Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà parte del libro Sulle ginocchia, edito da Melampo, riguardo la storia di Pio La Torre scritta dal figlio Franco


Nel frattempo, ero andato a vivere da solo. Nei primi mesi della mia nuova posizione di ex-bamboccione, finalmente affrancatosi dalla dipendenza dalla famiglia, mi succedeva di svegliarmi la mattina e di trovare il cuscino pieno di capelli.

In seguito, ho interpretato quel fenomeno quale effetto di un esaurimento nervoso asintomatico o di stress post-trauma, risultato dalla difficile ma necessaria elaborazione del lutto. Come quando prendi la scossa elettrica e ti vanno a fuoco i capelli. Infatti, ho imparato che il corpo umano, in caso di necessità, per far fronte a situazioni di crisi per la salute dell’organismo, sacrifica le parti non essenziali e i capelli, ovviamente, rientrano in questa categoria. Col risultato che, neanche a trent’anni, mi ritrovavo con la mia piccola ma evidente chierica. 

Nei giorni successivi l’omicidio, sognavo mio padre. Mi parve, anche, di vederlo. Come quella volta che camminavo, giù per la discesa che porta via Panisperna verso via dei Serpenti, quando eccolo apparire una decina di metri avanti a me.

Era identico, nel portamento e nel fisico e, anche, nel vestire ma non era possibile che fosse lui. Lo sapevo benissimo. Visto di spalle era proprio lui. Stessa altezza, stessa andatura, con le braccia rilassate, che sbattevano contro le cosce, mentre si preparava ad affrontare la salita, dopo aver attraversato la via, senza spezzare il ritmo. La stessa giacca, gli stessi pantaloni.

Dovevo solo allungare il passo e raggiungerlo. Ero consapevole di star dando corpo ad un desiderio irrealizzabile. Certo, la somiglianza c’era ed esercitava una forza di attrazione. Mi avvicinavo sempre di più, sino a raggiungerlo e, girandomi a destra, riuscivo a guardarlo in viso. Che peccato, che delusione non aver potuto incontrare, nuovamente, il suo sguardo.

Aveva uno sguardo penetrante, che non temeva scudi, specialmente quando, girando leggermente la testa, lo scagliava osservandoti di sbieco.

Mamma ci mise un po’ a conquistare la voglia di ricominciare, e non lo nascose a Filippo e a me. Diversamente da noi che cercammo di tenere nascosti, di non farle capire i nostri sentimenti, lei non se ne vergognava. Noi due non so, ma lei capiva, senza il bisogno di chiedere, con un semplice sguardo.

Mio fratello aveva Alessandra, Valentina e Marco. Valentina e Marco erano piccoli abbastanza per far felice la nonna, che aveva bisogno di veder la vita crescere. Continuavo a sognarlo ed i capelli non cadevano più.

Quattro anni dopo la sua uccisione, nel maggio del 1986, nasce ad Alcamo, su iniziativa di Ino Vizzini, stretto collaboratore di mio padre e deputato regionale, il Centro di studi ed iniziative culturali “Pio La Torre”. Missione del centro è quella di valorizzare il patrimonio ideale e politico segnato dalla vita e dall’opera di Pio La Torre, realizzando e promuovendo studi, iniziative e ricerche originali riguardanti aspetti e problemi della Sicilia contemporanea. Perché, come ha sottolineato il primo Presidente del Centro, Francesco Artale, nel suo discorso d’inaugurazione: “il patrimonio lasciato da Pio La Torre [...] appartiene a tutti i lavoratori, alla gente onesta, a tutti quelli che lottano e operano contro la mafia e contro lo sfruttamento, a tutti quelli che lavorano per una Sicilia libera e produttiva e per un mondo senza missili e senza guerre”. Sono stati presidenti del Centro, dopo Artale, Saverio Lo Monaco, Gianni Parisi, Nino Mannino. Dal 2004 il Presidente è Vito Lo Monaco. [...]

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