Oggi su Facebook mi è apparso un video comico in inglese. Titolo: "Cosa vuol dire uscire con un uomo femminista".

Nel video si vedono una donna e un uomo al ristorante, all'inizio lui dice delle banalità sulle donne che devono essere considerate al pari degli uomini. Poi arriva il cameriere col conto, e lo porge a lui, e lui sgrida il cameriere perché è sessista dare per scontato che solo l’uomo possa pagare.

Il cameriere dunque passa il conto alla donna, e lei si appresta a pagarlo, un po' a malincuore, mentre l'uomo dice: «Ecco, vedi come sono femminista?» (Il video dovrebbe a questo punto far ridere). Mentre la donna apre la borsetta arriva un ladro per rubargliela, e l'uomo dice: «Non posso aiutarti a difenderti dal ladro, devo rispettare la tua capacità di difenderti da sola». Infine, non si sa perché, sopraggiunge un uomo vestito con colori arcobaleno a salutare l'uomo femminista, i due si scambiano battute a sfondo erotico, e da questo dovremmo capire che l'uomo femminista forse è “persino” bisessuale.

Insomma, una cosa così. I commenti erano tanti, divertiti, oppure del tipo "Io sono femminista, ma qui c’è del vero, eh". Potremmo limitarci a dire che è un video in cui un comico antifemminista fa il verso a certe idee in modo cretino. Oppure potremmo dire che quando le idee vengono così facilmente ridotte alla loro versione ridicola qualcosa non va. Come ovvio, il femminismo non riguarda “chi paga la cena”, ma per una serie di ragioni chi odia il femminismo in questo momento riesce con facilità a ridurlo a questo. Come se lo spazio centrale del pensiero, il suo cuore, non esistesse. Oppure: come se esistesse, ma fosse stato lasciato incustodito, dandolo per scontato, al punto da renderlo meno visibile.

Spazio incustodito

Ma cosa succede quando lo spazio centrale di un pensiero resta incustodito? Un fatto: l’estrema destra da tempo cerca di rivestire le proprie idee con una patina di accettabilità, e dunque è interessata ad appropriarsi degli spazi altrui in modo opportunistico. “Il vero femminismo sono le femministe che si occupano di cose frivole oppure noi di estrema destra che vogliamo fare cose concrete per le donne?” Pensate alla retorica ipocrita e arrogante dei pro-vita: “Siamo noi ad aiutare veramente la libertà delle donne”.

Proverò ora a parlare di politica come si parla di marketing (indignatevi). Un messaggio politico deve anzitutto costruire una connessione emotiva, trasmettere un valore chiaro e rispondere a un bisogno. Il primo passo è definire con precisione il "brand" (fucilatemi). Esempio: dire sempre "estrema destra” (e non “destra”) è una scelta strategica giusta. È giusto che “il pubblico” si ricordi che si parla di estremismo.

In un mercato, quando un brand non riesce a coprire uno spazio di desiderio, un altro lo occupa. Nell'arena politica, si verifica lo stesso fenomeno quando un partito non difende adeguatamente uno spazio ideologico o tematico. Se chi sostiene il progresso sociale si concentra troppo su micro-concetti o problemi periferici, lascia esposto uno spazio che gli avversari possono saccheggiare, magari mascherando il proprio estremismo con un linguaggio più moderato, e al tempo stesso ridicolizzando chi si dovrebbe occupare di certi temi e invece “non se ne occupa veramente, ma fa solo finta/si dimentica della gente vera/insegue perversioni” (scegliete voi).

Bello o efficace?

In politica, come nel marketing, le idee centrali devono di continuo essere proposte in modo potente, semplice e con forte legittimità. Se si dà priorità a battaglie a dettagli simbolici, magari si è belli, ma si perde potenza e si lascia campo libero a chi per natura usa sempre un linguaggio più centrato sui "problemi quotidiani e grossi", apparendo pragmatico. Piccola nota: le pubblicità con un messaggio forte, anche reso in modo bizzarro, notoriamente funzionano meglio delle pubblicità “belle da vedere”.

Sia chiaro: non sto dicendo che controllare la narrazione (fucilatemi definitivamente) sia facile. È necessario un lavoro costante di presidio dello spazio del discorso. Chi porta avanti idee articolate fa sempre più fatica, perché il pensiero articolato, per natura, è centrifugo. Scappa da tutte le parti. Ma ogni brand ha bisogno di un racconto unificante.

I movimenti che si frammentano in molteplici micro-lotte rendono più difficile per le persone la comprensione del quadro generale. Un messaggio energico, con un’enfasi su un cambiamento di vasta portata, un messaggio che esista sempre al di là dei dettagli, è ciò che impedisce l'appropriazione di spazi da parte di ideologie estreme, calcolatrici e ladruncole.

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