- Sono trascorsi più di 4 anni dal 26 settembre 2016 quando veniva pubblicamente lanciato, dopo quasi due anni di preparazione, il progetto “Sibari di notte” per la valorizzazione del Parco del Cavallo.
- Dopo aver dato la sua approvazione, però, il ministero dei Beni culturali ha compiuto un passo indietro, che ha bloccato l’avvio del progetto. Ora, dopo avere provato ogni strada, è purtroppo arrivato il momento di riconoscere la sconfitta e di riavere, voi, indietro le somme che generosamente avevate anticipato.
- Nel compiere questo difficile passo ci sembra giusto condividere le tappe del tentativo a cui con voi, con la Fondazione con il Sud e con altri abbiamo preso parte. Affinché si colgano gli errori e gli ostacoli e si possa magari domani riuscire dove noi, e soprattutto lo stato italiano, hanno fallito.
Carissimi aspiranti finanziatori del progetto “Sibari di notte”, sono trascorsi più di quattro anni da quella sera del 26 settembre 2016 quando, presso il Polo Museale dell’Area archeologica di Sibari, veniva pubblicamente lanciato, dopo quasi due anni di preparazione, il progetto “Sibari di notte” per la valorizzazione del Parco del Cavallo. A quel progetto, già approvato dal Ministero dei Beni Culturali, voi imprenditori calabresi decideste, nelle settimane e mesi successivi, di contribuire finanziariamente, con l’obiettivo di completare la copertura interamente privata del progetto.
Fu un atto importante che confermava la novità della strada intrapresa e la vostra fiducia nella possibilità di imprimere un salto allo sviluppo di un’area della Calabria. Ridiede vita alla nostra comune iniziativa. Ma subito dopo, il passo indietro compiuto dallo stesso ministero frenò e poi bloccò l’avvio del progetto. Ora, dopo avere provato ogni strada, e messo alla prova la vostra fiducia, è purtroppo arrivato il momento di riconoscere la sconfitta e di riavere, voi, indietro le somme che generosamente avevate anticipato.
Nel compiere questo difficile passo ci sembra giusto condividere le tappe del tentativo a cui con voi, con la Fondazione con il Sud e con altri abbiamo preso parte. Affinché si colgano gli errori e gli ostacoli e si possa magari domani riuscire dove noi, e soprattutto lo Stato italiano, hanno fallito.
Tutto ha inizio il 18 gennaio 2013, quando il Parco viene sommerso dall’acqua e dal fango del Fiume Crati. L’ispezione sul campo effettuata dall’Unità di verifica del dipartimento delle politiche di sviluppo (di cui uno di noi era responsabile come Ministro della coesione territoriale del Governo Monti), sollecitata dalla mobilitazione della comunità locale e del Sindaco di Cassano All’Ionio Gianni Papasso, individua fra le cause prossime: l’erezione illegale di un agrumeto e di manufatti in pieno demanio fluviale e il mancato intervento di consolidamento dovuto all’incuria del Commissario Straordinario per le infrastrutture della Regione Calabria. Fattori che saranno poi oggetto di indagine giudiziaria. Vengono quindi doverosamente reperite le risorse per la pulizia del sito. L’episodio attrae l’attenzione nazionale sul numero assolutamente inadeguato di visite al sito e sul suo potenziale inutilizzato.
Nello stesso luogo convivono, infatti, pochi metri l’una sopra altra, città greche e romane ognuna caratterizzata da elementi che le rendono uniche: Sibari, la prima colonia fondata da Achei (720 a.c.), Thurii, città ideale fondata dai greci panellenici per volontà di Pericle (443 a.c.), divenuta poi Copia, come città romana, dal 194 a.c. Sono di quest’ultima i mosaici, le terme, il teatro, le strade e i resti che oggi vediamo. Sta qui la potenza del luogo. In ciò che mostra e in ciò che consente di immaginare. Per di più in una piana fiancheggiata dallo splendore del Pollino e dalle città medioevali ai suoi piedi, a Nord-Ovest e dalle pendici della Sila, a Sud. Ma gli scavi sono sotto terra – il sedime di duemila anni del Crati – e quando (spesso) la temperatura è calda, il vento non arriva e il sole “sbianca” i ruderi, non è facile apprezzarne le bellezze. Eppure sentiamo allora in tanti che la strada per apprezzarle doveva esserci.
