La sega Stryker è uno strumento di precisione che emette un suono simile a un ronzio e serve a tagliare le ossa, per una incisione a Y sul torace del cadavere, così da poter esaminare gli organi. Il suo rumore si sente in ognuno dei ventotto libri di Patricia Cornwell. La prima volta in cui Kay Scarpetta l’ha impugnata – in Postmortem nel 1990, tre anni dopo per i lettori italiani – ha cambiato per sempre il genere del giallo, aprendo una stanza ancora inesplorata. Dopo il commissariato di polizia, lo studio legale e l’ufficio del procuratore, la sala autopsie.

«I corpi parlano», è il mantra di Scarpetta, che non tralascia di descrivere alcun dettaglio: il peso del fegato, l’esame del contenuto dello stomaco, le gradazioni cromatiche della pelle con il livor mortis.

In trent’anni, i gialli di Cornwell con protagonista l’anatomopatologa sono diventati uno dei brand di maggior successo dell’editoria, con oltre 120 milioni di copie vendute nel mondo. Eppure, sono rimasti poco o nulla celebrati oltre la cerchia di silenziosi appassionati della saga, che però preferiscono non dare troppo nell’occhio.

Per una ragione che tutti noi che la leggiamo da quando è arrivata in Italia – prima con la copertina in brossura che però occupa troppo spazio in valigia e poi con la versione economica Mondadori – sappiamo. È considerata letteratura di serie B, quella dei romanzi da aeroporto con le copertine sgargianti che poi una volta finiti si dimenticano in hotel, perché tanto non farebbero bella figura nella libreria del soggiorno vicino agli Adelphi ordinati coi loro bravi dorsi color pastello.

I personaggi e le trame

Eppure, Cornwell ha saputo fare – chissà quanto consapevolmente – una piccola rivoluzione nel genere crime. Innanzitutto infrangendo uno dei suoi principi: mai eccedere in riferimenti storici.

A differenza di tutti gli altri, il thriller è il genere che più rischia di invecchiare male. Il patto narrativo tra autore e lettore è tutto giocato intorno a uno o più assassinii, la cui soluzione deve essere verosimile, con marchingegni di trama che accompagnino sulla pista del colpevole. Nella sospensione dell’incredulità non ha spazio l’implausibile.

La recente evoluzione tecnologica e scientifica però rischia di mettere in crisi tutto questo: difficile costruire un assassinio plausibile ambientato in un presente specifico con telecamere ovunque, captatori informatici e controlli biomedici.

Invece Cornwell rimane fedele sempre alla regola che si è data all’inizio della serie: spiegare tutto, nei minimi dettagli. Leggere tutti e 28 i libri della saga è anche un meta viaggio nell’evoluzione delle tecniche di analisi delle prove scientifiche e degli ultimi ritrovati in materia di software.

Se nel primo libro Scarpetta spiegava lo strumento avveniristico della prova del DNA e come si raccoglievano campioni non contaminati e all’epoca sembrava avanguardia, nel suo ultimo romanzo Identità sconosciuta sui cadaveri viene rilevata con l’ultimo ritrovato scientifico una sostanza infinitesimale che somiglia alla polvere reperibile sulla Luna.

L’ansia per i dettagli

Una costante della sua scrittura, infatti, è l’ansia quasi micragnosa nell’elencare ogni singolo elemento. Dalla marca dei proiettili ai dettagli del tipo di elicottero pilotato dalla nipote Lucy, fino agli insetti che si annidano nei corpi subito dopo la morte.

I personaggi, invece, sono progressivamente diventati il punto debole della saga. Come degli amici che invecchiano e ogni loro difetto si acuisce. La peggiore, forse, è proprio la protagonista Kay. Battezzata dal padre con nome da uomo perché voleva un maschio, bionda con due algidi occhi azzurri, due lauree – una in medicina e una in legge – e sempre convinta di essere sottovalutata in quanto donna. Prima sposata col suo lavoro, poi amante di un profiler sposato, infine sua moglie. Desiderata dalla maggior parte degli uomini, madre adottiva della nipote e in perenne conflitto con una sorella frivola. Di origini italiane, ottima cuoca, è convinta che per dare un tocco del vecchio continente ad ogni ricetta sia necessario abbondare con l’aglio.

Girando l’edizione in brossura, si viene fissati da due occhi azzurri e da un bel viso con un caschetto di capelli biondi, vestiti dal taglio maschile e un orologio appariscente al polso. Difficile negare che, almeno esteriormente, Patricia e Kay si somiglino. Anche perché, come racconta la biografia della scrittrice ormai milionaria, il suo primo romanzo venne scritto quando era analista informatica proprio nell’istituto medico-legale della Virginia. Esattamente dove ha lavorato Scarpetta.

