Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Dopo la prima serie dedicata alla sentenza della corte d’assise di Bologna che ha condannato all’ergastolo Paolo Bellini per la strage di Bologna, il Blog mafie pubblica una seconda serie che si concentra sul ruolo dei mandanti


Si deve ragionevolmente ritenere che tra tutte le più efficaci iniziative operative che potevano essere adottate per risalire ai luoghi in cui 1' evento drammatico "di cui avrebbe parlato tutto il mondo" si sarebbe concretizzato e alle persone che lo stavano organizzando, fu proprio tale accadimento che indusse la scelta della Direzione del Sisde di inviare Amos Spiazzi il successivo 17 luglio 1980 a Roma per incontrare Francesco Mangiameli presso la stazione Termini.

Una scelta il cui senso evidente fu di non prendere sul serio la allarmatissima segnalazione di Vettore Presilio, ricca di elementi per procedere a riscontri e a iniziative di contenimento.

Che Spella fosse strettamente legato a Grassini, uomo della P2, è un ennesimo indizio del ruolo che uomini al vertice di quella Loggia svolsero in quel frangente della nostra storia.

Anche con riferimento all'individuazione di Mangiameli come soggetto da coinvolgere per la particolare esposizione di quest'ultimo nei confronti del Fioravanti e per la conoscenza da parte di Mangiameli dei rapporti di quest'ultimo con Gelli e i poteri occulti.

Ma si proceda con ordine.

È un fatto storicamente e giudiziariamente accertato che Francesco Mangiameli, detto "Ciccio", venne assassinato a Roma il 9 settembre 1980 da Valerio e Cristiano Fioravanti, da Francesca Mambro, Giorgio Vale e Dario Mariani.

Mangiameli era una figura importante nello sceNario della destra eversiva, essendo uno dei massimi esponenti di Terza Posizione in campo nazionale.

In quello specifico momento, come emerge dalla sentenza emessa dalla Corte d'Assise d'Appello di Bologna in sede di rinvio in data 16.5.1994 (sulla strage di Bologna), "da molti mesi egli agiva in stretta collaborazione con il Fioravanti per mettere a punto e realizzare il progetto di evasione dal carcere di Pier Luigi Concutelli, l'omicida del giudice Occorsio ... ". […].

Tornando al 9 settembre 1980, Mangiameli venne attirato con uno stratagemma nella pineta di Castel Fusano, ove fu "giustiziato" con più colpi esplosi dalla stessa pistola, che passò dalle mani prima di Giusva Fioravanti, poi del fratello Cristiano e, infine, di Giorgio Vale. Il suo corpo, impacchettato e zavorrato con pesi, venne gettato nel laghetto artificiale di Tor de' Cenci.

L'intenzione dei terroristi era, dunque, quella di impedire che il corpo del Mangiameli venisse mai trovato e che di conseguenza nulla trapelasse dell'omicidio. Sarebbe emerso in seguito che il disegno di G.V. Fioravanti era di recarsi in Sicilia per elimiNare anche la moglie e la figlia di nove anni del Mangiameli, che evidentemente sapevano troppo.

Tuttavia, come accadrebbe in un copione cinematografico di genere, il cadavere di Mangiameli, liberatosi dalle zavorre, riemerse e venne trovato dalle forze dell'ordine il giorno 11.9.1980; ciò impedì ai Nar di portare a termine l'orribile intento. […] Cosa altro successe quell'estate?

Occorre premettere che tra la strage di Bologna e l'uccisione di Mangiameli si verificarono due eventi di particolare importanza: a) l'incontro tra il colonnello Amos Spiazzi e Francesco Mangiameli in data 17 luglio 1980 a Roma; b) la singolare intervista concessa dallo stesso Spiazzi al giornalista Pino Nicotri della rivista "L'Espresso", pubblicata in data 18 agosto 1980.

La sentenza della Corte d'Assise d'Appello di Bologna in data 16.5.1994, operando una ricostruzione razionale e condivisibile del movente dell'omicidio, ha ritenuto che la morte di Mangiameli fosse stata determinata da una concatenazione di eventi che prese le mosse proprio dalle rivelazioni di Vettore Presilio Luigi e si dipanò nei due eventi sopra descritti.

