Questo è un nuovo numero di Cose da maschi, la newsletter di Domani dedicata a nuovi e antichi paradigmi di genere. Per iscriverti gratuitamente alla newsletter, in arrivo ogni mercoledì pomeriggio, clicca qui
Cristo, ci dice Matteo, non portava la pace ma la spada. L’arcangelo Michele e San Paolo, pure, portano la spada. Sono spade che dividono, anche, il bene dal male, spade simboliche come quella del re perfetto evocato in tanti capitoli (e poi altrettanti episodi) di Game of Thrones come un eroe, maschio o femmina, capace di brandire una spada fiammeggiante per illuminare le tenebre d’un mondo in rovina. Ma sono spade, almeno le ultime due, anche iconograficamente concrete, che scintillano nei quadri e pesano sui piedistalli delle statue.
L’iconografia della spada mi ha sempre rapito, da aspirante ninja e cavaliere jedi, e dunque in questa seconda settimana cavalleresca ho indugiato, nell’articolo che trovate qui su Domani online, sul rapporto tra lame, genere e giochi tra bambini.
La storia centrale che racconto nel pezzo di questa settimana, invece che concentrarsi sugli eroi dell’epica classica e cavalleresca o su quelli di fumetti e film a loro ispirati, è quella delle spade che speravo di incrociare con mia sorella. Il suo arrivo mi era stato annunciato come quello di un nuovo amico sempre disponibile, sempre pronto a giocare con me, e il gioco che volevo giocare con lei era quello della scherma, che quasi sempre mi toccava giocare con nemici immaginari.
A lei però, di duellare con me, fregava poco, anche quando era grande abbastanza per farlo. Una beffa. Ma alla spada che le conferii, destinata a lei perché copia più piccola di una katana di plastica mia che amavo particolarmente, si affezionò, dandole addirittura un nome. Le interessava quel giocattolo in sé, non il gioco che se ne poteva fare, e in questo era forse più cavaliere di me, aspirante jedi senza un nemico alla pari.
Ogni eroe che si rispetti, infatti, corrisponde a una spada specifica, con una sua personalità e volontà. Artù ha Excalibur, certo, ma Orlando ha Durlindana, i nobili delle grandi case di Game of Thrones hanno le loro spade di acciaio di Valyria dai ridicoli nomi cafoni, Aragorn ha Narsil, e anche Luke Skywalker ha una spada laser specifica, di sua costruzione, che negli ultimi tre film è stata praticamente la vera protagonista della saga di Star Wars. Maschi si diventa, come si diventa eroi, e forse si diventa maschi meglio se si impara presto che il gioco più bello non è far finta per davvero (o davvero fingere) di duellare, ma rendersi conto che non c’è bisogno di una spada se si ha voglia semplicemente di danzare, di essere eleganti, di dare un nome speciale alle cose preferite.
Nell’ultimo paio di mesi queste newsletter si sono dilungate un po’. Quindi per una volta, non avendo da presentare ulteriori articoli di collaboratrici e collaboratori (ma diversi sono in cantiere, stay tuned!), la faccio un po’ breve.
Vorrei però segnalare un’iniziativa bellissima e ormai di respiro internazionale: questo aprile si celebra il primo Lgbt+ History Month Italia. Il modello è quello che già esiste in altri paesi, come gli Stati Uniti e il Regno Unito, ma la concezione è profondamente legata alla storia del nostro movimento Queer, di cui Lucas Ramos ci ha raccontato un po’ qualche mese fa per Cose da maschi.
Aprile è infatti il mese in cui, esattamente cinquant’anni fa, si tenne la prima manifestazione pubblica organizzata dalla comunità lesbica, gay, bisessuale e transessuale in Italia. Protestavano, a Sanremo, contro la patologizzazione della diversità sessuale, fuori dal “Congresso internazionale sulle devianze sessuali” organizzato dai sessuologi cattolici che avallavano orrori medievali come le terapie di conversione.
È anche grazie alle rivoluzionarie e ai rivoluzionari che, da allora, hanno lottato e militato per sfondare gli argini bigotti della concezione dell’identità, della dignità e della performance di genere se oggi possiamo parlare di maschilità in modo ampio, giocoso, divertente e trasversale su piattaforme mainstream, partendo dal Vangelo di Matteo e arrivando alla Stonewall italiana (o mettendo insieme Dante e Mahmood, le drag queen e la Gerusalemme liberata, i Bluvertigo e Leonardo da Vinci) senza forzare la mano né suonare poi tanto alieni, in questa fase di lento ma inesorabile cambiamento delle coscienze.
E dunque per gratitudine nei confronti di questo attivismo decennale, in onore del movimento Queer italiano, vi invito a scorrere gli eventi organizzati e raggruppati dal collettivo che ha lanciato questo aprile di studi, celebrazioni, riflessioni e feste, sperando che diventi un appuntamento intessuto nella coscienza culturale del nostro paese. Buon Lgbt+ History Month Italia!
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