Il famoso scrittore ha in preparazione un nuovo romanzo, quando riceve una chiamata dall’ufficio marketing della casa editrice congiuntamente al suo ufficio stampa.

«Bisogna cominciare a far girare un po’ di copie», lo avvisano.

«Di già? Ma io non ho nemmeno finito il primo giro di bozze!».

«È lo stesso, non saranno certo una dozzina di refusi in più o in meno a modificare la tua voce inconfondibile!».

«E quindi?».

«Faremo preparare qualche copia staffetta per il distributore e per i librai».

Promozione

Lo scrittore accetta di buon grado, convinto che iniziare a sedurre un pezzo importante della filiera editoriale sia il primo passo verso il successo. Le copie – con una copertina provvisoria – sono pronte in poco tempo, e inviate a svariati promotori e librai.

Lo scrittore riceve anche la telefonata del suo agente.

«Ci servono un po’ di copie», gli viene detto.

«Ma non ho nemmeno chiuso le bozze!», prova a obiettare lo scrittore.

«Poco male, devo dare il testo ai miei co-agenti esteri, per cominciare una strepitosa promozione internazionale del tuo romanzo, così lo faremo uscire contemporaneamente in più paesi».

Anche in questo caso lo scrittore si lascia convincere abbastanza facilmente, perché le traduzioni all’estero fanno curriculum, e rendono molto più appetibile il titolo sul mercato nazionale.

Passa solo qualche giorno e lo scrittore viene disturbato ancora dall’ufficio stampa.

«Hai finalmente chiuso il libro?» gli domanda.

«Sì, credo che sia stato spedito in tipografia».

«Benissimo, così appena abbiamo le copie fisiche cominciamo con gli invii mirati agli amici che mi hai segnalato».

Lo scrittore è contento di questo passaggio, e la casa editrice organizza perfino un firma copie in modo che un centinaio di copie del romanzo abbiamo sul loro frontespizio una bella dedica ispirata e un autografo.

Influencer

Lo scrittore a questo punto tira un poco il fiato e si appresta a godere del momento in cui il suo nuovo romanzo uscirà effettivamente – manca ancora qualche settimana, in effetti –, ma dalla casa editrice non sono dello stesso avviso: bisogna che del libro si cominci a parlare subito, fin da ora, deve crescere l’attesa e l’attenzione, quanto più sapranno costruire un percorso di avvicinamento attivo all’uscita tanto più il clamore e il dibattito e le vendite che ne scaturiranno saranno strepitosi!

Così lo scrittore si presta a rilasciare interviste sul nuovo romanzo a questa o quella testata, quotidiani ma anche periodici, riviste patinate e i cosiddetti femminili (considerando che ormai leggono solo le donne, questi ultimi da sempre ritenuti assai strategici).

Un giornale molto in vista – allegato di un quotidiano prestigioso – a dieci giorni dall’effettiva uscita regala allo scrittore perfino la cover story, con tanto di fotografia pensosa davanti a una libreria in copertina, dove viene data un’ampia anticipazione del romanzo, l’intero primo capitolo. Tutto questo sforzo comporta un notevole invio di pdf e copie cartacee del libro a svariate redazioni, nonché invii mirati a direttori, vicedirettori e caporedattori, fino a toccare in certi casi semplici giornalisti, amministrativi (mai sottovalutare la contabilità di un’azienda!) e qualche usciere col pallino della letteratura. E le radio? E le tv? Non vorremo mica fare l’errore supremo di snobbare i media più pervasivi a favore della sola carta stampata? Subito un numero imprecisato ma considerevole di copie viene dato in pasto al mainstream più bieco in cambio di diffuse anticipazioni sulla trama spoilerata in lungo e in largo.

«Oh, chi manca adesso?» chiede lo scrittore, pensando di fare una battuta che in realtà la casa editrice prende molto sul serio.

«Bisogna inviare il romanzo agli influencer».

«A chi?».

«Non scherzare per piacere, che il momento è delicato. La rete deve parlare del romanzo, bisogna creare una serie di hashtag a tema, il popolo del web deve seguirci».

Unboxing da favola

Lo scrittore a questo punto tentenna. «Ma i lettori?».

«Chi?»

«I lettori, quelli che un tempo avevano la funzione di leggere».

«Che ce ne importa dei lettori, quando possiamo avere dalla nostra parte i bookblogger?».

Vengono così inviate decine di copie – sia pdf sia cartacee, a seconda dei singoli contesti e delle particolari esigenze – a figuri che a vario titolo si occupano di letteratura su internet, TikToker che fanno gag letterarie, Instagrammer che fotografano libri a colazione, Tweetstar che cinguettano recensioni. In questa fase viene coinvolto anche il social media manager della casa editrice, che comincia a bombardare quotidianamente i vari network con messaggi promozionali, sponsorizzazioni, grafiche ad hoc sul romanzo.

«Ci faranno unboxing da favola! – dice il social media manager, mentre come un virtuoso dell’autopsia si appresta a dissezionare il testo, parcellizzandolo in una miriade di brevissime citazioni che, nella migliore delle ipotesi, sarà l’unica cosa che sopravviverà all’oblio.

L’ultima ruota

Lo scrittore stavolta è contrariato, quasi inorridito, al cospetto di questa profusione di banner e flyer che cominciano a spuntare come funghi sulle home page dei siti più disparati, community di lettori virtuali per i quali la lettura ha smesso di essere un fatto privato e intimo, ma esiste soltanto come attività pubblica, gesto ostentato, esibizione sfrenata di competenze, carnevale (o carnevalata) del giudizio.

Proprio riflettendo sulla deriva della lettura – e quindi della ricezione della sua opera – lo scrittore si decide a chiamare l’editore in persona, per una volta scavalcando sia l’ufficio marketing sia l’ufficio stampa.

«Abbiamo spedito il libro a chiunque tranne che ai critici», osserva.

L’editore storce il naso. «Caro mio, la critica non tira più. Spedire il libro a un critico equivale a sprecare una copia».

«Ma come? E le riviste? E le pubblicazioni universitarie? E i supplementi culturali?».

«Contano solo i social network. Ti hanno letto i migliori TikToker, Instagrammer e Tweetstar!».

«Dice che va bene così?».

L’editore scoppia a ridere. «Voi scrittori tendete a diventare isterici prima dell’uscita del libro. Il risultato commerciale non dipende da voi, voi avete soltanto scritto, siete l’ultima ruota del carro, non contate niente».

All’uscita

Quando manca una settimana dall’uscita effettiva lo scrittore, non senza qualche titubanza, risponde all’ennesima chiamata congiunta dell’ufficio marketing e dell’ufficio stampa.

«Che c’è ancora? Ormai stiamo per andare in libreria!» si lascia scappare, quasi sfogandosi.

«Il libro è ovunque e ne stanno già parlando tutti», gli dicono. «Ma abbiamo pensato a un’ultima trovata, un colpo che consentici di definire geniale».

«Quale colpo?».

«Anticipiamo l’uscita di ventiquattr’ore, come regalo supplementare a tutti quelli che stanno aspettando ormai da settimane».

«E cosa cambia se lo facciamo uscire ventiquattr’ore prima?».

«Niente, assolutamente niente! È una trovata pubblicitaria, un modo come un altro perché del libro si continui a sparlare, si continui a chiacchierare!».

Lo scrittore, suo malgrado, acconsente, anche se in cuor suo teme quel che poi accade. Quando arriva il giorno dell’uscita effettiva il nuovo romanzo vende zero copie: l’avevano già letto o finto di leggere tutti.

 

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