Solarino porta in scena l’identità di genere, anni di conflitti, patemi e sofferenze. L’attrice è tutti i personaggi insieme, conduce chi ascolta nel viaggio interiore del protagonista che si confronta e scontra con le figure femminili e non solo di una tradizionale famiglia siciliana.
L’attrice Valeria Solarino torna a teatro con lo spettacolo “Gerico Innocenza Rosa”. Il testo, scritto da Luana Rondinelli, racconta la storia di Vincenzo, che si sentiva una donna ma era nata con il corpo di un maschio. «Non riesco a respirare, mi fai male mamma», dice Vincenzo alla madre che non vuole riconoscerlo, non vuole accettarlo quel figlio, partorito maschio e cresciuto da femmina. Solarino porta in scena l’identità di genere, anni di conflitti, patemi, sofferenze, le stagioni delle privazioni e dell’isolamento.
L’attrice è tutti i personaggi insieme, conduce chi ascolta nel viaggio interiore del protagonista che si confronta e scontra con le figure femminili e non solo di una tradizionale famiglia siciliana: la madre, la nonna, i cugini. Ciascuno è diverso, ciascuno nel percorso di transizione di Vincenzo ha un ruolo differente, con la nonna complice e protettiva mentre la madre è distaccata e punitiva.
«Attraverso le parole e la direzione di Luana voglio dar vita alla lotta per l’affermazione della propria identità. Come un flusso di coscienza, il racconto tocca i momenti più dolorosi di questo percorso ma anche i ricordi più dolci e tutto questo ogni volta mi conquista e mi emoziona», dice Solarino. Uno spettacolo che parla di identità ma che vuole affrontare ogni tipo di discriminazione, una tematica attuale trattata con delicatezza attraverso i racconti di Vincenzo che grazie alla nonna troverà la forza di fare il suo percorso di transizione per essere Innocenza Rosa.
Un attraversamento faticoso, a tratti, impensabile che Solarino rende in ogni parola, in ogni vibrazione del suo corpo che dà forma e sostanza allo spettacolo. Vincenzo che diventa Innocenza Rosa sembra rievocare quella frase incastonata in uno dei capolavori musicali di Pino Daniele.
«E mi chiamerò Teresa, scenderò a far la spesa, me facce crescere 'e capille e me metto 'e tacchi a spillo, inviterò gli amici a casa a passare una giornata senza avere la paura che ci sia una chiamata. E uscire poi per strada e gridare so’ Normale», scriveva in Chill è nu buono guaglione a fine anni settanta. «Gridare sono normale», il sogno anche di Innocenza Rosa portata in scena da Valeria Solarino.
Lo spettacolo è coprodotto da Teatro Stabile d’Abruzzo Savà Produzioni Creative e da Stefano Francioni Produzioni.
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