Durante una festa organizzata nell’Hotel a sette stelle Meydan Racecourse, l’immobiliarista Muhammad Binghatti ha presentato un palazzo a forma di razzo spaziale. Sarà pronto a fine 2026 e 150 milionari manderanno i loro legali per discutere degli spazi comuni, tipo come gestire l’agenda degli atterraggi sull’elicopter pad
Devo trovare un modo elegante per uscire dalla chat del condominio. Foto di bottiglie lasciate fuori dal cassonetto del vetro, mozziconi all’entrata della Scala B e l’ascensore che non si apre nella Scala C andrebbero pure bene, se non fossero accompagnate da commenti piccati. Sono le bad vibes che al mattino non mi posso permettere.
L’altra sera a Dubai, durante una festa organizzata nell’Hotel a sette stelle Meydan Racecourse, l’immobiliarista Muhammad Binghatti ha presentato un palazzo a forma di razzo spaziale. Sarà pronto a fine 2026 e solo 150 milionari avranno il piacere di condividere le riunioni di condominio.
Manderanno i loro legali, ma finiranno comunque per discutere degli spazi comuni, tipo come gestire l’agenda degli atterraggi sull’elicopter pad, e del perché gli emiri della Scala C arrivano sempre per primi. Dalle bad vibes non ne usciranno neanche loro, farnetico mentre guardo le storie su Instagram del mio amico Nicolò Langeli.
Da qualche mese ha lasciato Ibiza, dove continua a gestire una cinquantina di ville, per trasferirsi a Dubai, e ora ho sviluppato una specie di dipendenza dalla sue foto. Attici che sembrano rendering, auto futuristiche, diamanti anche su dita maschili, orologi enormi e droni ovunque.
Negli ultimi scatti osservo i padroni di casa dell’evento, il signore e la signora Binghatti dall’età indefinita - avranno sì e no 30 anni – e poi non so come plano sulle storie di una certa Sarah, che organizza la vita dei milionari e anche lei era ospite alla festa.
Ha ricevuto un mazzo di fiori fuori dalla sua suite ma senza un biglietto, e ora vorrebbe sapere chi ringraziare. Intanto una società francese di luxury real estate ha iniziato a seguirmi ma non ricambio il follow per non illuderli.
GLI INEDITI DI IVAN GRAZIANI
Ma che ne sanno gli Emiri di chi era Ivan Graziani, penso mentre a casa sfoglio il quaderno coi suoi disegni a matita, fatti negli Anni Ottanta. Lo ha regalato agli intimi suo figlio Filippo, ieri sera al Gattò, ristorante fumè, dove tra arrosticini e vino rosso, ha suonato pezzi inediti del padre che era come se fosse con noi nella sala. Otto canzoni ritrovate, diventate poi l’album Per gli amici, appena uscito.
C’erano la discografica-talent scout di Sony Sara Potente e il giornalista in pensione Mario Luzzato Fegiz, che con Graziani ha vissuto un rapporto di amore e odio. «Era geloso di sua moglie, e io mi divertivo a irritarlo conversando più con lei che con lui», ha scherzato.
Mentre raccontava di quei giorni, io fantasticavo di bicchieri di spuma, reti da scavalcare, divani dannunziani, e di quella signora bionda più grande che chissà se era vero. E poi di storie di contrabbando degli Anni 70, assaporate attraverso le sue canzoni.
FARE LA SPESA CON GAZZELLE
Noi però abbiamo Gazzelle, mi dico mentre vado al Deus, all’incontro con l’artista tra pochi giorni in gara a Sanremo. «Inseguo la vita normale, vado al bar e a fare la spesa. Ma non è facile dopo aver riempito lo stadio Olimpico. Sono come chi fa sport estremi, ho la dipendenza da adrenalina e quando finisce mi sento vuoto», aggiunge.
Allo stadio c’ero anch’io a cantare tutti i suoi pezzi, ma Sanremo potrebbe non premiarlo. Di certo non cambierebbe niente, né per lui, né per i suoi fan, ne tanto meno per me.
MAZZO DI FIORI SENZA UN BIGLIETTO
L’altra sera sono stata invitata dall’amica Antonella D’Errico di Sky alla prima del film Dieci minuti. «È una serata per sole donne, vieni», mi ha scritto. Il film è opera della regista Maria Sole Tognazzi, protagoniste Fotinì Peluso e Barbara Ronchi ed è tratto dal libro di successo di Chiara Gamberale.
Anni fa quando uscì corsi a comprarlo ma alla terza pagina lo chiusi o non lo aprii più. Raccontava la fine di una relazione e il dolore che la protagonista provava. E non perché l’ex fosse cattivo, ma perché lei era stata troppo presa da se stessa. Stavolta il film è volato, e dopo la proiezione la regista ha detto: «Volevo raccontare le donne per come sono davvero».
Mentre annuivo pensavo a Sarah, chissà se ha poi trovato il tizio che le ha lasciato i fiori fuori dalla porta.
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