Naim Qassem è il nuovo segretario generale di Hezbollah. La milizia sciita libanese ha scelto il suo successore dopo l’uccisione di Hasan Nasrallah e di Hashem Safieddine. Per il ministro della Difesa, Yoav Gallant, si tratta di una «nomina temporanea» che non durerà molto e anche il suo «conto alla rovescia è iniziato».

Immediato il buon augurio della Jihad islamica e di Hamas al nuovo leader, mentre l’organizzazione palestinese sta ancora cercando il sostituto di Yahya Sinwar ucciso oramai il 16 ottobre scorso. Un ritardo “anomalo” per Hamas, che sottolinea anche divisioni interne e attesa per capire in che direzione vanno i negoziati in corso sulla proposta dell’Egitto per una tregua temporanea.

Ieri l’alto funzionario Sami Abu Zuhri ha detto che il gruppo «è aperto a qualsiasi proposta che possa porre fine all’aggressione alla Striscia di Gaza». Si tratta «fino all’ultimo minuto», hanno detto ieri le autorità del Qatar. Indispensabile per loro raggiungere un accordo sotto l’egida dell’attuale amministrazione guidata da Joe Biden.

Al momento il Qatar non prevede influenze negative sulle mediazioni derivanti dalle elezioni americane. Ma la vittoria di Donald Trump rimane pur sempre un incognita difficile da gestire perché prevedibile.

“Salvate l’Unrwa”

La giornata di ieri è stata anche quella degli appelli rivolti dalla comunità internazionale e dai leader internazionali affinché Israele blocchi l’implementazione della proposta di legge approvata nella serata del 28 ottobre che mette al bando l’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi.

L’organismo è considerato essenziale per evitare la catastrofe umanitaria a Gaza, basta pensare che nell’ultimo anno il suo personale ha elargito circa 5,7 milioni di consulti medici alla popolazione locale. Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres – considerato ancora persona non grata da Israele – ha scritto al premier Benjamin Netanyahu per esprimere le sue «preoccupazioni».

Difficilmente si prevederà un dietrofront, come confermano le dichiarazioni del ministero degli Esteri guidato da Israel Katz. «I dipendenti dell’Unrwa sono stati coinvolti nell’orribile massacro del 7 ottobre», afferma una nota del ministero. «Israele ha consegnato all’Onu i dettagli di altri cento agenti di Hamas che sono impiegati dall’Unrwa, eppure l’Unrwa non ha preso alcuna misura per gestire la questione e non sta procedendo con alcun passo serio per affrontare gli agenti terroristici nelle sue fila», aggiungono.

«L’Unrwa a Gaza è un albero marcio interamente infettato da terroristi», dice il ministero che chiede di sostituire l’agenzia Onu con altri organizzazioni come il World Food Programme. Dopo le pressioni inutili dei giorni scorsi da Washington fanno sapere che il dipartimento di Stato americano contatterà Tel Aviv nei prossimi giorni per discutere della legge approvata dalla Knesset.

Unifil

Non si fermano gli attacchi alle truppe di peacekeeping della missione Unifil, attiva nel sud del Libano.

Il ministero della Difesa austriaco ha confermato che otto suoi soldati impegnati nel contingente sono stati feriti da un razzo caduto a Camp Naqoura mentre si trovavano fuori dai bunker. «Nessuno di loro è ferito in modo grave», dicono, aggiungendo che «al momento non è possibile dire da dove provenga l’attacco».

Dalla missione fanno sapere che secondo una prima ricostruzione, questa volta i caschi blu sono stati colpiti «probabilmente da un razzo di Hezbollah o da un gruppo affiliato».

A sessanta chilometri più a nord da Naqoura un raid aereo israeliano ha colpito alcuni edifici nella città di Sidone, causando almeno sette morti e venti feriti. Proprio sul Libano si è tenuta ieri sera un vertice di sicurezza a cui hanno partecipato il premier Netanyahu e i servizi militari e di intelligence. Secondo Axios, l’incontro è incentrato sui «colloqui per una soluzione diplomatica alla guerra» nel fronte nord con Hezbollah.

La mattanza a Gaza

La giornata di ieri rischia di passare nella storia di questa guerra come una delle più mortali. In un singolo attacco che ha preso di mira un edificio residenziale di cinque piani a Beit Lahia, nel nord della Striscia, sarebbero morte almeno 109 persone.

Tra queste, secondo l’Unicef, ci sono almeno 20 bambini. «L’attacco contro i bambini è diventato una scandalosa normalità a Gaza, dove una media di oltre 67 bambini vengono uccisi o feriti ogni singolo giorno. I bambini di Gaza stanno pagando con le loro vite e il loro futuro, mentre il diritto internazionale umanitario viene palesemente e sistematicamente violato», ha scritto su X la direttrice generale di Unicef Catherine Russell.

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