- C’è un mistero (la scomparsa di due scout), diversi detective (un vice ispettore della Forestale, un’antropologa, uno scrittore di successo). Ma soprattutto, sullo sfondo della storia del 1978, c’è il mondo bizzarro degli ufologi.
- È la trama di Ufo 78, l’ultimo romanzo di Wu Ming, ambientato nell’anno del rapimento Moro ma anche del maggior numero di avvistamenti di oggetti volanti nei cieli italiani
- Quell’anno viene visto come momento di svolta della nazione, di fenomeno del riflusso, che improvvisamente vide spegnersi i fuochi di un decennio nelle piazze mentre si accendevano i faretti delle discoteche
Si parte con un preludio, che racconta un mistero: la scomparsa di due giovani scout, Jacopo e Margherita, la notte del 26 agosto 1976 sulle pendici del Quarzerone, immaginario monte della Lunigiana incastrato tra gli Appennini e le Apuane, da sempre teatro di leggende.
Ed è un mistero che al lettore verrà svelato solo alla fine, con un colpo di scena come in tutti i gialli, disseminando però via via tra le oltre 500 pagine più d’una falsa pista.
Più d’uno sono anche i “detective”: il vice ispettore della Forestale Elio Gornara, detto Gheppio, un’antropologa e uno scrittore di successo, con questi ultimi due che un paio d’anni dopo il fatto si troveranno a convergere su luoghi e personaggi del giallo richiamati a diverso titolo, e non è una battuta, dagli Ufo.
O meglio: dallo studio “partecipante” di una gruppo di ufologi la prima, la giovane torinese Milena Cravero, fresca reduce del Movimento del ’77, mentre il secondo, Gianmaria Zanchini alias Martin Zanka, ex partigiano piemontese trapiantato a Roma, dal genere letterario che lo ha fatto “svoltare” dopo anni di cronaca nera in quotidiani di area comunista: «Esploratore dell’ignoto e cantore di mondi misteriosi», come recita il servizio televisivo che lo introduce in scena. E si tratta di Odeon. Tutto quanto fa spettacolo, programma cult di quegli anni e precursore di tanta televisione a venire.
L’anno di Moro e degli ufo
Perché siamo nel 1978: l’anno della tragedia di Moro, delle dimissioni del presidente della Repubblica Leone, dei tre papi. Ma anche l’anno – e la circostanza per il libro è centrale – del record mai più ripetuto di avvistamenti di oggetti volanti non identificati (meglio: presunti tali) nei cieli d’Italia.
Di qui il titolo, Ufo 78, ultimo frutto del collettivo Wu Ming pubblicato in questi giorni da Einaudi, viaggio in tre movimenti ambientato temporalmente proprio nei giorni del sequestro e dell’uccisione dello statista: in copertina, infatti, l’oggetto che vola sopra il profilo notturno di una montagna è tutt’altro che misterioso, trattandosi della R4 rossa di via Caetani.
C’è poi un quarto movimento conclusivo (“Dal 25 maggio 1978 al 25 maggio 2022”) in cui i mille fili lasciati sospesi si riannodano tra loro uno alla volta, inesorabilmente. E lasciando il lettore stordito da tanta maestria affabulatoria.
Il vertiginoso intreccio non si lascia sintetizzare, con tante sotto trame che si incrociano, si allontanano e poi si riprendono: si può solo procedere per cenni, per dare la misura dell’immersione totale del lettore in un momento esiziale della storia del paese.
Ecco quindi Vincenzo, il figlio tossicodipendente del giornalista Zanko: dove la “k” non è un richiamo al “Kossiga” di quegli anni, bensì allo scrittore di fantascienza Peter Kolosimo, pure uno pseudonimo. Ed ecco la comune un po’ fricchettona e un po’ esoterico-spiritualista, Thanur, in cui il giovane vive proprio ai piedi del Quarzerone: e la parabola di Thanur, nel corso della narrazione, richiama immediatamente quella che percorrerà anni dopo San Patrignano, da piccola comunità assediata da tossici in cerca di salvataggio a struttura simbolo (finanziata dal grande capitale borghese) della lotta alla droga, con tutto ciò che ne conseguì.
C’è l’eversione di destra, quella toscana che ebbe a che fare con la strage dell’Italicus, ma si parla anche di una stagione delle bombe in Versilia, che riporta alla memoria la misteriosa catena di attentati che tra il 1974 e il 1975 sconvolse Savona e dintorni.
C’è naturalmente il caso Moro, la cui scansione degli eventi è puntualmente (e fedelmente) ripercorsa, ma – colpo di genio – come elemento quasi di sfondo delle spesso surreali vicende del Grucat, il Gruppo ricercatori ufologi e clipeologi associati Torino, e dei loro tanti epigoni dalle più svariate declinazioni, che a un certo punto spuntano da ogni dove.
Fra spazio e musica
Come ad esempio Jimmy Fruzzetti, «senza dubbio», si legge, «il personaggio più affascinante dell’intero sottobosco ufologico e misterico di quegli anni» e che «si muoveva in un’intersezione tra quel mondo e la controcultura giovanile».
