- Sotto il ricatto della guerra e riaffermando l’uso di energia fossile si lancia un attacco al territorio senza precedenti e si riducono gli spazi democratici attraverso scelte sempre più autoritarie e dirigiste che mortificano rappresentanza e partecipazione dei cittadini.
- Due progetti strategici del governo Draghi sono esemplificativi: quello di collocare un grande impianto rigassificatore nel porto di Piombino e quello di costruire una base militare enorme nel Comune di Pisa, investendo l’area protetta di Migliarino – San Rossore - Massaciuccoli.
- Rigassificatori e basi militari non vanno bene né qui, né altrove se vogliamo interpretare correttamente la transizione verso la pace e l’equilibrio ecologico.
Sotto il ricatto della guerra e riaffermando l’uso di energia fossile si lancia un attacco al territorio senza precedenti e si riducono gli spazi democratici attraverso scelte sempre più autoritarie e dirigiste che mortificano rappresentanza e partecipazione dei cittadini. Per fare questo si usano, a piacere, Pnrr, conflitto in Ucraina e rispettive narrazioni.
Quanto sta accadendo sulla costa toscana è la dimostrazione di una deriva postdemocratica che riguarda l’intero paese. La società sarà più controllata e militarizzata. L’energia, più fossile che mai.
Due progetti strategici del governo Draghi sono esemplificativi: quello di collocare un grande impianto rigassificatore nel porto di Piombino, al centro del Golfo di Follonica e davanti al Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano e quello di costruire una base militare enorme nel Comune di Pisa, investendo l’area protetta di Migliarino – San Rossore - Massaciuccoli.
Entrambi presentano rischi ambientali ed economici rilevanti: interromperebbero processi di diversificazione economica e di conversione ecologica che, basati sulla tutela delle risorse ambientali, costituirebbero la base di uno sviluppo in armonia con la natura e il territorio, vere e uniche fonti di futura ricchezza.
Uscire dalla crisi
A Piombino è possibile uscire dalla crisi industriale costruendo un diverso e nuovo equilibrio tra industria, agricoltura, porto e attività legate al mare, al turismo, alla storia e alla cultura. A Pisa volumi zero e agricoltura sostenibile sono essenziali per la lotta al cambiamento climatico e per preservare biodiversità e paesaggio. Blueconomy, agricoltura e turismo di qualità, piccola impresa rappresentano in entrambi i casi le gambe di una diversificazione economica in grado di produrre futuro per le prossime generazioni.
In molti si sono dichiarati contrari al rigassificatore, a partire dalle principali associazioni ambientaliste nazionali e locali e dalla maggior parte delle forze politiche – anche le stesse che a livello nazionale appoggiano la scelta sponsorizzata dal ministro Roberto Cingolani – fino alla grande manifestazione in terra e in mare del 18 giugno.
A Pisa, mentre c’è stata una reazione immediata di persone, movimenti e associazioni anche nazionali, con una grande manifestazione il 2 giugno, le compagini politiche e sindacali stanno differenziando le posizioni: qui gli enti governati da centrosinistra e centrodestra hanno tenuto nascosto il progetto della base, fino a quando non è stato pubblicato il Dpcm che gli dava avvio.
Le compensazioni
In entrambi i casi c’è chi pensa alle compensazioni e si allinea sostanzialmente con le scelte governative: il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, si è fatto addirittura interprete del progetto di Piombino, mentre lavora a mettere in competizione i comuni del pisano prospettando vantaggi socio-economici a chi accetterà la base.
La logica delle compensazioni (impegno dello Stato al rilancio di Piombino o bollette del gas meno care, rigenerazione urbana per il borgo pisano di Coltano) dimostra che il danno ambientale è rilevante e irreversibile e che non si intende cambiare rotta. In taluni casi si tenta addirittura di rivendere come compensazioni interventi che avrebbero dovuto essere già realizzati negli anni scorsi.
Una questione nazionale
È evidente che non si tratta di questioni soltanto locali, ma di un vero e proprio allarme che dalla costa toscana si allarga all’Italia intera. Non c’entra niente la questione Nimby che alcuni tirano in ballo per depotenziare la mobilitazione popolare. Spetta alle comunità locali e ai movimenti che si sono sviluppati nella costa toscana e altrove affermare la necessità di un cambiamento radicale delle politiche e del modello di sviluppo: partire davvero dalla tutela del territorio, delle risorse naturali e dalla conversione ecologica per ripensare l’economia in modo che aderisca ai bisogni delle persone e permetta la riproduzione e la corretta gestione delle risorse. Rigassificatori e basi militari non vanno bene né qui, né altrove se vogliamo interpretare correttamente la transizione verso la pace e l’equilibrio ecologico.
Gli autori:
Tiziana Nadalutti è Tecnologa e membro della Società dei Territorialisti
Rossano Pazzagli è professore universitario e vicepresidente Società dei Territorialisti
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