- «Possono portarmi anche il cocktail più raffinato del mondo, ma se il ghiaccio non è di qualità, è tutto inutile». Segnatevi questa frase nel caso vi troviate a una cena stellata e non sapete cosa dire.
- «Cara Annalia, qualche giorno fa in un tuo adorabile pezzo mi hai citato come agente dell’attrice Laura Adriani, protagonista della serie di Gabriele Muccino A casa tutti bene. Questo ha fatto insorgere la categoria perché non sono il suo agente ma solo un caro amico che qualche volta le offre un aiuto».
- L’altra mattina ho incontrato la stilista Luisa Beccaria nel suo shoowroom in zona Brera. Stava facendo le prove per i modelli che sfileranno tra pochi giorni al Pitti a Firenze.
«Possono portarmi anche il cocktail più raffinato del mondo, ma se il ghiaccio non è di qualità, è tutto inutile». Segnatevi questa frase nel caso vi troviate a una cena stellata e non sapete cosa dire.
L’altra sera attovagliata al Circolino di Monza, invitata dall’amico Stefano Colombo per provare la cucina dello chef Lorenzo Sacchi – per sette anni a Barcellona, allievo del tre stelle Michelin Martin Berasategui – ho conosciuto la giornalista gastronomica Roberta Schira, accanita sostenitrice del ghiaccio prodotto dalle lussuose macchine giapponesi Hoshizaki. «Ogni cubetto misura 33 per 33 millimetri, è perfettamente cubico e perfettamente trasparente», diceva lei, aggiungendo che queste macchine costano dai 10mila euro in su. Una goduria per i fissati dell’estetica in cucina. Ci ha pensato però il barman Filippo Sisti a farmi tornare coi piedi per terra.
«Il ghiaccio conta perché diluisce il cocktail. La giusta diluizione sta al barman come la buona cottura del filetto sta allo chef. Ma non è necessario che sia perfetto. Io uso la Scotsman, macchina tedesca eccellente». Oggi Filippo è dietro al bancone del Circolino ma ci conosciamo da almeno una decina d’anni, quando fu scelto da Carlo Cracco per il bar del suo locale La Segheria, e io passavo di lì molto spesso.
Una volta, a una festa, c’era anche Marta Marzotto. «Beveva solo champagne Perrier Jeux Belle Epoque con dentro il ghiaccio», ricorda Sisti. «Non mi faceva impazzire l’idea dello champagne diluito, ma devo anche a lei lo sforzo di capire quale ghiaccio fosse migliore per i drink». Grazie Marta, anche per questo.
Chiamate il suo agente!
«Cara Annalia, qualche giorno fa in un tuo adorabile pezzo mi hai citato come agente dell’attrice Laura Adriani, protagonista della serie di Gabriele Muccino A casa tutti bene. Questo ha fatto insorgere la categoria perché non sono il suo agente ma solo un caro amico che qualche volta le offre un aiuto».
Mi sono svegliata con questo messaggio stamattina, che arrivava dall’amico Roberto Bisesti, ufficio stampa di tanti attori - Isabella Ragonese, Adriano Giannini, Francesco Scianna, Stefania Rocca, Valentina Bellè, Giuseppe Zeno e Giuseppe Spata tra quelli che mi vengono in mente.
Lui è talmente attento ai suoi ragazzi - così li chiama quando ci incontriamo a colazione e mi parla di loro - che io ho erroneamente scritto che ne è l’agente. Quindi tranquillizzo gli animi degli addetti ai lavori e assicuro che Roberto non ha intenzione di cambiare mestiere. Almeno per ora.
Il biglietto di Halle Berry
L’altra mattina ho incontrato la stilista Luisa Beccaria nel suo shoowroom in zona Brera. Stava facendo le prove per i modelli che sfileranno tra pochi giorni al Pitti a Firenze. Viaggia sempre tra New York e Castelluccio, la sua residenza in Sicilia, vicino a Noto, dove ospita gli amici e la stampa inglese che la ama - ha vestito lei alcune cugine reali per le cerimonie pubbliche, compresa l’incoronazione di Carlo. I suoi abiti sono il sogno di tante che in alcuni casi rimane tale, visto che costano dai 2 mila - quelli da cocktail - ai 14 mila euro - l’abito da sposa senza modifiche. E poi si sale a oltranza. Lo stile è romantico all’ennesima potenza, se ti piace Balenciaga o Versace non fa per te.
Lei se ne accorge e m’incalza: «Che noi donne siamo forti lo sanno tutti, e non è qualcosa da dover continuamente ribadire. Anzi, ora il rischio è che l’uomo s’impaurisca troppo. Qualcuno pensa che la mia sia una moda casta ed eterea, e invece ha un contenuto molto sensuale. Io sento storie di donne che quando avevano su un nostro abito hanno trovato la persona giusta. Gli uomini li amano perché hanno un’unica lampo, la sottoveste e sono trasparenti».
E infine: «Il primo biglietto di ringraziamento l’ho ricevuto nel duemila da Hally Berry che aveva messo un mio abito per un primo appuntamento. Mi scrisse: “I’m a girl from Bronx but i feel like a princess”». E pare che con l’abito di Luisa avesse conquistato il musicista Eric Benét con cui si è sposata l’anno dopo - e poi separata e poi risposata e ora non saprei. Passare nel mondo dei fiori di Luisa è stata una boccata d’aria, per noi donne che in questi giorni guardiamo i maschi con fare indagatore dopo il folle femminicidio di Giulia Tramontano. Peccato solo che uscita dallo showroom sia entrata dal fruttivendolo di via Formentini e abbia speso 15 euro per un’insalata e tre zucchine. Ma oggi mi faccio andare bene pure questo.
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