- La promessa di Meloni nel suo comunicato di «coltivare ogni giorno il nostro impegno per la memoria» più che una promessa, pare una minaccia, visto il tipo di memoria selettiva che la sua destra cerca di imporre.
- Lei chiamava Soros “usuraio”, il suo viceministro Bignami si faceva fotografare con svastica al braccio, il suo partito voleva equiparare per legge Shoah e foibe. Il suo candidato al comune di Roma, Michetti, lamentava torppa attenzione per la Shoah.
- Nelle frasi di circostanza per il Giorno della memoria nessuna riflessione sulle responsabilità e i carnefici.
Nel Giorno della memoria per ricordare la Shoah, le sue vittime e i suoi responsabili, la premier Giorgia Meloni ha nominato il nuovo Coordinatore nazionale per la lotta all’antisemitismo, il prefetto Giuseppe Pecoraro.
Non è difficile immaginare da dove potrebbe partire Pecoraro nell’applicazione della “Strategia nazionale di lotta all’antisemitismo”: il sito dell’Osservatorio antisemitismo indica diversi casi problematici, tipo esponenti di Fratelli d’Italia che a Napoli, a fine 2021, si facevano fotografare con il saluto fascista, un neonazista candidato consigliere comunale a Latina a sostegno del candidato di Fratelli d’Italia e così via.
Dove cercare l’antisemitismo
Pecoraro potrebbe fare due chiacchiere con la stessa Meloni che nella campagna elettorale per le ultime elezioni europee, nel 2019, del finanziere ungherese George Soros finanziatore di Emma Bonino diceva «tenetevi i soldi degli usurai, la nostra forza è il popolo italiano». Così da rievocare la doppia infamia del filantropo che, in quando ebreo, è anche automaticamente usuraio e in quanto ebreo ricco complotta.
Pecoraro potrebbe anche confrontarsi con il viceministro delle Infrastrutture l’esponente di FdI Galeazzo Bignami, che nel 2005 veniva immortalato in foto “goliardiche” con una svastica al braccio. Oggi, a 46 anni, lui continua a giustificarsi e a ripetere che “il nazismo è il male assoluto”, ma Internet non dimentica e le foto restano per sempre.
Così come rimangono le immagini di Chiara Valcepina, consigliera comunale a Milano per Fratelli d’Italia e ora in corsa per la regione, che l’inchiesta di Fanpage ha ripreso nelle sue frequentazioni con le frange più estreme del mondo della destra, tra saluti romani, gladiatori, “patriota tra i patrioti”, insieme al “barone nero” Roberto Jonghi Lavarini.
Oggi Valcepina prova a riposizionarsi, se la cava con un post anodino sui social: «Rinnoviamo il ricordo perché non accada più», con una foto di Auschwitz, senza nazisti, senza ebrei.
Ma il ricordo di cosa? Negli ambienti di Fratelli d’Italia il ricordo della Shoah sembra un po’ diverso da quello che l’apposito Giorno della memoria voluto vent’anni fa dall’allora senatore Furio Colombo puntava a rinnovare.
Dove sono i responsabili?
Il messaggio ufficiale di Meloni è interessante per quello che c’è e per quello che manca: c’è «l’omaggio alle vittime», ci sono «i giusti che hanno rischiato e perso la vita per salvarne altre», c’è l’inchino «ai sopravvissuti».
I responsabili non vengono nominati, al di là di un mero passaggio definitorio in cui si accenna a «l’orrore della Shoah, il deliberato piano nazista di persecuzione e sterminio del popolo ebraico”. Anche il riferimento alla “infamia delle legge razziali del 1938» non prevede alcun accenno ai suoi responsabili, al regime fascista che ha ispirato la prima generazione di quella destra che poi si è evoluta fino ad arrivare a Fratelli d’Italia.
Ci sono biblioteche intere sulla Shoah, ogni anno in occasione del 27 gennaio escono decine di saggi, ma l’unico riferimento che Meloni cita è un articolo di giornale, di Ferruccio de Bortoli sul Corriere della sera.
Troppa Shoah
Ancora nel 2021, Meloni aveva scelto come candidato sindaco di Roma l’avvocato e speaker radiofonico Enrico Michetti, uno che dello sterminio nazista degli ebrei nel 2020 scriveva questo: «Ogni anno si girano e si finanziano 40 film sulla Shoah, viaggi della memoria, iniziative culturali di ogni genere nel ricordo di quell’orrenda persecuzione».
Perché, si chiedeva Michetti, “la stessa pietà e la stessa considerazione non viene rivolta ai morti ammazzati nelle foibe, nei campi profughi, negli eccidi di massa che ancora insanguinano il pianeta. Forse perché non possedevano banche e non appartenevano a lobby capaci di decidere i destini del pianeta?”.
Una posizione non troppo diversa da quella del partito Fratelli d’Italia, visto che nel 2021 l’attuale ministro per i Rapporti col parlamento, all’epoca capogruppo al Senato, Luca Ciriani, ha provato a equiparare Shoah e foibe per legge, con una proposta di modifica dell’articolo 604 bis del codice penale che punisce «la negazione, sulla minimizzazione in modo grave o sull'apologia della Shoah» o «dei crimini di genocidio, dei crimini contro l'umanità e dei crimini di guerra». Ciriani e FdI volevano aggiungere, dopo Shoah, “e delle foibe”.
La promessa di Meloni nel suo comunicato di «coltivare ogni giorno il nostro impegno per la memoria» più che una promessa, pare una minaccia, visto il tipo di memoria selettiva che la sua destra cerca di imporre.
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