Cari adulti,

questo libro nasce dal desiderio profondo di creare uno strumento per confrontarci con uno dei temi più controversi del nostro tempo: la mascolinità.

È un libro che è cresciuto come il frutto di un esercizio di ascolto, di amore, e di fiducia radicali. Tre cose che non possono e non devono mai mancare quando ci si relaziona ai bambini, femmine o maschi che siano.

Quando, qualche anno fa, scrissi Storie della Buonanotte per Bambine Ribelli partii da una convinzione: le bambine non sono meno ambiziose, meno interessate alla leadership, meno competitive dei maschi… siamo noi che trasmettiamo loro una cultura della subalternità, per poi chiamarla "natura”.

E i maschi?

È possibile che per quanto riguarda loro ci sia in atto un meccanismo simile? Che non siano “naturalmente” meno empatici, o più aggressivi, ma che siamo noi a trasmettergli una cultura dell’apatia e della sopraffazione come unico modo per onorare la propria mascolinità?

Per provare a rispondere a questa domanda, mi sono messa a studiare le storie che hanno creato nei bambini una serie di aspettative su cosa voglia dire “essere uomini”.

Ho scoperto che i personaggi maschili nelle fiabe non sono liberi come pensavo, e che della loro vita interiore spesso non sappiamo nulla. Non sappiamo cosa provi il principe azzurro quando si sposa, né sappiamo come si senta il padre di Biancaneve quando viene costretto a separarsi dalla sua unica figlia dopo essere rimasto vedovo. Non sappiamo se hanno conflitti con le famiglie di origine (un tema invece molto presente per i personaggi femminili). Il ruolo dei maschi nelle fiabe è principalmente uno: conservare l’integrità del regno – e poco importa se nel processo perdono la propria.

La Bestia e Quasimodo

Fra i pochissimi personaggi famosi delle fiabe classiche di cui conosciamo i sentimenti ci sono la bestia ne La bella e la bestia e Quasimodo in Il gobbo di Notre Dame. Il messaggio è chiaro: i maschi che mostrano le proprie emozioni vengono allontanati dalla comunità, che li disprezza a tal punto da costringerli al totale isolamento.

Le cose non migliorano con eroi più moderni: i supereroi e James Bond, infatti, vivono sempre una doppia vita, e per questa ragione sono spesso condannati alla solitudine: è solo la parte massimamente performante del sé che può essere presentata in pubblico, il resto della propria identità, i dubbi, il dolore, l’incertezza… devono rimanere nell’ombra.

Nelle storie che ci siamo tramandati, con le quali abbiamo raccontato ai maschi qual è il posto che gli spetta nel mondo, la capacità di tenere nascosta la propria vera identità è una qualità ammirevole, e l’alienazione dalle emozioni una virtù da condottieri.

Questa rivelazione mi ha atterrito.

Se stiamo insegnando ai bambini maschi che è impossibile che il mondo li accetti per intero… come possiamo sorprenderci della mancanza di integrità che è così caratteristica di alcune incarnazioni particolarmente problematiche della mascolinità? E qual è il prezzo che pagano gli uomini adulti per aver interiorizzato – fin da bambini – la credenza che l’unica parte di loro che può essere mostrata agli altri è la capacità di compiere imprese mirabolanti?

Ho passato molti mesi in compagnia delle ricerche di psicologi, antropologi e sociologi che hanno studiato la formazione dell’identità maschile da diversi punti di vista: il quadro emerso ha cambiato in modo molto significativo la mia percezione non solo dei bambini e dei ragazzi, ma anche degli uomini.

Ho scoperto quanto sia dannoso il mito del maschio forte e silenzioso, ma anche quanto poco equipaggiati ancora siamo per riconoscere e prenderci cura della preziosissima vita interiore dei nostri ragazzi.

Contro qualsiasi evidenza scientifica, ci siamo convinti che i ragazzi sono “più semplici” delle ragazze, che le loro identità sono meno sfaccettate, i loro bisogni più “rudimentali”. Queste convinzioni ci impediscono di osservare i nostri ragazzi con la dovuta attenzione, di aiutarli a coltivare la loro vita emotiva e spirituale con la dovuta cura. Ci impediscono perfino di renderci conto quando hanno bisogno di noi.

E allora che si fa?

Storie Spaziali per Maschi del Futuro è la mia risposta a quella domanda.

Ognuna delle fiabe contenute in questo libro è pensata per affrontare un tema cardine nella formazione dell’identità maschile: dalla relazione con la figura paterna alla gestione degli squilibri di forza, dal riconoscimento delle emozioni oltre la rabbia all’esplorazione impavida della propria identità di genere, dalla scoperta di un romanticismo che non ha bisogno di eroi all’importanza di saper tornare sui propri passi, e di saper riparare ciò che è rotto dentro e fuori di sé.

Storie Spaziali per Maschi del Futuro non si limita a presentare a bambini e bambine personaggi maschili che sono fieri del loro coraggio emotivo, e della loro integrità morale, ma esplora anche il modo in cui il mondo può essere diverso quando tutti, uomini e donne, sono capaci di esprimere il proprio bisogno di connessione senza adottare comportamenti distruttivi nei confronti di se stessi e degli altri.

I personaggi contenuti in queste storie non solo vivono avventure esaltanti, ma sopravvivono al rifiuto e alla delusione e imparano dagli errori. Sanno chiedere aiuto, e non si sottraggono alla riflessione e al dubbio perché non hanno bisogno di essere eroi per sentirsi amati. Sono trasparenti perché non hanno bisogno di nascondere pezzi di sé per essere accettati.

Ho scelto di ambientare queste storie in pianeti lontani e vicini, in uno spazio sconfinato come quello che si apre dentro il nostro cuore ogni volta che riusciamo a guardare gli altri con coraggio, compassione, e onestà.

Quello è lo spazio che mi interessa conquistare insieme a ciascuno di voi, e soprattutto, insieme ai bambini e alle bambine che leggeranno queste storie.

Perché il nostro amore per loro diventi quello che hanno per sé stessi. E perché quell’amore diventi la forza che guida le loro vite.

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