- La fetta di americani senza appartenenza religiosa è cresciuta dal 6 per cento nel 1991 al 28 per cento nel 2021.
- Scavando nei dati più a fondo, tuttavia, la semplice etichetta di “secolarizzazione” non sembra catturare adeguatamente queste tendenze.
- La maggior parte degli americani che non hanno religione tuttavia crede in un qualche tipo di Dio o spirito universale.
A qualche isolato dall’università di Washington a Seattle non c’è uno, bensì due centri che offrono servizi di veggenza. In entrambi si possono richiedere chiromanzia, chiaroveggenza, purificazione dell’aura, lettura della sfera di cristallo, analisi dei sogni, bilanciamento dei chakra, lettura dell’aura psichica, regressione della vita passata e lettura dei tarocchi.
Per ogni città americana ci sono annunci simili di sensitivi professionisti su Google maps, tra cui 20 a Philadelphia, 17 a Memphis e 18 a St. Louis. Il Pew Research Center riporta che il 41 per cento degli americani crede nei sensitivi.
Gli stessi sondaggi indicano che il 29 per cento degli americani crede nell’astrologia e molti cercano una guida per la propria vita negli astri. Si possono facilmente scaricare app sofisticate che promettono consigli personalizzati e che hanno sostituito gli oroscopi, letti dalle generazioni precedenti sui giornali.
Co-Star, una delle app leader, dichiara di usare «i dati della Nasa, combinati con i metodi di astrologi professionisti, per generare algoritmicamente intuizioni sulla personalità e il futuro di una persona». Secondo una società di marketing, il «mercato dei servizi mistici» – che include ma va ben oltre le app di astrologia – ammonta a 2,1 miliardi di dollari negli Stati Uniti.
Dio è morto?
L’interesse costante per il misticismo alimenta i perenni dibattiti sulla religione e su ciò che, se esiste, si può conoscere oltre i limiti della scienza. Più di mezzo secolo fa il settimana Time ha contribuito a questi dibattiti con la famosa storia di copertina: “Dio è morto?”.
Gli sviluppi successivi hanno confermato gli sforzi della rivista di far fronte alle conseguenze di un’America secolarizzata. La fetta di americani senza appartenenza religiosa è cresciuta dal 6 per cento nel 1991 al 28 per cento nel 2021, mentre la partecipazione settimanale ai servizi di culto è diminuita di un più di un terzo.
Scavando nei dati più a fondo, tuttavia, la semplice etichetta di “secolarizzazione” non sembra catturare adeguatamente queste tendenze. La maggior parte degli americani che non hanno religione tuttavia crede in un qualche tipo di Dio o spirito universale.
Una ricerca dell’Università del Kent nel Regno Unito indica che anche gli atei non abbracciano in modo coerente la razionalità scientifica che molti intellettuali avevano previsto come sostituto della religione.
In particolare, la ricerca rivela che la maggior parte degli atei negli Stati Uniti e in molti altri paesi sposano almeno un credo tra l’astrologia, il karma, gli esseri soprannaturali e qualche altro fenomeno soprannaturale e mistico.
Anche l’altro lato dello spettro religioso è internamente incoerente. Uno sviluppo che farebbe venir voglia di urlare a un qualsiasi predicatore fondamentalista, è che un quinto degli evangelici oggi crede nella reincarnazione.
Altri evangelici traggono il nutrimento religioso da risorse online che hanno dubbie connessioni a qualsiasi insegnamento cristiano storico. Studi di scienza politica e sociologia mostrano che cristiani di tutti i tipi spesso leggono le loro alleanze politiche nella Bibbia, invece di usare la Bibbia a guida delle proprie posizioni politiche.
Credo a ciò che voglio
Più della pura secolarizzazione, pertanto, abbiamo assistito a uno spostamento verso quella che potrebbe essere chiamata una religione fai-da-te. Qualcuno ancora va a messa, ma poi sceglie a piacere a cosa credere e a quali pratiche attendere secondo il proprio gusto personale.
Non è solo il “self-service cattolico”, c’è il self-service evangelico, quello dei musulmani e degli ebrei. Nel frattempo chi ha abbandonato del tutto la religione organizzata spesso esplora il mondo del paranormale, pur conservando la fede in Dio.
La religione fai-da-te, va notato, non è un fenomeno nuovo. Chi vive in una società politeista l’abbraccia quasi per definizione, perché ci sono così tante scelte disponibili a seconda del dio che si vuole adorare.
Anche in una cultura monoteista, la gente comune spesso mescola credenze e pratiche non approvate con qualunque cosa i loro leader religiosi definiscano ortodossia. Durante il medioevo, ad esempio, la chiesa cattolica si adoperò con costanza per eliminare tutti gli elementi pagani che gli europei mescolavano al cristianesimo.
Ciò che è cambiato nell’America odierna non è l’esistenza ma la predominanza della religione fai-da-te. Il Ventesimo secolo è stato un momento alto per la religione organizzata, che non solo ha strutturato le vite, ma ha anche esercitato un’influenza culturale.