La vicenda può essere raccontata attraverso le parole della sentenza ed appare opportuno riportarne un lungo passo: "Per quello che qui che interessa della vicenda Spiazzi, è sufficiente ricordare che nel mese di luglio del 1980 il colonnello Amos Spiazzi, incaricato da un dipendente del Centro Sisde di Bolzano, si era recato a Roma e vi aveva condotto una inchiesta sui gruppi terroristici di estrema destra; le sue informazioni - che, fra l'altro, riguardavano anche iniziative assunte tale "Ciccio"- erano state trasfuse in un "appunto" riservato datato 28 luglio che il Centro di Bolzano aveva inviato al direttore del Sisde a Roma.

Nel mese di agosto il settimanale "L'Espresso", a corredo dei servizi sulla strage di Bologna, aveva pubblicato una intervista al col. Spiazzi in cui questi, passando in rassegna le formazioni terroristiche di estrema destra attive sul territorio nazionale ed indicando il ruolo egemone che si apprestava a ricoprire Terza Posizione, aveva menzionato il "Ciccio" come personaggio intento a "mettere d'accordo" i "quattro gruppi" in cui a Roma si erano "divisi" i Nar "in gran disaccordo tra loro".

L'intervista era pubblicata sul numero dell'Espresso datato 24 agosto e già in edicola il 18. Questa intervista dimostrava inequivocabilmente che "Ciccio" era pericolosamente disponibile a parlare di cose concernenti il terrorismo di cui era a conoscenza.

Oggi, poi, si sa che l'intervista pubblicata dall'Espresso rifletteva conoscenze acquisite dallo Spiazzi nel luglio, ma chi la leggeva sull'Espresso del 24 agosto nell'ambito dei servizi strage del 2 agosto poteva ricavarne una cosa sola, e cioè che Spiazzi avesse riferito di contatti avuti con "Ciccio" in conseguenza della strage e, quindi, necessariamente dopo la strage medesima. Il comportamento di "Ciccio" si presentava, quindi, come doppiamente pericoloso.

È certo, ancora, che il Mangiameli si riconobbe subito nel "Ciccio" dell'intervista. Rosaria Amico, la moglie, ha dichiarato al G.I. di Bologna il 21. 12.83: "Ricordo con sicurezza che mio marito si identificò nel 'Ciccio di cui all'intervista sull'Espresso dell'agosto 80 di Amos Spiazzi ... Mio marito, dopo la lettura dell'intervista aveva detto: 'Questi mi vogliono incastrare ... ".

Francesco Mangiameli era tanto consapevole del pericolo a cui lo aveva esposto l'intervista dello Spiazzi che, non appena letto quel numero dell'Espresso si era affrettato a sloggiare Ciavardini, per l'evidente timore che potesse essere trovato un terrorista di quel calibro nei locali procurati da lui. […] D'altra parte, che Mangiameli avesse percepito correttamente l'intenzione di Spiazzi di “incastrarlo” è stato confermato da un documento sequestrato presso l'abitazione dello stesso colonnello. In tale documento (che s'inizia con le parole "Il dottor Prati" e in cui il militare parla di sé in terza persona) espressamente lo Spiazzi afferma che si servì dell'intervista all'Espresso per far convergere le indagini proprio sul "Ciccio", dopo avere visto che le informazioni che aveva fatto pervenire al Sisde con la sua relazione del 22 luglio erano state, secondo il suo assunto, volutamente equivocate ed indirizzate, così, su Chicco Furlotti.

Il col. Spiazzi, dal canto suo, era conosciuto per i suoi trascorsi come aderente al movimento golpista "Rosa dei venti "; ancora, per essere un personaggio bene introdotto negli ambienti della destra e, nello stesso tempo, vicino ai Servizi di informazione. Egli era, dunque, un soggetto cui si poteva fare tranquillamente credito di avere effettivamente raccolto di prima mano quelle informazioni.