È così, mentre, vengono sbloccati i lavori (già da tempo programmati) per la realizzazione di interventi di messa in sicurezza e accessibilità del sito – che, peraltro, più in là, manifesteranno problemi - matura l’idea di impegnarsi a rilanciare il sito. Non con ennesime infrastrutture, ma con un progetto culturale. Succede nel dicembre 2014, all’interno di un progetto denominato “Luoghi Ideali”, rivolto a promuovere l’adeguamento dei partiti al nuovo contesto sociale, di cui entrambi siamo parte. Nell’ambito di questo progetto, il circolo territoriale di Castrovillari di un partito - il Partito Democratico -, diretto da Antonello Pompilio, innovando rispetto alle prassi prevalenti in quello e in altri partiti, si impegna nella costruzione di progetti per lo sviluppo del territorio, attraverso alleanze. Si crea così una rete di persone: oltre agli scriventi e a molti altri, si incontrano ripetutamente Domenico Cersosimo, Piero Guzzo, Paco Lanciano e il compianto Antonio Schiavelli, figure di primo piano nei campi dell’economia, dei beni culturali, della loro fruizione e della produzione alimentare. È infatti subito chiaro che il rilancio dell’attrazione turistica e culturale dell’area possa accompagnarsi al rafforzamento del marketing degli agrumi che, con successo, sono prodotti dalle imprese tecnologicamente avanzate della Piana.
Ci appare evidente che ciò che di giorno è un problema -essere, il sito, collocato alcuni metri sotto terra- di notte rappresenta un’opportunità. L’essere “dentro” la terra proietta il visitatore verso il passato e verso l’immaginario, che è parte centrale della forza di Sibari. E poi, alla luce mirata delle lampade emergono di notte i dettagli che il sole “schiaccia” di giorno. E c’è altro. Di notte, l’allineamento (o quasi) del Decumano romano con la stella polare (o quasi) e le luci lontane dei borghi medioevali allungano all’infinito il senso del tempo.
A maturare queste sensazioni con tutti noi è soprattutto Paco Lanciano, ed è la svolta. Con la Myzar, Paco Lanciano aveva realizzato iniziative per il rilancio e la fruizione di beni archeologici conseguendo un enorme successo in termini di visitatori e di giudizi. Ora si convince che l’uso di tecnologia potrà permettere – come scriverà – “di far rivivere queste città, con un racconto che avrà per protagonisti proprio i resti archeologici. Un accorto utilizzo delle luci e delle proiezioni renderà particolarmente accattivante ed efficace questa narrazione. Nelle proiezioni verranno evidenziati aspetti storici, urbanistici, architettonici e artistici non del tutto conosciuti dal pubblico italiano, e ancor meno da quello straniero. Si tratterà, nell'insieme, di una rappresentazione piena di immagini sorprendenti, di informazioni, di emozioni ma anche di rigore storico e scientifico. Pur spaziando su vari aspetti di quel fenomeno unico che fu la storia della Magna Grecia e della romanità, il racconto sarà sempre ancorato al sito di Sibari, utilizzando in modo creativo il Parco Archeologico per cercare di far parlare il più possibile le pietre.” Tutto ciò avverrà con installazioni leggere e sarà attuato organizzando, all’interno del Parco del Cavallo, visite notturne della durata di un’ora, per oltre sei mesi l’anno, proponendo al visitatore un racconto puntuale del sito.
L’idea-progetto viene elaborata e portata all’attenzione sia del Segretario Generale del Ministero dei Beni Culturali, sia di Carlo Borgomeo che, con la Fondazione con il Sud, rappresenta uno dei principali scopritori di opportunità di sviluppo e di innovazione sociale in molte aree del Sud, opportunità e innovazioni che la Fondazione spesso riesce anche a finanziare. A convincere entrambe le parti, oltre alla qualità dell’idea sono due fattori: la convergenza di interessi degli imprenditori agricoli, turistici e della mobilità dell’area, espressa dalla loro disponibilità a un contributo finanziario – un segnale di grande novità per la Calabria – e la scelta di affidare la gestione a un’impresa sociale del territorio, attraverso un percorso di selezione e poi apprendimento.
