, di castelli imponenti e altri diruti, di grandi edifici sacri e di chiesette di campagna, di romanico e di gotico, di mosaici e di affreschi. In ogni puntata il Medioevo è presente, e girare la trasmissione è stata per me una vera ed insostituibile opportunità di conoscerlo e capirlo meglio.
Uno degli insegnamenti più preziosi derivati da questo mio viaggio per l’Italia è la convinzione che il Medioevo non sia stato affatto un periodo buio, ma un’epoca di vera luce e colori fatto di capolavori immensi, di innovazioni e invenzioni, di progressi non solo in campo tecnico ma anche in campo sociale.
Scoperte e ricordi
Nel mio viaggio per l’Italia, attraverso le puntate, ho voluto condividere queste scoperte passando anche per ricordi ed esperienze personali. Come a Subiaco, nel Lazio, città natale dei miei nonni paterni. Ricordo ancora le domeniche in famiglia quando prima di andare a pranzo fuori ci concedevamo sempre una visita d’obbligo al Sacro Speco: un complesso monastico superbo aggrappato ad una parete rocciosa che cela la grotta ove San Benedetto, fondatore del monachesimo occidentale e dell’ordine benedettino, visse per anni come eremita.
Composto di varie chiese sovrapposte, gli affreschi medievali all’interno colpirono la mia mente già da bambino: tra la penombra, con colori sfavillanti, diavoli e scheletri si mostravano mischiati a personaggi bizzarri ed altri più rassicuranti.
Qui si trova un ritratto fedele di San Francesco d’Assisi, realizzato mentre il santo era ancora in vita; una sorta di fotografia di uno dei personaggi più importanti e influenti dell’epoca medievale. Ecco, a Subiaco da bambino ho di sicuro avuto il mio primo contatto con i colori del Medioevo, e l’ho voluto raccontare proprio nella prima puntata della trasmissione.
Esistono gioielli pressoché sconosciuti anche della città di Roma, come i mosaici nella Basilica di Santa Prassede. Lì il Medioevo appare sfolgorante nella luce dorata dei mosaici dell’abside, ma soprattutto in quelli della Cappella di San Zenone del IX secolo.
Nella cosiddetta arte bizantina – negli ori dei suoi mosaici – si ritrova tutta la luce dell’alto Medioevo, di quella che viene purtroppo considerata l’epoca più buia di tutte. Chi li ammira però rimane a bocca aperta, accecato dai volti dei santi immersi nella luminosità riflessa di migliaia di tessere dorate e dai colori vivaci delle paste vitree.
I colori del Medioevo lasciano poi senza fiato quando si ammirano gli splendidi affreschi di chiese abruzzesi come quelli di Santa Maria ad Cryptas a Fossa e dell’Oratorio di San Pellegrino a Bominaco.
In Veneto e in Basilicata questi colori mi hanno persino permesso di “incontrare” uno dei miei personaggi storici preferiti, protagonista assoluto del Medioevo: l’imperatore Federico II. Egli, secondo alcuni studiosi, è stato ritratto in una scena di amor cortese, mentre porge un fiore ad una regina, nell’antico Palazzo Finco a Bassano del Grappa e in una scena presente nella chiesa rupestre di Santa Margherita presso Melfi.
Ma a un certo punto, nella terza stagione di Art Rider, è nata addirittura l’esigenza di creare un’intera puntata dedicata al Medioevo; ed essa non poteva non partire dal fascino che Il nome della rosa ha suscitato in me fin dall’adolescenza. Il romanzo, insieme al magistrale film con le sue scene avvolte di tenebra e mistero, ha scavato un solco nella mia mente al punto di arrivare a concepire in età adulta un’intera puntata totalmente dedicatagli. Quale regione poteva esserne la protagonista se non il Piemonte, con le sue meraviglie che hanno direttamente ispirato Umberto Eco?
Seguendo il libro, passando logicamente per la celeberrima e celebrata Sacra di San Michele che tanto affascinò anche l’autore, incuneandomi tra i monti sono giunto all’Abbazia di Novalesa dove ho scovato un vero tripudio di colori: la Cappella di Sant’Eldrado, minuscola chiesetta in pietra con un ciclo di affreschi tra i più belli e colorati che abbia mai avuto la fortuna di ammirare.
In Piemonte, realizzando una delle puntate più belle con Il Nome della rosa alla mano, facendo leva sul valore educativo della divulgazione si è voluto rendere onore al Medioevo. Ed in generale viaggiando per lo stivale, tra un sito e l’altro ho definitivamente dissipato l’idea di epoca dei secoli bui: ho collezionato tante esperienze personali di crescita in termini di conoscenza, di stupore e di arricchimento interiore che ho voluto poi condividere con il pubblico per portare nelle case i colori, ma soprattutto la vera essenza, dell’affascinante parentesi della storia che chiamiamo Medioevo.
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