Il 5 settembre 2024 le associazioni Conngi, Idem Network e Italiani Senza Cittadinanza, insieme al deputato Riccardo Magi (+Europa), hanno depositato in Cassazione il quesito referendario per l’abrogazione dell’art.9 della legge 91/1992. L’obiettivo: raccogliere 500mila firme in appena 24 giorni per indire un referendum e ridurre gli anni di residenza necessari per la cittadinanza da 10 a 5.

La raccolta firme chiamata “Figlie e figli d’Italia” iniziò con una timida media di 2-3mila firme al giorno nella prima settimana, per poi arrivare al numero record di 150mila firme in appena 24 ore ed il raggiungimento del quorum in appena 18 giorni e la chiusura anticipata della campagna, un risultato storico nella storia del paese.

La partecipazione della società civile è stata ampia fin dall’inizio. Organizzazioni come Oxfam, Action Aid e Arci hanno messo a disposizione le loro strutture, mentre centinaia di attivisti antirazzisti in tutta Italia si sono impegnati nelle piazze e sui social.

Alla fine del mese, i dati preliminari mostrano un forte incremento delle organizzazioni aderenti, passate da una decina a quasi cento in tutta Italia. Inoltre, circa 60 sindaci hanno dato il loro sostegno, e secondo il sito referendumcittadinanza.it, 9mila attivisti digitali si sono registrati, per lo più seconde generazioni, un numero in continua crescita.

Le Figlie e figli d’Italia – nome volutamente provocatorio nei confronti della maggioranza di governo – hanno puntato completamente sulla rappresentazione di se stessi come ambasciatori del cambiamento, appoggiandosi al sostegno delle piattaforme politiche progressiste.

Il principale vettore di promozione è stato però il digitale, con i social media che hanno svolto un ruolo cruciale. Stefano Gianfreda – parte del team dei social media manager che hanno curato la comunicazione digitale – afferma che la fascia d’età che stava reagendo di più era quella compresa tra i 25 e i 35 anni su Instagram, e non quella preventivata dei giovanissimi under 25 su TikTok. A grande sorpresa la fascia che rispondeva meglio alle inserzioni è stata quella degli uomini over 50, intercettata anche grazie al grande sostegno del mondo dello sport come quello di Julio Velasco, allenatore della nazionale femminile di pallavolo.

È stato possibile raggiungere le firme necessarie anche grazie al sostegno social di personalità celebri e vicine alla tematica come il rapper Ghali, la beauty influencer Loretta Grace e il fumettista Zerocalcare con un reach complessivo di ben 5,3 milioni di follower. Il loro contributo è stato fondamentale per alzare l’attenzione e di conseguenza i numeri delle firme, arrivando al record – poi certificato dal ministero della Giustizia – di ben 150mila firme nella sola giornata del 23 settembre, mandando brevemente in tilt la piattaforma ministeriale.

Un altro strumento di diffusione della campagna è stato il passaparola nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nei bar e negli spazi privati, creando le conversazioni e i dibattiti che sono mancati a livello televisivo.

Secondo gli attivisti e gli addetti ai lavori c’è stata una pesante censura nei confronti del referendum con quasi nessun riferimento ad esso nei telegiornali nonostante i numeri in costante crescita. Andando a toccare un nervo scoperto del paese ci si sarebbe aspettata una risposta televisiva ben diversa con dibattiti accesi e una forte polarizzazione del discorso, ma così non è stato.

La polarizzazione c’è stata sui social e all’interno del movimento antirazzista stesso con un video di attacco alla campagna da parte del vicepresidente dell’Ordine degli avvocati di Napoli Hilarry Sedu. L’avvocato in un video postato sul suo profilo Instagram invitava il suo pubblico a boicottare la raccolta firme in quanto lasciava indietro i diritti dei minori. In seguito l’influencer Loretta Grace ha fatto uscire un video di risposta in cui racconta la sua esperienza da italiana senza cittadinanza, raccogliendo ben 5 milioni di visualizzazioni.

Questo – sommato al post del rapper Ghali e alle dichiarazioni di Zerocalcare e di altre personalità vicine al mondo delle seconde generazioni e dei giovani – ha creato la ricetta perfetta per il raggiungimento dell’obiettivo e la chiusura anticipata della campagna referendaria.

Ora ci tocca aspettare il giudizio della Corte di Cassazione sull’ammissibilità del quesito, ma questo mese ha dimostrato la grande capacità del tessuto sociale italiano non solo di attivarsi, ma di partecipare attivamente alla vita politica del paese.

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