Il mondo va verso il futuro, ma la classe lavoratrice arranca
- La quarta rivoluzione industriale sta integrando nuove tecnologie produttive migliorando le condizioni di lavoro, creando nuovi modelli di business e aumentando la produttività.
- Cambiano, di conseguenza, le competenze e abilità ricercate: nel 2020 il problem solving rimarrà la competenza non specifica più ricercata, e parallelamente, diventeranno più importanti il pensiero critico e la creatività.
- È necessario contrastare i problemi di disallineamento tra le competenze dei lavoratori e quelle richieste dal mercato in trasformazione (cd. skills shortage).
Le parole «Industria 4.0» o «quarta rivoluzione industriale» indicano il processo automazione industriale, volto ad integrare nuove tecnologie produttive per migliorare le condizioni di lavoro, creare nuovi modelli di business, aumentare la produttività e la qualità produttiva degli impianti.
La paternità del termine tedesco «Industrie 4.0» viene attribuita a Henning Kagermann, Wolf-Dieter Lukas e Wolfgang Wahlster che lo impiegavano per la prima volta in una comunicazione, tenuta alla Fiera di Hannover del 2011, in cui preannunciavano lo «Zukunftsprojekt Industrie 4.0», il progetto per l'industria del futuro, che prevedeva investimenti su infrastrutture, scuole, sistemi energetici, enti di ricerca e aziende per ammodernare il sistema produttivo tedesco e riportare la manifattura tedesca ai vertici mondiali rendendola competitiva a livello globale.
I risultati ottenuti dalla Germania a livello produttivo hanno portato molti altri paesi a perseguire questa stessa politica, tra cui l'Italia, ma la realtà è che mentre si parla di futuro, si arranca sotto il peso del passato.
La sostituzione tecnologica del lavoro
Dalla ricerca «The Future of the Jobs» presentata al World Economic Forum è emerso che, nei prossimi anni, fattori tecnologici e demografici influenzeranno profondamente l’evoluzione del lavoro. Alcuni, come la tecnologia del cloud e la flessibilizzazione del lavoro, hanno iniziato ad influenzare le dinamiche già a partire dal 2016. Secondo lo studio l'effetto sarà la creazione di 2 milioni di nuovi posti di lavoro, ma contemporaneamente ne spariranno 7 milioni, con un saldo netto negativo di oltre 5 milioni di posti di lavoro.
L'Italia ne uscirà con un pareggio (200.000 posti creati e altrettanti persi), meglio di altri Paesi come Francia e Germania. A livello di gruppi professionali, le perdite si concentreranno nelle aree amministrative e della produzione: rispettivamente 4,8 e 1,6 milioni di posti distrutti. Secondo la ricerca compenseranno parzialmente queste perdite l’area finanziaria, il management, l’informatica e l’ingegneria.
Cambiano, di conseguenza, le competenze e abilità ricercate: nel 2020 il problem solving rimarrà la competenza non specifica più ricercata, e parallelamente, diventeranno più importanti il pensiero critico e la creatività.
L’industria 4.0 passa per la creazione di smart factory mediante l’impiego di nuove tecnologie produttive che incrementino la velocita di interazione tra operatore, macchine e strumenti (cd. smart production), di infrastrutture informatiche e tecnologie di integrazione tra sistemi (cd. smart service) e una decrescente spesa per i consumi energetici (cd. smart energy).
La chiave di volta dell’industria 4.0 sono i sistemi ciberfisici (CPS) ovvero sistemi fisici che sono strettamente connessi con i sistemi informatici e che possono interagire e collaborare con altri sistemi CPS. Questo sta alla base della decentralizzazione e della collaborazione tra i sistemi, che è strettamente connessa con il concetto di industria 4.0.
Inoltre, la quarta rivoluzione industriale si basa sull’adozione di alcune tecnologie definite «abilitanti», quali sistemi avanzati di produzione, ovvero sistemi interconnessi e modulari che permettono flessibilità e performance e aumentano l'efficienza dell’uso dei materiali (advanced and additive manufacturing solution), sistemi di visione con realtà aumentata, simulazione tra macchine interconnesse per ottimizzare i processi, integrazione e scambio di informazioni tra tutti gli attori del processo produttivo, Industrial internet, cloud, sicurezza informatica, e, ultimo ma più importante, tecniche di gestione di grandissime quantità di dati attraverso sistemi aperti che permettono previsioni o predizioni (big data analytics).
Altre tecnologie che sono state indicate come fondamentali nel processo di trasformazione sono quelle basate su smart objects e reti intelligenti (industrial internet of things, industrial analytics, cloud manufacturing), tecnologie affini alla robotica (advanced automation), dispositivi indossabili e nuove interfacce uomo/macchina (advanced human machine interface - HMI).
Vi è da dire, tuttavia, che parallelamente si è registrato anche una netta diminuzione della rilevanza del settore industriale nel complesso delle economie cd. avanzate.
Il lavoro, quindi, si è nettamente spostato dal settore secondario a quello terziario e gli italiani hanno smesso di essere un popolo di contadini ed operai, per diventare commercianti e prestatori di servizi vari, cosa a cui ha anche contribuito la tecnologia, che ha creato nuove necessità connesse alla sua manutenzione ed alla gestione delle dinamiche ad essa connesse.
Il mercato richiede nuove competenze
È questo spostamento a rendere inadeguate le tutele pensate per il lavoro in un mondo che era governato per la maggior parte dall’industria e dal lavoro manuale, mentre il lavoro intellettuale e creativo era l’eccezione. Oggi, invece, le capacità richieste per la partecipazione alla creazione di ricchezza passano proprio per quel complesso di capacità intellettive anche per la maggior parte dei lavoratori a causa delle mansioni che il mercato prevalentemente richiede.
Di conseguenza, gli effetti di sostituzione e complementarità dei processi di automazione spingono verso dinamiche di polarizzazione del mercato del lavoro ed incidono sui sempre più repentini cicli di obsolescenza delle competenze, senza considerare che a ciò contribuiscono anche l’allungamento della vita lavorativa, le dinamiche globali e locali della produzione e i cambiamenti climatici.
Nel mercato del lavoro, quindi, acquisiscono una centralità sempre maggiore non solo l’apprendimento durante tutto l’arco della vita (longlife learning) e la gestione della carriera all’interno di mercati transnazionali del lavoro, ma anche la necessità di contrastare i problemi di disallineamento delle competenze ed il fenomeno del cd. skills shortage, per cui le aziende richiedono al mercato del lavoro specialisti di informatica, reti, Internet, ingegneria, matematica, fisica, comunicazione, ma non trovano profili ben specifici nelle molte aree delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione che dominano il mercato del lavoro attuale.
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