Gestore di un negozio di dischi, stereo, radio e libri, nel biglietto da visita cita autorevoli complimenti di Mauro Rostagno («Un piccolo tempio, anzi, un ashram»), di Franco Battiato («Un luogo di autentica sapienza») e del chitarrista Alberto Radius («Si capisce subito di essere tra intenditori») a proposito del suo Hallogallo, in quel di Aulla.
Hallogallo: come l’incredibile pezzo dei tedeschissimi Neu!, brano simbolo della “motorik”, sottogenere del kraut-rock. E qui va aperta una parentesi tutta musicale.
«Extraterrestre portami via / Voglio una stella che sia tutta mia / Extraterrestre vienimi a cercare / Voglio un pianeta su cui ricominciare», cantava Eugenio Finardi in una canzone tra le più gettonate di quel 1978. E appena un paio di anni prima, in Musica ribelle: «Marco di dischi lui fa la collezione / E conosce a memoria ogni nuova formazione / E intanto sogna di andare in California / O alle porte del cosmo che stanno su in Germania».
E quest’ultimo verso era un richiamo alla formidabile stagione musicale dei “corrieri cosmici” tedeschi: Tangerine Dream, Ash Ra Tempel, Klaus Schulze, ma anche i vari Can, Neu! e Faust nell’accezione più ampia appunto del kraut-rock. Che comprendeva anche i Guru Guru: il cui primo album del 1970, seminale, si intitolava proprio Ufo. E nel libro compaiono tutti.
L’immaginaria puntata di Odeon dedicata a Zanka ha tra l’altro come sottofondo musicale un disco particolarissimo, In den Gärten Pharaos dei Popol Vuh, album archetipico di un’utopica sintesi tra la freddezza e il rigore teutonici e il libero slancio verso vapori che odoravano di incensi indiani.
Mentre a un certo punto l’antropologa Milena si ritrova a sognare addirittura in kobaiano, l’improbabile lingua aliena forgiata da Christian Vander, batterista francese di una band, i Magma, sospesi tra il jazz di John Coltrane e le cosmogonie di Sun Ra. E al cultore della materia va anche segnalato un lungo passaggio del libro al suono di La finestra dentro di Juri Camisasca: «Una cupa tirata tra folk e apocalisse. Un’aggressione a chi ascolta. Un album che a sentirlo da soli, di notte, può mettere paura».
Cospirazioni allucinogene
Sono squarci di dimensioni “altre”, al pari dell’esperienza psichedelica di Milena con funghi allucinogeni del Quarzerone, che il collettivo Wu Ming getta lì al lettore, sperandolo dunque almeno minimamente avvezzo.
Ma il fulcro di Ufo 78 rimane il circo magico e un po’ folle degli ufologi, o ufofili, o come diavolo loro stessi si intendono in una vertiginosa girandola di gruppi e gruppetti spesso in contrasto dal punto di vista “dottrinale”, diciamo così.
E qui sembra davvero di ritrovarsi tra i tanti improbabili cospirazionismi (la torma dei “diabolici”) del Pendolo di Foucault di Umberto Eco.
D’altra parte, gli autori a un certo punto citano un libro – ovviamente immaginario – pubblicato dalla Garamond: cioè la casa editrice in cui si muovono i vari Belbo, Casaubon e Diotallevi inventati da Eco.
E a leggere l’approccio scientifico strettamente razionale alla febbre ufologica da parte di Milena (una risposta al vuoto esistenziale, soprattutto maschile, in una fase di passaggio individuale e collettivo), il pensiero corre immediato al personaggio di Lia proprio del Pendolo: cioè la compagna di Casaubon, che ne smonta il Piano Universale semplicemente leggendo con pratico buon senso l’ermetico “manoscritto di Provins”, dimostrando che si trattava di una lista della spesa di qualche secolo prima.
Una svolta nazionale
Quel 1978 dunque come momento di svolta della nazione. E quindi Moro, certo. Ma più in generale il fenomeno del riflusso, che improvvisamente vide spegnersi i fuochi di un decennio nelle piazze mentre si accendevano i faretti delle discoteche.
L’edonismo che prese il posto dell’impegno collettivo, occupandolo poi per sempre. Un mutamento di paradigma culturale prefigurato nei dettagli proprio durante i giorni del sequestro Moro da un documento interno della Rizzoli, messo a punto dal futuro sociologo Enrico Finzi: “Scenario”, si intitolava, e chi scrive fu il primo a rivelarne l’esistenza e i contenuti in un libro del 2009. Ed ecco a pagina 316 di Ufo 78 spuntare proprio quello “Scenario”, in combinazione con l’acrobatica operazione giornalistica del Corriere della Sera delle lettere d’amore di lettori (finte) pubblicate in prima pagina. Cioè lì dove un tempo scriveva Pier Paolo Pasolini.
«Storie che si tramandano di bocca in bocca, finché nemmeno ti chiedi più cosa ci sia di vero»: così si conclude il libro. Ma il vorticoso gioco vero/falso prosegue anche dopo, con una “Bibliografia selezionata” che comprende i tanti testi citati in Ufo 78. Sembra tutto vero, verissimo. E chissà, in uno dei tanti mondi paralleli al nostro forse lo è.
Ufo 78 (Einaudi 2022, pp. 520, euro 21) è l’ultimo romanzo del collettivo di scrittori Wu Ming
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