Nelle ultime pagine, Rosella Postorino definisce il proprio libro un “incubatoio”. Nei nervi e nel cuore (Solferino, 2024) è, infatti, memoria e ricerca feconda. La temperatura della scrittura è stabile, perfettamente calibrata; le uova sfilano su carrelli a più piani, una mano sapiente le ruota adagio, con cura, fino alla schiusa. Ciascun capitolo segue l’evoluzione di un embrione, chi scrive è anche chi si occupa della speratura: osserva l’uovo in controluce, sa che le appartiene e scopre che la definisce.

Ogni macchia, ogni ammaccatura, ogni irregolarità del guscio – anche se indesiderata, anche se frutto di un incidente o di una violenza – è destinata a venire al mondo. La scrittrice è il mondo e lo sa, è in lei che si genera ogni cosa sia già in seme ed è recuperando la memoria che avviene il delicato parto di chi ha deciso di partorire sé stessa al di fuori da sé.

Un “diario pubblico”, una macchina per l’auto-maieutica, un’arte ostetrica che – in un’epoca in cui ogni evento è filtrato dall’io – propone un movimento contrario: non guardarsi dentro per comprendere meglio il mondo, ma scrutare il mondo nell’illusione di poter intuire meglio il proprio sé. «Questo libro mi rivela in un tempo preciso, l’epoca che abitiamo», scrive Postorino, «racconta i nostri anni con l’immediatezza, la parzialità di un diario, qualcosa che non è mai definitivo, perché mai definitiva può essere la narrazione di un tempo in cui si è immersi: si è parte della storia; personaggi, prima che autori».

Opera multipla 

Nei nervi e nel cuore è un’opera multipla: un saggio, un diario, un’autobiografia, un inventario di aforismi e riferimenti che guidano chi legge nella lettura del presente. Una autoanalisi gnoseologica e tematica attraverso cui Rosella Postorino ripercorre le tappe della propria conoscenza del mondo. Attraverso questa auto ed etero osservazione, l’autrice ricerca le proprie radici più intime: non per tagliarle, ma per innaffiarle, anche quando sono germogliate nel veleno. Veleno è, innanzitutto, il patriarcato, il potere maschile che erotizza oltre il consenso e impone un veto sul corpo, gioca tra protezione e imposizione e, con sferzate di vergogna e colpa, educa all’accondiscendenza.

È il tema che attraversa in verticale questo libro, il rumore di fondo che fa da esegesi alla lettura, il metronomo che misura la scansione delle diverse tematiche che la scrittrice ha raccolto nella propria lettera senza destinatario: la maternità in tutte le sue declinazioni – voluta, negata, rifiutata, surrogata – la violenza – del linguaggio e sul corpo – l’abuso – fisico e di potere – il desiderio e il rifiuto, il sintomo e la cura, l’ambizione alla felicità come castigo, l’efficienza come imperativo categorico della società odierna, la solitudine come forma di salvezza e la scrittura come questione di vita o di morte.

L’infanzia è l’età più feconda, l’autrice la definisce «quell’adesione totale al corpo, il luogo preciso di ogni altrove». Nei bambini vengono deposte le uova mentre dentro agli occhi hanno ancora solo un “futuro di bellezza”: nulla è avvenuto o dorme solamente nei nervi e nel cuore, scrive Postorino riportando la frase di Cesare Pavese che dà il titolo al suo diario.

Se nei primi capitoli vi è l’infanzia – insieme paradiso e preludio della cacciata dall’eden – in seguito il libro non rispetta un ordine cronologico degli eventi, procede per libera associazione in un percorso terapeutico in cui il paziente e l’analista siedono, insieme, dentro la stessa persona. Rosella entra nella vecchia casa di famiglia, trova una porta aperta che supponeva fosse chiusa e lì ha un cortocircuito spaziotemporale: racconta del proprio «inconscio scassinato» e del credito che vanta con Gesù.

Il passaggio dall’infanzia all’adolescenza attraversa il corpo: prima c’è una bambina «che può dire di no perfino a un dio», poi ci sono i seni grandi, le cosce da coprire sennò le vede papà. Il desiderio maschile è il primo germe che accede alla vita di una donna e la rende femmina. È brama di un oggetto, desiderio che si presume sempre corrisposto perché una merce non rifiuta, non si sottrae, non mortifica.

Fedele a sé stessa

Rosella Postorino attraversa i propri anni di apprendistato alla scrittura e alla vita, anche ripercorrendo le umiliazioni che ha raccolto e ingoiato per il semplice fatto di essere donna. Il suo percorso interiore è come «precipitare nel buco, o attraversare lo specchio» e lo rivela con la sua lingua brillante, con il lessico denso di una prima persona che si guarda dentro. Soltanto in un caso la prima persona lascia il posto alla terza: c’è un ricordo che chiede distanza, «la storia vera di una ragazza qualunque» che si trova davanti a una porta aperta e poi sbattuta in faccia da un uomo, all’illusione di essere speciale e al disinganno di non valere niente oltre al corpo, un tanto al chilo.

È, tuttavia, la storia di una ragazza che ce l’ha fatta da sola. Non la scrittrice dei premi, delle candidature, delle traduzioni all’estero: Postorino ringrazia un’altra sé, quella con le camiciole di garza comprate sulle bancarelle, quella che cercava sempre qualcosa di cui rimproverarsi; quella che piangeva spesso e senza un apparente motivo, che non voleva deludere le aspettative e temeva di essere un inganno; quella che ha scritto e scrive «come si chiede perdono». La ringrazia per essere stata sempre fedele a sé stessa.

Punto croce

Nei nervi e nel cuore è il libro con cui Rosella Postorino si mette a nudo davanti a occhi misericordiosi: i propri. Disfa e cuce la tela dei propri sintomi e dei propri traumi, ma anche gli strappi e le rotture del mondo; si pone domande senza risposta, è in interlocuzione con sé stessa, non giudica, il suo sguardo vuole solo comprendere. «Ma so che nel mio dolore senza oggetto né rimedio a volte io trovo la forza – quando il miracolo si compie – di guardare me stessa e gli altri con occhi disarmati, persuasa solo, e senza rimpianto, di appartenere al consorzio umano».

È il punto croce del passato e del presente, l’intreccio tra vissuto individuale e collettivo, è l’attuale osservato attraverso una lente filtrante, quella che non dimentica il punto di vista dell’osservatore. La scrittrice racconta il mondo «non come altro da sé, ma come quel che ci consente di capire (o almeno di indagare) chi siamo». Si spoglia con generosità, lo fa nella consapevolezza che «conoscersi è morire», eppure non si attribuisce nessun intento eroico perché, nell’atto di ricerca del senso, «la maggioranza delle persone tenta semplicemente di salvarsi – come me».


Nei nervi e nel cuore. Memoriale per il presente (Solferino 2024, pp. 224, euro 17,50) è un libro di Rosella Postorino

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