- Serve un campione probabilistico per conoscere il tasso di contagio nella popolazione generale. Per parte del campione dovrebbe essere prevista una rilevazione ripetuta nel tempo, in modo da stimare le probabilità dei diversi passaggi di stato.
- Tutti i dati dovrebbero essere rilevati almeno per classi di età ed essere integrati con quelli sanitari, orientati a individuare i focolai.Bisognerebbe tracciare i luoghi e le situazioni in cui la trasmissione del virus è più frequente, mettendo i decisori nelle condizioni di proporre interventi selettivi su aree territoriali, sociali ed economiche.
Occorre essere convincenti e trasparenti, altrimenti il disagio e la protesta sono destinati ad aumentare. Si tratta di una sfida metodologica, tecnologica e organizzativa rilevante.
Quali domande principali ci facciamo, vivendo all’interno della bufera planetaria Covid-19? Vorremmo sapere qual è la probabilità di contagiarci; se contagiati seriamente, di trovare accoglienza nelle strutture ospedaliere per terapie sub-intensive e intensive; se entrati in ospedale, di uscirne guariti; in quali luoghi e contesti c’è rischio maggiore di contagio; infine, su quale base vengono prese misure restrittive per i cittadini e le imprese.
Non è citando insieme, giorno per giorno, il numero di casi positivi e di tamponi effettuati che possiamo capire cosa stia accadendo realmente. I casi positivi si riferiscono a tamponi di uno o più giorni precedenti; le tipologie impiegate hanno sensibilità differenti; il raffronto del tasso di positività nel tempo è condizionato dalle regole sulla somministrazione, a marzo soltanto sui sintomatici, ora maggiormente su persone che hanno avuto contatti con casi positivi; comunque non è riferito alla popolazione generale. I dati non sono collegati fra loro. Mancano le stime delle probabilità di passaggio fra stati delle persone che si imbattono nella patologia: da asintomatico a sintomatico, alla quarantena domiciliare, al ricovero sub-intensivo e intensivo, alla guarigione o malauguratamente alla morte, informazioni fondamentali per consentire la lettura delle conseguenze sulla salute delle persone e una previsione migliore dell’impatto sul sistema sanitario.
Per fronteggiare l’epidemia in modo informato, per sostenere le decisioni da prendere dai governi ai diversi livelli, gli atteggiamenti da assumere dai cittadini, le misure di contrasto da attivare dalle imprese e dalle amministrazioni pubbliche nei luoghi di lavoro non bastano pochi dati. Bisogna realizzare una strumentazione articolata di monitoraggio, opportunamente dettagliata a livello territoriale. Ecco alcuni tasselli principali. Un campione probabilistico per conoscere il tasso di contagio nella popolazione generale. Su questo abbiamo insistito già da marzo, anche con il sostegno dell’Associazione Luca Coscioni attiva a tutela del Diritto alla Scienza alla Salute - e francamente riteniamo inaudito che, a otto mesi dall’inizio dell’epidemia, non si conosca ancora il dato e che non sia tenuto sotto controllo. Per parte del campione dovrebbe essere prevista una rilevazione ripetuta nel tempo, in modo da stimare le probabilità dei diversi passaggi di stato. Su un campione di scuole e alunni si dovrebbe seguire l’evoluzione dei contagi nel sistema educativo; se si fosse in grado di farlo, il rilievo potrebbe essere totale. Aggiornamento giornaliero delle informazioni principali dalle terapie intensive e sub-intensive: numero di presenti alle ore 0.00, ingressi e uscite per esito nella giornata; quindi, tasso di saturazione, durata media della degenza, tasso di guarigione, tasso di letalità. Aggiornamento su contagi ed esiti per medici e paramedici nelle strutture ospedaliere, oggi episodico e disomogeneo. Aggiornamento dalla rete dei medici di base (eventualmente campionata) sul numero di pazienti che settimanalmente hanno segnalato sintomi di sospetto Covid-19 e sugli esiti. Tutti i dati dovrebbero essere rilevati almeno per classi di età ed essere integrati con quelli sanitari, orientati a individuare i focolai. l’Istat potrebbe aggiungere stabilmente qualche domanda specifica ai questionari di rilevazione periodica sulle imprese (lo ha fatto una volta) e sulle forze di lavoro su presenza e intensità dello smart working, consentendo valutazioni sulla sua diffusione ed efficacia. Un impegno specifico dovrebbe essere dedicato all’individuazione attraverso il sistema di tracciamento dei luoghi e delle situazioni in cui la trasmissione del Sars-CoV-2 è più frequente, mettendo i decisori nelle condizioni di proporre interventi selettivi su aree territoriali, sociali ed economiche, ormai richiesti e attesi dalla collettività. Si è molto discusso sulla diffusione dell’app Immuni ma non si è progettato come utilizzare il volume delle informazioni raccolte per costruire mappe di rischio dinamiche dei contesti dove avvengono i contagi. Come ogni strumento di monitoraggio, il sistema delineato dovrebbe essere in grado di produrre tempestivamente stime affidabili su aspetti via via emergenti.
Una comunicazione realmente informativa sulla base delle evidenze del monitoraggio, un quadro attuale di indicatori principali corredato della dinamica precedente, dovrebbe essere prevista con cadenza definita e rispettata. Il data-set costruito dovrebbe essere reso disponibile in forma anonima, in primo luogo alla comunità scientifica. Occorre essere convincenti e trasparenti, altrimenti il disagio e la protesta sono destinati ad aumentare.
Si tratta di una sfida metodologica, tecnologica e organizzativa rilevante. Bisogna impegnare risorse umane competenti, senza gelosie disciplinari e istituzionali. La statistica può fare la sua parte al servizio del Paese.
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