Due autori parlano della natura di Peppa Pig, di fatto uno dei cartoni animati più innocui mai creati. Chi potrebbe mai offendere?
- Due autori parlano della natura di Peppa Pig, di fatto uno dei cartoni animati più innocui mai creati.
- Pensato per bambini in età prescolare, in realtà ha riscosso fin da subito un successo straordinario anche presso gli adulti. Il motivo è semplice, si tratta di un potente ansiolitico
- Nel mondo di Peppa Pig trionfa un’armonica cosmica, tutti i suoi livelli sono esenti da inquietudini. Chi mai potrebbe prendersela con Peppa Pig? Forse qualche politicante nostrano nostalgico della censura
«Abbiamo fatto il cartone più buono della storia dei cartoni».
«È vero, ma è proprio per questo che abbiamo avuto successo».
«Dici?».
«Ne sono sicuro. Peppa Pig non piace solo ai bambini, ma anche ai genitori perché è un potentissimo ansiolitico».
«Meglio dello Xanax?».
«Molto meglio. A differenza della stagione dei cartoni animati cattivi e politicamente scorretti che hanno imperversato negli anni Novanta, Peppa Pig ha inaugurato una nuova epoca di minimalismo acritico».
Un mondo rassicurante
«Io preferivo i Simpson, South Park e I Griffin…».
«La satira corrosiva inquieta. Vuoi mettere offrire una fuga in un mondo rassicurante? Se per i bambini Peppa Pig rappresenta il dizionario che contiene l’abc delle cose, per i grandi è una sorta di paradiso artificiale nel quale, per fare solo qualche esempio, si riesce sempre a trovare parcheggio con la macchina, non ci sono mai code (ci si trovi dal dentista, in una biblioteca, o al supermercato), e i nonni sono sempre ben contenti di occuparsi dei nipotini».
«Vabbè non abbiamo inventato niente di nuovo. I motivi di continuità rispetto alla tradizione sono innumerevoli. Innanzitutto l’antropomorfismo, animali umanizzati nella migliore tradizione Disney».
«Ma rispetto agli animali antropomorfi dei vecchi cartoni animati, qui ogni personaggio conserva almeno il suo verso originale. Peppa e la sua famiglia, tra un discorso e l’altro, grugniscono. Questo consente al telespettatore di retrocedere in una dimensione preverbale, fortemente ipnotica, inconsciamente affabulatoria. Peppa Pig è un canto gregoriano postmoderno che, nel farsi rito della famiglia contemporanea, predica il ritorno all’essenziale».
«Sono anni che andiamo avanti con questa formuletta. Ok, funziona, ma vorrei introdurre un elemento di rottura…».
«Peppa Pig è un prodotto infrangibile! L’armonia cosmica permea tutti i suoi livelli. Da un punto di vista narrativo, non esiste la figura classica del cattivo, dell’antagonista, del corruttore. La storia procede per piccoli o grandi colpi di scena che rientrano tutti al di qua del bene familiare e comunitario: non c’è in Peppa Pig l’equivalente di un Gargamella per i Puffi».
«Ci sarà un modo per essere un po’ più affilati. Ci sarà un livello permeabile alla cattiveria…».
«Mi dispiace, ma la fortezza non ha crepe. Pensa all’urbanistica del mondo di Peppa. Sia Topolino sia Paperino vivevano in metropoli – Topolinia e Paperopoli – che quanto a caos, smog e pericoli erano futuristiche. L’organizzazione del mondo di Peppa Pig invece ricorda più un villaggio. È come se ci trovassimo sopra un prato gibboso, e ogni tanto su una collina spuntasse una casa, o una scuola, o un museo».
«Intendi dire che la società non è stratificata, non sono rappresentate diverse classi in conflitto tra loro?».
«Bingo! Nonostante le diverse specie animali messe in scena, non assistiamo mai a un conflitto darwiniano. C’è un unico gruppo ristretto di individui che riescono ad essere una vera e propria comunità solidale: il sogno utopistico di molti».
«Cambiassimo anche impercettibilmente il disegno?».
«Sei pazzo? È il vero marchio di fabbrica di Peppa Pig! Il tratto è così elementare che Peppa Pig può sembrare un cartone animato disegnato da bambini. Le linee e i colori sono netti, mai una sfumatura, mai nessun elemento che introduca la minima ambiguità fenomenologica».
«C’è lo sforzo da parte dei disegnatori di ottenere un effetto bidimensionale da pala d’altare bizantina…».
«L’effetto ancora una volta è potentemente sedativo. Nessuna vera criticità ci verrò presentata durante le puntate, se non quelle che servono per dare una dinamica alla storia».
«Che abominio, abbiamo creato un mondo nel quale tutto è risolvibile!».
Qualcosa di scorretto
«Non a caso per aggiustare le cose rotte nove volte su dieci basta spegnerle e riaccenderle: funziona così per il computer di mamma Pig, o per l’autolavaggio del signor Toro. Con ogni probabilità a nessuno verrebbe in mente di paragonare i protagonisti di Peppa Pig ai grandi filosofi della storia dell’umanità, come in passato è successo per il cartone animato I Simpson. Ed è questo che ne ha decretato il successo».
«Dai, facciamo qualcosa di scorretto!».
«Scherzi? La produzione ci licenzierebbe su due piedi.
«Una cosa piccola, impercettibile. Introduciamo un nuovo personaggio e gli diamo una famiglia con due mamme».
«Uhm, solo questo? Non mi sembra poi granché, nel 2022 ormai certe cose sono accettate dalla maggior parte delle persone. Chi potrebbe mai arrabbiarsi???».
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