La speranza non è una simulazione o una previsione, non è neppure una scommessa. Non è un fenomeno di mercato. La speranza è un orientamento dello spirito: vive al di là delle circostanze
Tempo fa, leggendo un saggio sulla poesia di Seamus Heaney, trovai questa frase: «La speranza non è la convinzione che qualcosa finirà bene, ma la certezza che qualcosa abbia senso, indipendentemente da come finirà». La frase non è di Seamus Heaney, ma di Václav Havel. Heaney la usò per spiegare come la poesia possa rappresentare l’esercizio della virtù della speranza. È una frase ben costruita, oltre che interessante. Infatti mi è capitato di usarla in varie occasioni.
La speranza, secondo questa impostazione, è qualcosa che possiedi oppure no. Non dipende dall’osservazione del mondo o da una stima che fai. Non è una simulazione o una previsione, non è neppure una scommessa. Non è un fenomeno di mercato. La speranza è un orientamento dello spirito: vive al di là delle circostanze.
Due dicotomie
La speranza è affascinante e inquietante insieme, come tutte le cose che riguardano il futuro. Come tutte le cose che c’entrano con il tempo, e dunque con i nostri limiti (e cioè il limite della morte, del tempo a disposizione, che è sempre poco, e delle possibilità). Esistono, al riguardo, due dicotomie.
La prima è quella fra ottimismo e pessimismo, e non credo sia da spiegare. Possiamo appunto assumere, nei confronti del futuro, una prospettiva ottimista o pessimista. In realtà possiamo anche assumere entrambe le prospettive contemporaneamente, nel senso che un’analisi del rischio non si baserà sull’adozione di un punto di vista perfettamente positivo o perfettamente negativo, ma si baserà sulla misurazione di quanto bene e quanto male possono andare le cose.
La seconda dicotomia è quella fra fatalismo e controllo. Possiamo sentirci in balia del destino e di fattori esterni, o comunque incapaci di controllare le cose, oppure possiamo sentirci al timone, nella vita e nelle situazioni. Dipende. Quando incrociamo l’ottimismo e il pessimismo, da un lato, con il fatalismo e il controllo, dall’altro, creando una matrice, troviamo quattro atteggiamenti.
Li elenco di seguito. Ottimismo e controllo: sentirsi in controllo e essere ottimisti ci porta a una forma di speranza che ha a che fare con le aspirazioni. Pessimismo e controllo: qui nasce invece, se lo desideriamo, la necessità di perseverare con coraggio. Pessimismo e fatalismo: significa inevitabilmente sentirsi vittime. Fatalismo e ottimismo: questo è un pensiero che sfiora l’ambito magico.
Nel campo dell’economia (per esempio) quando si parla di futuro ci si affida spesso alle simulazioni, alle previsioni e alle scommesse per navigare le acque incerte delle tendenze economiche, del comportamento dei mercati e dei risultati delle imprese. Si parla meno di speranza. Ma facciamo un passo indietro.
I modelli
La simulazione riguarda la creazione di modelli che imitano il comportamento dei sistemi economici: modellare l’impatto di un cambiamento improvviso dei prezzi del petrolio sull’economia globale, esplorare gli effetti dell’introduzione di nuove regolamentazioni o tasse. Il vantaggio delle simulazioni è che forniscono un ambiente controllato in cui possiamo testare teorie e esplorare scenari senza che ci siano conseguenze sul mondo reale. I modelli sono un laboratorio.
Le previsioni sono il livello successivo. Possono nascere dai modelli, ma nascono anche dall’analisi di dati storici e dall’identificazione qualitativa di tendenze e comportamenti. L’obiettivo delle previsioni è di fare ipotesi il più possibile informate sul futuro. Ma sebbene possano essere costruite in modo molto preciso, sono intrinsecamente incerte a causa della natura imprevedibile degli attori economici e di fattori esterni come cambiamenti politici o disastri naturali.
Veniamo alle scommesse. Sono decisioni (di investimento, per esempio) prese in condizioni di incertezza. Sono anche un gioco, e talvolta nascono dall’istinto. O addirittura da deformazioni comportamentali: pregiudizi, influenze del comportamento altrui. A differenza del gioco d’azzardo occasionale, le scommesse economiche sono — o dovrebbero essere — basate su analisi informate e considerazioni strategiche. Ma inevitabilmente risentono dei rumori irrazionali di fondo.
La speranza è forse l’elemento più intangibile in economia. Ma è potente. È la credenza in una potenziale crescita e miglioramento, talvolta nonostante le sfide presenti o i fallimenti passati. La speranza può guidare il comportamento degli attori economici (imprese, investitori), un comportamento che a sua volta può stimolare l’attività economica. La speranza può essere più o meno razionale, più o meno magica. Può arrivare e scomparire. Sicuramente non si riesce a mettere in una bottiglia.
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