Oggi, tra credenti che frequentano le funzioni in modo più limitato e molti americani che dichiarano di non avere alcuna affiliazione religiosa, le possibilità che si mescolino idee provenienti da fonti diverse sono maggiori. I fedeli che rimangono e che sembrano tradizionali, tuttavia, spesso combinano l’educazione ricevuta dai loro pastori e sacerdoti con il flusso infinito di materiali non ortodossi che trovano online.
La Generazione Z
Questo movimento si intensifica tra i giovani. Molte delle tendenze sociali inizialmente nascono tra i giovani, e questo è certamente vero per quanto riguarda la religione. Nella Generazione Z, generalmente definita come i nati dopo la metà e la fine degli anni Novanta, la percentuale di chi non si affilia a una religione ha raggiunto il massimo storico. Tra chi conserva un’identità religiosa, la partecipazione ai servizi di culto è precipitata.
I giovani poi sono i rappresentanti, in modo sproporzionato, degli appassionati di astrologia, tarocchi e varie forme di misticismo New age. Spesso abbinano le loro esplorazioni del paranormale ad attività religiose standard come la preghiera.
Per dirla semplicemente, la religione fai-da-te ha significato per i giovani un sostanziale ritiro dalla partecipazione religiosa in una comunità organizzata, ma non un ritiro significativo dal credo religioso e mistico.
Che differenza fa questa distinzione nella vita della Generazione Z? Molti studi hanno mostrato che la partecipazione attiva in una comunità religiosa migliora la salute, la felicità e la stabilità sociale di una persona.
Una comunità di persone affini può prendersi cura di una persona quando è malata, suggerire opportunità di lavoro e dare quel supporto sociale che è contributo alla salute mentale. I modelli statistici però registrano la partecipazione religiosa di una persona, non dicono se il credo religioso di per sé porta sistematicamente vantaggi aggiuntivi.
In altre parole, la Generazione Z ha perso la parte migliore della religione, e cioè quella sua capacità di connettere la persona con una comunità che dà amicizie, struttura, mentori e significato.
Sono tempi difficili per i membri della Generazione Z. Le loro vite sono documentate e reclamizzate sui social media, dove il pericolo di ostracismo per aver detto o fatto la cosa sbagliata è enorme. I Gen Z sono cresciuti tra l’incertezza economica, rese dei conti razziali, debiti studenteschi, conflitti politici e, più recentemente, una pandemia che ha interrotto le interazioni sociali di ogni tipo.
Non sorprende che i tassi di ansia, depressione e autolesionismo siano aumentati vertiginosamente. Allo stesso tempo, la maggior parte dei membri della Generazione Z non ha quel manto protettivo che le comunità religiose offrivano alle generazioni precedenti.
Un fenomeno complesso
Tutti questi sviluppi rivelano la complessità della secolarizzazione. Per molti decenni gli intellettuali hanno atteso impazientemente un declino della religione che pensavano avrebbe inaugurato un’èra di ragione, scienza e vite migliori per tutti. Le esperienze della Generazione Z dimostrano che le credenze religiose e mistiche possono perdurare anche quando la partecipazione alla vita di una comunità religiosa diminuisce.
In linea di massima altre forme di comunità potrebbero sostituire ciò che si può avere dalla religione. Ad esempio, le persone possono partecipare a gruppi di discussione online basati su interessi condivisi. In realtà, però, la religione organizzata è più efficace, rispetto alle sue alternative, nell’unire le persone. Può offrire rituali, dottrine e pratiche condivise attraverso interazioni dal vivo di cui gli esseri umani hanno sviluppato un bisogno.
Qualunque altra cosa siano in grado di fare per una persona, la religione fai-da-te e le forme di comunità online non possono tuttavia facilmente replicare ciò che un tempo la religione organizzata era capace di offrire.
Il declino della religione organizzata ha aperto un varco per altri strumenti che si offrono di dare significato e scopo alla vita. Per molte persone oggi, e specialmente tra i giovani, la politica riempie quel vuoto in modi che alimentano polarizzazione e tribalismo.
Quando una persona si impegna intensamente in politica ciò che è in ballo può sembrare esistenziale. Il paese letteralmente cesserà di esistere, pare, se “l’altra parte” prevarrà.
Storicamente, com’è ovvio, la religione stessa ha spesso alimentato controversie politiche. Si poteva prevedere che attaccamenti religiosi più deboli avrebbero reso più facile per le persone unirsi in un progetto politico comune. Ma in realtà non è andata così e ora abbiamo un motivo in più per ripensare i vecchi presupposti sul processo di secolarizzazione.
Mark Alan Smith è professore di Scienze politiche e professore a contratto di Religione comparata e comunicazione all'Università di Washington.
Questo articolo è stato pubblicato sulla rivista online Persuasion.
Traduzione di Monica Fava.
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