Fatte queste premesse, occorre por mente alla circostanza che le implicazioni dell'intervista e, specificamente, la pericolosità delle "chiacchiere" di Mangiameli sarebbero state inevitabilmente avvertite anche da altri, in particolare da chi aveva avuto diretti coinvolgimenti nella strage. […] Dunque, Spiazzi venne inviato dal centro Sisde di Bolzano a Roma in data 17.7.1980 per svolgere una attività informativa su cosa stesse succedendo nell'ambito del terrorismo di destra.

Secondo quanto lo stesso Spiazzi riferì al suo superiore, che venne trasfuso nella nota del 28.7.1980 (denominata informativa Spiazzi), egli incontrò un noto esponente della destra eversiva di nome "Ciccio", dal quale con ogni probabilità raccolse delle indiscrezioni.

Poche settimane dopo la strage, il 18 agosto 1980 venne pubblicata un'intervista di Spiazzi su "L'Espresso", ove, nel parlare della strage di Bologna, menzionava un tale "Ciccio" come colui che stava cercando di mettere d'accordo alcuni gruppi divisi dei Nar, facendolo così apparire una figura importante in tale ambito eversivo.[...] a parere della Corte, è possibile che i Nar temessero che Mangiameli potesse rilevare particolari che li coinvolgevano sia in relazione all'omicidio Mattarella, sia in relazione alla strage di Bologna,

Come già osservato, Fioravanti si determinò ad assassiNare Mangiameli, dopo che venne pubblicata l'intervista di Spiazzi, perché essa dipingeva l'insegnante di filosofia siciliano come un "infame", capace di tradire i "camerati". E questo poteva avvenire per entrambi i profili, che evidentemente non si escludevano tra loro. […] appaiono estremamente significative le dichiarazioni che Stefano Alberto Volo ha reso alla Procura generale, prima della sua recente morte, che sono state trasfuse nei verbali del 26.6.2019 e del 27.6.2019; detti verbali sono stati acquisiti all'udienza del 14.7.2022 ai sensi dell'art. 512 c.p.p.

Nel primo verbale, Volo, dopo avere definito Mangiameli il suo migliore amico, riguardo al significato della frase "lo hanno ucciso perché non lo potevano comprare", ha risposto: "Noi, ossia Mangiameli ed io, eravamo convinti che Fioravanti, Cavallini e compagni, ossia i Nar, fossero in qualche modo responsabili quanto meno della progettazione della strage di Bologna, oltre che dell'omicidio Amato, [...]” "Era opinione mia e di Ciccio Mangiameli che fosse necessario prendere le distanze ufficialmente dai Nar e dalla loro linea stragista. Noi temevano seriamente che costoro fossero coinvolti nella strage di Bologna. Questi timori furono rappresentati da Mangiameli ai vertici di Terza Posizione negli incontri che Mangiameli ebbe con loro nel settembre del 1980 prima di essere ammazzato. Questi incontri avvennero a Roma dove io accompagnavo Mangiameli da CanNara. lo non ero presente agli incontri con i vertici di Terza Posizione, ma Francesco mi riferiva sempre tutto. In questi incontri partecipavano anche personaggi dei Nar Credo che mi abbia parlato dei fratelli Fioravanti e della Mambro. Fu in questi incontri che nacquero contrasti. Anche in Terza Posizione, infatti, non tutti erano d'accordo nel prendere le distanze dai Nar come intendevamo fare io e Ciccio Mangiameli".

Dunque, era emerso un contrasto sulle linee politico-eversive da seguire, quella propugnata dai Nar, definita "stragista" da Alberto Volo, e quella più morbida propugnata da Mangiameli e da una parte di Terza Posizione.

Volo e Mangiameli erano fermamente convinti che i Nar fossero coinvolti nella strage di Bologna e ciò probabilmente era conseguente al fatto che Mangiameli avesse udito di persona qualcosa al riguardo.

Quanto osservato, induce ragionevolmente a ritenere che Mangiameli fosse venuto a conoscenza del proposito di compiere l'allentato alla stazione di Bologna e che in qualche modo avesse rifiutato di offrire il proprio contributo o anche soltanto manifestato le proprie riserve sull'iniziativa, forse anche nel corso dell'incontro con Spiazzi, così da divenire un testimone scomodo. […].

