Il torneo si è svolto nella Casa degli Atellani, palazzo del 1400 restaurato da Piero Portaluppi, con un parco immenso a pochi metri da Corso Magenta. Per l’ultima volta ha fatto gli onori di casa uno degli eredi, Piero Maranghi, perché da novembre il palazzo passa di mano al francese Bernard Arnault per un cifra monstre. Secondo gli addetti ai lavori supera i 150 milioni di euro.
«Lei è Giuseppina, quando cova ha bisogno di tranquillità. Più di Marinella che invece è socievole e può farlo in mezzo alle altre». Paolo Parisi, l’esperto toscano di galline felici, le sue le conosce tutte. E conosce bene anche gli chef stellati che la spesa di uova la fanno da lui. Durante questi giorni di Artissima, la fiera dell’arte di Torino, trentacinque ne ha portate qui, in una villa Liberty dell’800 per farle covare in venti pollai d’autore, uno diverso dall’altro, progettati dal duo artistico Vedovamazzei con la direzione artistica di Nicolas Ballario. I pollai sono distribuiti ovunque dentro le sale affrescate, tra stucchi, mosaici e intarsi.
Ce n’è persino uno, enorme, giù nella piscina coperta. Loro, le 35 indemoniate, hanno preso possesso della palazzina - al terzo giorno gli odori si iniziano a sentire - e nessuno le disturba. Tutto è nato dall’idea di Antonio Giannoni, progettista di spazi e opere per artisti, che durante il Covid ha dato vita a un pollaio dietro il suo capannone, per offrire uova fresche ad amici e dipendenti. Tra un brainstorming e un bicchiere di vino lui e gli artisti sono arrivati fino a qui e ora il progetto si chiama New Egg, con pollai dieci volte più grandi di quelli degli allevamenti intensivi.
Sono talmente belli che ne vorrei uno a casa, ma per il momento - anche visto il prezzo - mi accontenterò del portauovo. Mentre gusto una frittata per colazione, Paride Vitale, che cura la comunicazione, mi assicura che tra poco arriverà il proprietario della villa. «Se aspetti te lo presento». Posso mai perdere l’occasione di conoscere un vero folle? Aspetto.
Burraco con Cattelan
Paride è di ottimo umore. A Milano l’altra sera ha vinto il torneo di Burraco in coppia con Rosa Cracco, che si è esercitata per tutta l’estate con le signore agé dei Bagni Fiore a Portofino. Insieme hanno battuto una quarantina di assatanati giocatori tra cui Geppy Cucciari, Fabio Novembre, Umberta Gnutti Beretta, Antonella d’Errico, Alessandra Airò e la discografica Sara Potente che all’ultimo minuto ha dovuto sostituire Nina Zilli con sua madre, anche lei esperta giocatrice.
C’era perfino Maurizio Cattelan in diretta streaming da New York, in giacca e cravatta, che non si è alzato mai dal tavolo di gioco, neppure durante le pause. Stavolta l’edizione del torneo si è svolta nella Casa degli Atellani, palazzo del 1400 restaurato da Piero Portaluppi, con un parco immenso a pochi metri da Corso Magenta. Per l’ultima volta ha fatto gli onori di casa uno degli eredi, Piero Maranghi, perché da novembre il palazzo passa di mano al francese Bernard Arnault per un cifra monstre che, secondo gli addetti ai lavori, supera i 150 milioni di euro. Ma tra i pierre della moda nessuno si è scandalizzato: «Sai quanti eventi farà il gruppo LVMH? Entro qualche anno rientrano nella spesa». Intanto noi abbiamo salutato la dimora brindando coi vini Masciarelli, i fazzoletti Tempo e dei gin tonic abbondanti offerti dalla casa.
Magnate russo bis
La settimana scorsa avevo raccontato qui della mia gita a Cortina sulla bici elettrica eMV Agusta e che il proprietario dell’azienda MV Agusta motorcycle, il russo Timur Sardarov, sulla sua pagina Instagram si era esposto duramente contro Putin. Dal loro quartier generale però ci tengono a fare delle precisazioni. Timur Sardarov, è il ceo e presidente di MV Agusta motorcycle.
È nato a Mosca, ha studiato in Inghilterra e dal 2019, da quando è proprietario dell’azienda, vive a Varese. A seguire l’altro ramo d’azienda, quello delle bici e monopattini elettrici, c’è suo fratello Ratmir Sardarov, che ha studiato negli Stati Uniti e che è di casa a Varese anche lui. La eMV Agusta è di proprietà della famiglia Sardarov ma le due aziende sono due entità diverse, slegate dal punto di vista gestionale e di management.
E Ratmir non si è mai esposto su Putin e la guerra, a differenza del fratello Timur. A cui rinnovo la mia stima e che spero presto m’inviti a fare un giro in moto.
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