Per il suo esordio a Sanremo, Ghali ha scelto una canzone che ha ideato con Michelangelo – il produttore polistrumentista di Blanco – e con Tropico (Davide Petrella, uno degli autori più prolifici quest’anno a Sanremo). Arriva all’Ariston dopo esserci già stato come ospite nel 2020. Allora aveva fatto un’entrata a sorpresa, fingendo di cadere dalla scalinata – anche se in realtà era stato un ballerino a fare da controfigura, ma poco importa –, ora porta forse il testo più impegnato. «Ma come fate a dire che qui è tutto normale / Per tracciare un confine / Con linee immaginarie bombardate un ospedale».

La canzone è un dialogo immaginario con un alieno che, fra tante atrocità, fa comunque capire che la vita sulla Terra non è poi così male: «Sto già meglio se mi fai vedere / Il mondo come lo vedi tu». Ed è un po’ come dire che per rivalutare tante questioni basta cambiare prospettiva.

Chi è Ghali

Ghali è tornato dopo quasi un anno di pausa, in cui ha detto di aver viaggiato per il mondo in cerca di ispirazioni. La sua natura artistica (e personale) è questa: fatta di contaminazioni che diventano musica. In questo caso con un alieno, più in generale fra culture diverse, capaci di dare nuovi colori a un’idea.

Nato nel 1993 nella periferia di Milano da genitori di origini tunisine, ha vissuto in un contesto di microcriminalità, che lo ha portato anche in un carcere minorile. Ha trovato il riscatto proprio nella musica, prima nel rap, poi piano piano contaminato da pop, trap e altre sonorità.

Dopo i primi esperimenti, diffusi perlopiù su YouTube, ha fatto il salto nel 2016 con una serie di canzoni di straordinario successo, riprese spesso anche nelle pubblicità: Ninna nanna, Pizza kebab e Casa Italia. 

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