- Dal 2006 non viene costruito un impianto di gestione dei rifiuti, nonostante i poteri speciali in vigore per diversi periodi.
- Negli ultimi anni Roma ha visto la nomina di vari commissari di governo che non hanno prodotto nessun risultato, la chiusura dell’unica discarica della città nel 2013 e l’inizio della prassi del trasporto dei rifiuti fuori provincia e regione.
- La soluzione proposta dai Radicali italiani: un referendum consultivo, cioè far decidere ai cittadini di Roma sul piano rifiuti della capitale.
Era il 16 maggio scorso quando, in una conferenza stampa, come Radicali Italiani lanciammo la proposta al sindaco Gualtieri di indire un referendum consultivo sulla questione del termovalorizzatore, ovvero sul Piano rifiuti di Roma capitale. Lo facemmo con lungimiranza, occupandoci da tanti anni del tema, e con spirito costruttivo, per arrivare a una scelta condivisa dai cittadini che potesse superare l’immobilismo cui sembra condannata Roma.
Sapevamo bene che solo in questo modo, ovvero coinvolgendo e ascoltando tutte le parti, si sarebbe potuti arrivare a sbloccare il progetto.
Bisogna tenere infatti presente che, nella capitale, dal 2006 non viene costruito un impianto di gestione dei rifiuti, nonostante i poteri speciali in vigore per diversi periodi. I risultati, a volte devastanti, sono sotto gli occhi di tutti: dalle strade inondate di spazzatura fino ai costi esorbitanti che gravano sulle spalle dei cittadini per smaltire i propri rifiuti in giro per l’Italia e per l’Europa, al netto di una città sporca e indegna del nome di capitale.
Infrazioni e commissari
Negli ultimi dodici anni Roma ha subito la procedura di infrazione sulla discarica di Malagrotta, la condanna della Corte di giustizia europea, la nomina di vari commissari di governo che non hanno prodotto nessun risultato, la chiusura dell’unica discarica della città nel 2013 e quindi l’inizio della prassi del trasporto dei rifiuti fuori provincia e regione e, di conseguenza, l’inizio del caos aggravato negli ultimi anni dai ripetuti incidenti occorsi ai Tmb in funzione.
Ciò dimostra che sussistono enormi difficoltà nella gestione di questa situazione, e l’unico modo per uscirne, secondo noi, è progettare la costruzione di nuovi impianti avvalendosi però dell’appoggio popolare, senza il quale nessun nuovo progetto vedrà mai la luce, tantomeno un termovalorizzatore da 600mila tonnellate l’anno.
Il referendum che il sindaco Gualtieri dovrebbe indire, per rafforzare il suo progetto e non incappare in sicure proteste e strumentalizzazioni, imporrebbe un grande dibattito in città sul piano complessivo della giunta e sulle alternative possibili: solo attuando questo passaggio si riuscirebbe a ricucire uno strappo storico che, su questi temi, ha origini lontane riconducibili alle varie crisi dei rifiuti in Campania degli anni Novanta e Duemila e che, tra le varie ricadute, ha esacerbato lo scontro e amplificato la sfiducia dei cittadini verso le istituzioni. Tanto è vero che anche su semplici impianti di compostaggio ci sono rivolte sui territori e questo ci fa capire a che livello è arrivata la distanza tra elettori ed eletti.
Strumentalizzazioni
Oggi, sei mesi dopo, vogliamo ribadire il concetto dal momento che la fantomatica costruzione del termovalorizzatore è diventata terreno di scontro politico non solo locale ma anche nazionale, fino al punto di rappresentare il fulcro delle trattative in fase di costruzione delle alleanze in vista delle regionali. Un argomento così importante per la vita di ogni romano è diventato ostaggio dell’ideologia, strumentale ai tira e molla di questo o l’altro partito: su questa scelta è caduto il governo Draghi e il campo largo si è disgregato, e a poche settimane dalle elezioni regionali rischia di essere motivo di rottura anche sul candidato di centrosinistra. Noi continuiamo a essere convinti che il nostro paese abbia bisogno di impianti, sia per la gestione dei rifiuti che per la transizione ecologica, ma siamo altrettanto convinti che senza partecipazione popolare questi impianti non verranno mai costruiti, come la storia ci insegna. La nostra proposta è profondamente pragmatica, ed è per questo che rinnoviamo l'appello al sindaco affinché indica la consultazione popolare, sottraendo alle varie forze politiche un’arma di scontro fine a sé stesso. Ci rivolgiamo anche alle stesse forze politiche impegnate nel teatrino di questi giorni affinché non abbiano timore di scoprire cosa pensano i cittadini e ci sostengano nella richiesta che abbiamo fatto a Gualtieri. Ci appelliamo a tutti, dalla sinistra ai Verdi fino a Letta, Calenda e Conte: appoggiate questo referendum per arrivare a una decisione definitiva per il bene della città, dimostrando che la politica sa anche mettere da parte il proprio tornaconto quando si tratta di questioni così importanti per le persone. Dobbiamo rimettere la decisione nelle mani dei romani perché questo è l’unico modo per raggiungere un risultato importante, ricordando che nei prossimi giorni verrà approvato il piano rifiuti di Roma capitale e che quello sarebbe il momento ideale per indire il referendum: non possiamo permetterci altri cinque anni di immobilismo e di ostracismo, la parola deve passare ai cittadini.
© Riproduzione riservata