È partito da una scritta sul muro Hervé Le Tellier, da un nome trovato per caso. Ed è arrivato a scrivere la storia di Andrè Chaix, un uomo comune, un partigiano ignoto caduto durante la battaglia per la Liberazione dal nazismo in Francia
Un nome sul muro a caratteri maiuscoli attira l’attenzione di Hervé Le Tellier mentre si rilassa nella sua nuova casa nel sud della Francia, nella regione della Drôme, dove si incrociano le Alpi e la Provenza. Il nome che appare sotto l’intonaco è quello di André Chaix, un maquisard della Resistenza francese morto ammazzato nella gioventù dei suoi vent’anni.
È dal nome di questo sconosciuto che prendono il via l’indagine e il dispositivo narrativo del nuovo libro dello scrittore francese, che dopo aver vinto il premio Goncourt nel 2020 con un romanzo eccessivo, sperimentale, seriale, come L’anomalia, con Le nom sur le mur racconta una storia più minimale, scritta con un registro molto diverso.
Nella sua traduzione italiana il libro è pubblicato da La Nave di Teseo con il titolo Quel nome sul muro – dove l’uso del dimostrativo quel potrebbe togliere una parte di immediatezza a un titolo che è chiaro nella sua semplicità. Si tratta di un libro breve, agile, che si insinua sotto gli occhi del lettore con il fascino di un ruscello nascosto nei boschi.
Con la sua prosa geometrica Hervé Le Tellier rievoca la vicenda di un uomo comune, un partigiano ignoto caduto durante la battaglia per la Liberazione dal nazismo in Francia, una vittima della follia e del sonnambulismo che attraversarono l’Europa circa ottanta anni fa.
André Chaix è come tanti altri sconosciuti perduti tra i maquis, tra i loro nascondigli nei boschi, con le loro speranze di futuro massacrate nel sangue. Gli occhi del giovane ceramista André testimoniano la vicenda di un ragazzo qualsiasi illuminato di possibilità. Chaix però non avrà alcuna possibilità. È destinato a morire giovane, le tasche dei calzoni consumate.
C’è una parte consistente di narrativa biografica nel libro, un richiamo a vite minuscole e marginali, quella di André o quella di Simone, intrappolata nel ruoto di eterna fidanzata che un giorno non vedrà più tornare l’innamorato. La malasorte della guerra li separa.
Le Tellier prova a raccattare tutto quello che trova a proposito della vita di André Chaix, in un gioco di scomposizione e sovrapposizioni: archivi, ricerche, incontri, documenti, vagabondaggi. Per certi versi lo scrittore asseconda la sua affiliazione al gruppo OuLiPo e scrive un libro fatto di strati, di doppi, che contiene fotografie, lettere, testimonianze, esercizi della memoria, evocazioni di ricordi privati che appartengono allo stesso autore.
Lo sguardo
Se in Specie di spazi Georges Perec si faceva giocoso esploratore di spazi cominciando dalla camera da letto, e allargando poco alla volta la visuale al quartiere, alla città, al mondo intero, Le Tellier parte dal nome comune di André Chaix per allargare la visuale del libro dalla vicenda umana del giovane resistente della Drôme alle vicende storiche della lotta al nazifascismo, fino ad arrivare ai giorni nostri, dove i partiti di estrema destra tornano a raccogliere consensi e voti.
Le Tellier si pone come l’osservatore, l’annotatore, il prescelto chiamato a scrivere. La vita di André Chaix somiglia a un oggetto casuale di indagine, come se fosse stato Chaix a scegliere Le Tellier, come se l’apparizione del nome sul muro avesse risucchiato lo scrittore francese a scrivere, a ricordare, a sbatterci sopra i pugni.
Messo davanti alla pagina bianca Le Tellier resuscita la memoria di Chaix attraverso fotografie, frammenti di vita schizzata per aria, piccole targhe e monumenti recuperati dal dimenticatoio.
A quel punto anche la memoria dello scrittore si risveglia dal lungo sonno e vengono fuori i fantasmi, come il ricordo di Piette, la fidanzata morta a vent’anni, la stessa età in cui è morto il giovane André. E ancora ci sono gli spettri del Front National, dei lepenisti francesi, dei partiti di estrema destra, che ancora si aggirano sull’Europa con i loro rigurgiti di odio e intolleranza.
Tante piccole storie
Nel tentativo di acciuffare il centro del racconto, Le Tellier racconta una storia che è composta da tante piccole storie, la storia di una regione all’epoca di una Francia divisa tra collaborazionisti e resistenti, tra zona occupata e Vichy.
Così ci avventuriamo tra i sentieri della Drôme e i suoi piccoli villaggi, passeggiamo a Dieulefit, cittadina di incontro e scambio dove artisti, poeti, scrittori, dissidenti, cercheranno rifugio durante la guerra, la stessa Dieulefit che fu terra natale per Chaix, la dolce Dieulefit dove Henri Roché finirà per scrivere il primo paragrafo di Jules e Jim.
Le montagne del sud della Francia diventeranno in quegli anni rifugi, vie di fuga per perseguitati, territori di resistenza.
«Ho iniziato la guerra del 1939 come pacifista e l’ho finita come combattente della resistenza», ha scritto Albert Camus a proposito del periodo trascorso a Chambon-sur-Lignon, altra cittadina del sud abitata da poche migliaia di anime.
Camus si era rifugiato nell’altopiano di Chambon per curare la tubercolosi che lo perseguitava, aveva finito per trattenersi più del previsto tra le montagne francesi, là aveva cominciato a scrivere “La Peste”, e incontrato la rete di resistenti che lo avrebbe portato alla scrittura di bellissime pagine di libertà e rivolta su Combat, il quotidiano della Resistenza francese.
Nel graffito anonimo del nome sul muro di André Chaix c’è il ricordo del moto libertario del sud della Francia, dove si agitano storie dimenticate e sepolte che Hervé Le Tellier prova a riportare alla luce, forse per cercare di scavare all’origine della peste, il nazismo che dà di volta al cervello; o forse perché le storie arrivano per essere raccontate – e quella di André Chaix ha voluto essere raccontata apparendo come una psichedelia su un muro.
Le Tellier ha accettato la sfida, non si è tirato indietro, e in un mattino occidentale senza importanza, tra i paesi del sud, lo scrittore perseguitato dalla fama causata da L’Anomalia, si è messo sulle tracce del suo giovane anonimo eroe e ha sperimentato una forma del racconto. «Tu avrai sempre 20 anni, due mesi e 30 giorni e va bene così», conclude commiatandosi dal libro e dall’omaggio alla vita comune e straordinaria di André Chaix, eterno giovane maquisard.
Quel nome sul muro (La Nave di Teseo 2024, pp. 160, euro 18) è un libro di Hervé Le Tellier
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