Fondazione con il Sud, non solo esprime la disponibilità a un cospicuo finanziamento, ma si impegna anche nella ricerca di altri partner, in particolare fra le Fondazioni di origine Bancaria del Nord. La ricerca ha successo. L’idea che un’area della Calabria possa realizzare un salto di qualità utilizzando in modo appropriato e rigenerando il proprio patrimonio culturale e, al tempo stesso, combinando turismo e agro-alimentare di qualità, e che tutto ciò avvenga esclusivamente con fondi privati, anche degli imprenditori calabresi, convince. Alla disponibilità della Fondazione con il Sud di contribuire per 500mila euro e ad un cospicuo finanziamento a cui si impegna la filiera agro-alimentare locale, rappresentata nella rete che ha ideato il progetto, si aggiungono così le adesioni di Fondazione Cariplo, Compagnia di San Paolo e Fondazione Bracco, per un totale di 110mila euro. Alla Regione e allo Stato competerà fornire i servizi, prima di tutto della mobilità, congruenti con il progetto.
Forte si manifesta anche la disponibilità del Ministero dei Beni culturali (il “Ministero”), che vede aprirsi una strada appropriata e non succube di cooperazione fra pubblico, sociale e privato. Se ne fa interprete la dott.ssa Angela Tecce, allora Direttore del Polo Museale della Calabria, grazie alla cui favorevole e determinata collaborazione si avvia la stesura di un “Accordo di valorizzazione”. Ovviamente, il progetto dovrà includere un’adeguata remunerazione per le ore aggiuntive del personale del Parco, non certo sostituibili per i profili di sorveglianza e sicurezza. E dovrà essere previsto un ritorno per lo Stato, man mano che il progetto darà effettivamente ritorni: un guadagno aggiuntivo, a cui per di più si aggiungerà l’effetto positivo di maggiori afflussi di visitatori in tutto l’arco della giornata e dell’anno. Infine, come è appropriato, sarà la Fondazione a garantire, con le modalità che essa sempre adotta, che la selezione dell’impresa sociale che gestirà le installazioni progettate dalla Myzar avvenga in modo da assicurare concorrenza e qualità. Ci vuole tempo per trovare una “quadra”. Ma tutti questi profili sono risolti nel marzo 2016 con l’Accordo di valorizzazione dell’area del Parco del Cavallo tra il Ministero e la Fondazione Con il Sud.
E cosi arriviamo al 26 settembre 2016 da cui siamo partiti. Forti dell’Accordo di valorizzazione già sottoscritto e della copertura del 90% circa del fabbisogno finanziario, decidiamo di presentare pubblicamente il progetto presso il Museo di Sibari, suggestiva cornice resa accogliente e di pregio grazie al supporto della Direttrice del Museo, Adele Bonfiglio. L’obiettivo è anche quello di raccogliere i fondi mancanti attraverso il coinvolgimento del territorio. Si visita il sito, che proprio in quel momento tornava ad aprirsi al pubblico con una nuova struttura di accoglienza, dopo la fine dei lavori successivi all’esondazione del Crati. E si dà così vita a un Comitato promotore della raccolta di fondi per “Sibari di notte” costituto da Rachele Grosso Ciponte, Giovanni Papasso e Antonello Pompilio, oltre ai sottoscritti. Entro la fine dell’anno, vengono raccolti circa 30 mila euro, proprio da tutti voi a cui stiamo scrivendo. È un contributo che ci porta a un passo dall’obiettivo e un segnale dal grande valore simbolico per una realtà come quella calabrese.
Ma da questo momento il processo inizia a bloccarsi.
La prima difficoltà è finanziaria. E tiene il progetto bloccato per un anno. Viene improvvisamente meno, anche a causa di accidentalità imprevedibili, l’impegno finanziario della cordata di imprenditori dell’agroalimentare. Come ben sapete non ci si arrende, muovendosi su due fronti. Da una parte, si manifesta la disponibilità di altri imprenditori locali: nell’ottobre 2017, in occasione di un’illustrazione del progetto a Corigliano Calabro, si arriva alla manifestazione formale di impegno per una somma complessiva di circa 100mila euro. Dall’altra parte, la Regione Calabria esprime l’interesse a finanziare con fondi comunitari le spese in conto capitale del progetto, stante che l’intera strumentazione sarà ovviamente di proprietà del Parco Archeologico.
