Cosa possa accadere in un mondo in cui l’acqua diventa una risorsa scarsa l’ha immaginato per primo George Miller, nel 1979, con Interceptor, primo film della saga Mad Max. Prima di quello aveva girato solo un altro film, di scarso successo, e gli era venuta questa idea di cosa potrebbe succedere alle persone se l’acqua diventasse una risorsa più scarsa del petrolio. Miller è australiano e durante la crisi petrolifera del 1973 era stato testimone di violenze nelle code alle pompe di benzina. Le persone erano pronte a farsi del male, farsi la guerra, per avere un po’ di benzina durante una crisi. Erano bastate poche settimane di scarsità per trasformarli in animali. Cosa potrebbe succedere allora se invece fosse l’acqua a diventare una risorsa scarsa?

Interceptor, come poi gli altri quattro film della saga di Mad Max, incluso Furiosa, il prequel uscito un paio di mesi fa e centrato sul personaggio che Charlize Theron interpretava in Mad Max: Fury Road, è un film d’azione, molto violento, ambientato in un futuro postapocalittico senza troppe spiegazioni, basta quella premessa lì, quella dell’acqua più scarsa del petrolio per giustificare il suo mondo di auto in mezzo ai deserti, di desolazione e mezzi meccanici, un mondo in cui la violenza umana passa per le macchine (cosa che rimane vera fino all’ultimo film). Non tratta quindi l’acqua come principio vitale, cioè la cosa più banale che si possa fare, ma come l’oro, una risorsa preziosa che diventa ancora più preziosa per la sua assenza.

A differenza delle saghe cinematografiche moderne non c’era all’epoca una grande attenzione alla plausibilità scientifica né alla coerenza della premessa, era molto più importante l’immaginario visivo che sottrarre l’acqua alla società riusciva a creare. E quell’immaginario ha colpito tutti. Tetsuo Hara e Buronson, i creatori di Ken il guerriero, hanno sempre riconosciuto come il loro fumetto (e poi serie animata) prendesse ispirazione per il look, il mondo e il futuro andato male da Mad Max. La serie di videogiochi (e ora anche film) Borderlands lo stesso. Mad Max segna il momento in cui abbiamo cominciato a pensare l’acqua in maniera diversa, anche se poi l’acqua in sé non è la prima cosa a cui si pensa quando si ricorda il film, è un retropensiero.

Se le persone girano così tanto in macchina è perché l’umanità è stata così decimata che di petrolio ce n’è per tutti. Se le persone sono così violente è perché senza acqua la morte è ovunque. Se è un mondo di soli deserti è perché manca l’acqua. Se è un mondo disperato in cui c’è pochissimo di sentimentale e molto di cattivo (anche nel protagonista), è perché la scarsità di acqua distrugge qualsiasi speranza in un futuro migliore. Al di là della presa commerciale che hanno i cinque film della saga, quello che davvero racconta Mad Max è l’aberrazione umana, gli abissi a cui possono arrivare gli uomini nel momento in cui l’equilibrio del pianeta viene alterato e la loro realtà cambia, levandogli un’idea di crescita e miglioramento.

Il mondo di Mad Max è un mondo senza governi, simile al west, in cui non c’è una giustizia ma ognuno è abbandonato a sé, preda di tribù, signori della guerra che gestiscono le risorse, e non c’è un senso della società. Tutto a partire dalla scarsità dell’acqua a cui i film della serie strizzano continuamente l’occhio. In uno dei momenti più sorprendenti di Furiosa, un'autocisterna di quelle adibite al trasporto del petrolio è l’oggetto di uno scontro in corsa, i predoni lo vogliono, i protagonisti lo devono difendere, e molti muoiono nel cercare di difenderlo. Quando alla fine di tutto viene aperta la cisterna, dentro non c’è il petrolio né l’acqua ma frutta e verdura fresche. In quel momento, dopo più di un’ora di un film tutto sui toni neri e sabbiosi, quei colori di peperoni, zucchine, angurie, insalate, banane e mele sono un colpo. Di nuovo, invece di parlare direttamente dell’acqua Mad Max parla delle sue conseguenze sulla vita, nostra di sicuro, ma anche del resto del pianeta, mostrando come tutto è collegato. E così l’inizio di quel film (in cui viene colta una mela) e il finale (con un albero particolare) tengono insieme una storia di siccità.

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