Nella città del lusso, della moda e del design ci sono 1500 persone che non hanno un tetto e che si dividono fra la strada e i centri di accoglienza. Ora le loro foto saranno esposte in una mostra, che sfida l’ipocrisia di chi finge di non vedere
Da qualche giorno si è chiusa a Milano la settimana della moda, con i riflettori di tutto il mondo accesi sulle passerelle, mentre nelle strade del centro le persone sfoggiavano i loro vestiti alla moda. Le foto di quei giorni, pubblicate un po’ ovunque, sono in netto contrasto con le foto che saranno invece esposte a una mostra che sarà inaugurata sempre a Milano, alla Fabbrica del Vapore, sabato 28 settembre. Si chiama semplicemente “Milano senza dimora”, l’ha promossa l’organizzazione indipendente Codici, in collaborazione con la direzione welfare e salute del comune di Milano e la Rete grave marginalità adulta del terzo settore e volontariato cittadino.
In questo caso i protagonisti saranno infatti, per una volta, gli “invisibili”, le tante persone senza dimora che popolano la città, con tutte le sue contraddizioni. In un certo senso, è come se questo contrasto fosse la vera anima di Milano, da un lato la capitale della moda, la città veloce dove tutto è possibile, piena di cultura e di ingegno. Dall’altro lato appunto le persone più povere, che molti fingono di non vedere, ma che esistono, a rendere evidenti le disuguaglianze del nostro tempo.
I dati
In realtà il comune di Milano sta già cercando di raccogliere più informazioni sui senza dimora, quanto meno per averne un censimento, che serve poi anche anche a chi si occupa di volontariato. Qualche mese fa ha promosso la quarta edizione di racContaMi, che è in sostanza una grande rilevazione di quanti siano gli invisibili (lo aveva già fatto nel 2008, 2013 e 2018), realizzata dalla Fondazione Debenedetti, in collaborazione con l’Università Bocconi e con la Rete grave marginalità adulta del terzo settore e volontariato cittadino.
Ha coinvolto nove enti cittadini, 31 centri di accoglienza per persone senza dimora e circa 1500 cittadini volontari, che hanno realizzato una sorta di grande indagine su tutto il territorio, a partire dal conteggio fatto direttamente in strada.
I risultati sono questi: a Milano lo scorso febbraio c’erano 791 persone in strada, 1089 nei centri di accoglienza e 463 nell’accoglienza residenziale diffusa, per un totale di 1552 persone senza una casa. In percentuale sono lo 0,17 per cento della popolazione, ma sono comunque una quota importante.
Anche perché – ad accentuare ancora di più il contrasto – c’è il fatto che il 31 per cento delle persone contate si trova in centro, nel municipio 1, il cuore della città, dove c’è il Duomo e dove ci sono le vie dello shopping. Il 38 per cento è in questa condizione perché è senza lavoro (o lo ha perso). Il 16 per cento a causa di uno sfratto o di una migrazione. L’11 per cento per la fine di una relazione. Il 2 per cento dopo essere uscito di prigione.
La mostra
Già questi dati, per quanto figli della fredda statistica, fanno capire che le vicende dei senza dimora seguono trame diverse. L’intento della mostra, con le foto scattate da Luca Meola, è ora di dare un volto a questi invisibili, anche al di là dei numeri.
Ma non solo. Si cerca di far emergere un’altra Milano parallela, quella fatta dai servizi di accoglienza, dai dormitori, dalle mense e dal volontariato, senza però censurare la solitudine degli invisibili e le disuguaglianze che li hanno resi tali.
Per farlo, il fotografo ha collaborato attivamente con 15 persone senza dimora che hanno condiviso la loro esperienza. «Ho camminato per ore al loro fianco per realizzare questi scatti», spiega Meola. «Ho raccolto immagini e storie per documentare la loro quotidianità, spesso fatta di attività e spostamenti ripetitivi, con uno sguardo di profonda vicinanza e condivisione. In un secondo momento, sono tornato da solo nei luoghi visitati per catturare l’ambiente urbano con un approccio più distaccato e analitico, mettendo in luce le contraddizioni di una città che da un lato offre risorse e servizi fondamentali, ma dall’altro alimenta dinamiche di esclusione».
La mostra sarà inaugurata sabato 28 settembre, alla Fabbrica del Vapore in via Procaccini 4. Sarà poi visitabile fino al 6 ottobre.
A Milano
Un lavoro di questo tipo sarebbe possibile probabilmente in ogni città, visto che le difficoltà di chi è posto al margine sono le stesse in ogni realtà urbana. Ci sono inoltre poi capitali europee in cui i problemi sono anche maggiori, o dove manca qualsiasi rete di sostegno.
A Milano però assume comunque un significato particolare, proprio per questa sua caratteristica di città arrembante, che non è soltanto un’immagine stereotipata. Milano così veloce, da lasciarsi indietro qualcuno. «Questa iniziativa è un’opportunità per confrontarci con la città», ammette Lamberto Bertolé, assessore al welfare di Milano. «Non vanno sottovalutate le contraddizioni e le difficoltà che caratterizzano Milano, come tutti i grandi centri urbani. L’impegno è quello di lavorare su risposte strutturali per sostenere le persone più vulnerabili in un percorso di riscatto sociale».
Il punto è forse capire – anche grazie alla mostra – quanto i cittadini si sentano partecipi di questo discorso. Ovvero, se gli invisibili sono nascosti solo per una nostra forma di distrazione o perché ci conviene fingere che non esistano. Vederli finalmente ritratti nelle fotografie è forse il modo migliore per capirlo.
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