Nel frattempo, al fine di individuare le modalità tecniche per dare seguito operativo alla collaborazione istituzionale tra Fondazione Con il Sud, Ministero e Regione Calabria, si avvia nella primavera 2018 un tavolo di lavoro che si riunisce diverse volte. Ma proprio quando sembra che l’ultimo scoglio sia stato superato, emerge una novità mai prima anticipata: il Ministero dichiara che l’Accordo di valorizzazione già sottoscritto dal Polo Museale nel 2016 con la Fondazione Con il Sud non è più valido.
Questo annuncio, fatto dal dr. Salvatore Patamia, direttore regionale del Ministero, proprio nell’ultima seduta del tavolo tecnico, rappresenta una doccia fredda inattesa e pesante sul percorso del progetto. La discussione che si avvia per comprendere e superare l’ostacolo improvvisamente manifestato è lunga e non trova nel Ministero l’impegno del passato. I problemi che vengono prospettati sono due: la ripartizione dei ricavi netti, che l’Accordo prevedeva affluire in gran misura, come è ragionevole, all’ente del terzo settore che si fosse assunto l’onere della gestione, e solo progressivamente affluire anche al Ministero -ricavi assolutamente aggiuntivi, comunque, per quest’ultimo, rispetto alla situazione attuale-; l’affidamento del bando per l’individuazione del suddetto ente gestore alla Fondazione Con il Sud, anziché allo stesso Ministero. Il confronto procede con grande lentezza.
Nel settembre del 2019, il livello nazionale del Ministero, attraverso un incontro presso la direzione “Musei”, ribadisce la supposta invalidità dell’Accordo del 2016 (anche se nessuna comunicazione ufficiale è giunta mai in tal senso alla Fondazione Con il Sud), ma sembra accettare una soluzione prospettata dalla Fondazione sul tema della procedura del bando, configurando un possibile nuovo accordo di collaborazione tra Fondazione Con il Sud e Ministero. Ma al tempo stesso viene viceversa eretto un “muro” invalicabile in tema di ripartizione dei ricavi: si argomenta che una norma del Ministero, non meglio precisata, imporrebbe un tetto del 30% di ricavi per gli enti gestori di un’iniziativa. Il tetto appare assolutamente irragionevole e tale da bloccare ogni intrapresa lecita. Nel caso del nostro progetto, ad esempio, il piano di sostenibilità economica prevede che la quota di ricavi da consegnare al gestore, almeno nei primi tre anni di sperimentazione, non sia inferiore al 90%, una quota indispensabile per il sostegno dei costi di funzionamento, a cominciare dal pagamento di retribuzioni regolari e dignitose.
Il Ministero, non è mai stato in grado di segnalare quale sia la norma, primaria o secondaria, il regolamento, la prassi fondata e motivata che stabilisca quell’irragionevole tetto. E dunque non appare convincente il messaggio secondo cui la soluzione starebbe nella sua modifica: la modifica di cosa? Né è valso durante il 2020 l’interessamento e l’impegno del Sottosegretario di Stato Anna Laura Orrico. Gli scriventi ne hanno voluto attendere i possibili sviluppi. Così come i possibili esiti dell’ulteriore impegno della Fondazione Con il Sud a interessare i vertici del Ministero. Ma abbiamo atteso anche troppo. E soprattutto abbiamo anche troppo a lungo sfruttato la vostra fiducia. Ora, noi, che abbiamo voluto credere nella ragionevolezza dello Stato e ci siamo assunti la responsabilità di impegnare tempo di così tante persone, sentiamo il bisogno che vengano almeno disimpegnate le vostre private risorse finanziarie.
Vi siamo grati, non solo dell’originaria fiducia e generosità, ma anche della pazienza con cui avete atteso così a lungo. Senza mai neppure implicitamente chiederci, a riscontro delle nostre informative, la restituzione dei vostri fondi. Ma a questo punto, la retrocessione dei vostri versamenti era divenuta doverosa e urgente, e abbiamo quindi provveduto a effettuarla nelle scorse ore, tramite bonifico.
Nel compiere questo passo, siamo peraltro certi che, se il Ministero dovesse riscoprire la via della ragionevolezza e dovesse proporre, anzi sollecitare, alla Fondazione con il Sud la predisposizione di un nuovo Accordo, non manchereste di tornare a manifestare il vostro interesse e la vostra disponibilità. Ne abbiamo certezza perché lo abbiamo colto dalle vostre parole mentre vi informavamo della restituzione delle somme: anche di questo vi siamo, ancora una volta, grati.
Con grandissima stima e altrettanta grande amarezza.
© Riproduzione riservata