Chi narra cosa

Nei primi romanzi scritti in prima persona, la sua era la voce narrante. Poi, a metà della saga, Cornwell testa la scrittura in terza persona e la sua protagonista, vista con gli occhi del narratore onnisciente, è ancora più insopportabile nella sua perfezione esibita. Infine nell’ultima decina di libri, come se nulla fosse, la prima persona torna ed è effettivamente la versione più riuscita di Scarpetta. Che fa l’autopsia dei cadaveri e per loro prova molta più empatia delle molte persone che, nel corso delle storie, lei stessa e i suoi amici e familiari uccidono grazie a un’interpretazione molto americana del concetto di legittima difesa.

Eppure l’autrice ha sempre sostenuto che – se c’è un personaggio a cui ha dato tratti del suo carattere – questo sarebbe Lucy. La nipote cresciuta da Kay, indisciplinata e iraconda, prima amante e poi nemica dell’unica vera cattiva consistente nella saga Cornwelliana: Carrie, bellissima hacker psicopatica, che diventa poi spia al soldo dei russi e fa della persecuzione di Lucy e Kay il suo scopo di vita.

In questa galassia quasi tutta femminile, due soli sono gli uomini che ruotano intorno a Kay e, nemmeno a dirlo, entrambi sono innamorati di lei. Benton Weasley, affascinante profiler dell’Fbi, per lei lascia la moglie e le figlie che non vengono più menzionate in nessun libro; e il detective Pete Marino, che è la sua spalla e finirà per sposare sua sorella pur di rimanere in qualche modo nella sua orbita.

La pistola nella cintura

Più si procede nei libri, più i personaggi estremizzano i loro tratti caratteriali, fino a diventare caricature di sé stessi. Ma non si leggono i libri di Cornwell per lo sviluppo interiore dei protagonisti. Nonostante le sporcature di trama e gli stereotipi narrativi in cui l’autrice ricade quasi con sprezzo – tanto sa che nessuno di noi lettori si è ancora stancato  a funzionare è proprio quello che fa di un giallo un buon giallo e di una saga una buona saga: la curiosità nel voltare pagina per capire come andrà a finire e l’abitudine a frequentare personaggi forse odiosi ma ormai familiari.

Da buona americana sempre con la pistola nella cintura che ha visto molti western, nei libri di Cornwell i buoni vincono sempre. Ne escono acciaccati magari, ma spesso l’ultima scena è quella di una cena italiana, ovviamente cucinata dalla padrona di casa nella  sua villa padronale.

Nemesi e musa

Eppure, non è tutto qui. Scarpetta, per Cornwell, è più una nemesi che una musa.

Grazie ai milioni guadagnati, l’autrice ha potuto togliersi ogni sfizio: dal comprare un elicottero identico a quello che guida Lucy al convincersi di poter risolvere gli omicidi di Jack Lo Squartatore, pagando di tasca propria 6 milioni di dollari per nuovi esami genetici sulle presunte lettere inviate dal killer e conservate a Londra e i dipinti di un pittore che secondo lei doveva essere il principale indiziato.

Eppure, come Arthur Conan Doyle con Sherlock Holmes, un autore può convincersi che il suo personaggio di maggior successo sia in fondo il peggior nemico della sua scrittura e dunque debba morire. Così anche Cornwell, nel 2016, si è illusa di poter abbandonare Kay Scarpetta per un nuovo poliziotto.

Non la uccide, però. Pragmatica, probabilmente conosceva troppo bene l’industria libraria per fare un simile errore. E cinque anni dopo Scarpetta torna, come se niente fosse, con il venticinquesimo romanzo emblematicamente intitolato Autopsia. Da allora, non passa Natale senza un nuovo romanzo da mettere sotto l’albero o nell’e-reader, così non c’è nemmeno bisogno di nasconderlo dopo.

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Quest’anno, però, Cornwell ha fatto a tutti noi il vero regalo che aspettavamo da oltre un decennio. L’annuncio è arrivato improvviso: Nicole Kidman is Scarpetta.

Dopo anni di false notizie, gossip mai confermati e casting annunciati e coi finiti nel nulla, Amazon produrrà la serie che è già tra le più attese del 2025. Ovviamente, la protagonista sarà una delle attrici più belle di Hollywood. Ovviamente, non si baderà a spese. Alla fine, dunque Cornwell si è decisa a mettere in mani altrui il suo tesoro più prezioso, lucidandolo per nuove schiere di appassionati. Facile rivisitare il motto: se non puoi ucciderla, legati per sempre a lei.

Tutti felici, dunque. Con la speranza che la saga cominci quando deve: dall’inizio, Postmortem. Quello della prima sega Stryker.

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