Ciò posto, [...], occorre oggi aggiungere un elemento ulteriore nella sequenza causale che portò all'omicidio di Mangiameli, ovvero che esso prese le mosse proprio dalle rivelazioni di Vettore.

A tale conclusione si deve pervenire sia in ragione della tempistica - posto che l'incontro tra Mangiameli e Spiazzi ebbe luogo il 17 luglio 1980, appena due giorni dopo l'ultimo incontro tra il dott. Tamburino e Quintino Spella - sia in ragioni delle modalità non convenzionali dell'intera operazione, che vedeva come protagonista un personaggio avente stretti legami con gli ambienti della destra eversiva ed insurrezionale.

Si deve ritenere, anzitutto, che l'incontro del 17 luglio 1980 fosse stato autorizzato direttamente dalla Direzione centrale del Sisde. Come si è anticipato attraverso la testimonianza del dott. Tamburino, il col. Spiazzi era stato al tempo condannato in primo grado alla pena di cinque anni di reclusione per il delitto di cospirazione politica mediante associazione (art. 305 c.p.) ed altri reati connessi, con sentenza emessa dalla Corte di Assise di Roma in data 14.7.1978 in qualità di componente di un gruppo eversivo denominato "Rosa dei Venti".

La Procura generale e i difensori delle parti civili hanno osservato che Spiazzi non avrebbe potuto essere assunto o utilizzato dal Sisde neanche come fonte occasionale, posto che l'art. 8 della Legge 24/10/1977 n. 801 ne faceva espresso divieto […]. nell'occasione Spiazzi operò in piena autonomia, quasi come fosse un vero e proprio agente del servizio civile, e non come un semplice informatore.

Perché fu utilizzato proprio il colonnello moNarchico e "rosaventista" Amos Spiazzi e quale era lo scopo della sua missione?

La scelta di inviare un simile personaggio scaturiva dalla necessità di agire con urgenza e soprattutto con metodi non ortodossi, una volta appreso che le voci relative all'attentato si stavano diffondendo.

Tali rilievi inducono a ritenere che la m1ss10ne di Spiazzi non potesse essere stata deliberata da un mero organo periferico, quale era il Centro di Bolzano. Del resto, è importante osservare che era stata proprio la Direzione Generale a segnalare al Centro di Bolzano l'opportunità di avvalersi di Amos Spiazzi come fonte occasionale.

Ciò appare indicativo dell'alto gradimento da parte del Sisde -diretto dall'associato alla P2 e intimo frequentatore di Gelli, Giulio Grassini (si vedano gli atti della Commissione Parlamentare P2, acquisiti) - verso il colonnello appartenente ad un'organizzazione che era stata ritenuta eversiva da una sentenza emessa in Nome del Popolo Italiano.

Quanto alla ragione dell'incarico a Spiazzi, si possono azzardare plurime ipotesi: quella che avesse carattere meramente informativo; quella che fosse mirato a precostituirsi una prova di avere effettuato tutte le verifiche del caso sulle voci correnti circa il compimento di un grave attentato; oppure, un mero escamotage attuato per creare confusione e distogliere l'attenzione dalle dichiarazioni rese dal Vettore.

Di cosa esattamente avessero parlato Spiazzi e Mangiameli il 17.7.1980 non si saprà mai con certezza, ma in base a quanto avvenne dopo, appare assai probabile che dal colloquio emersero conferme circa il fatto che una strage fosse in procinto di essere eseguita e anche che Mangiameli non fosse favorevole a detto progetto, in tal modo potendo cogliere Spiazzi che il suo interlocutore potesse in futuro rilasciare delle dichiarazioni su quanto sapeva. […].

In conclusione, deve ritenersi che l'incarico al col. Spiazzi di recarsi a Roma il 17 luglio 1980 fosse stato conferito dalla Direzione del Sisde e che ciò fosse avvenuto in diretta conseguenza delle rivelazioni rese dal Vettore al dott. Tamburino, delle quali la Direzione aveva ricevuto notizia per il tramite di Quintino Spella tra il 10 e il 15 luglio 1980.

Non solo, dunque, il Sisde era venuto a conoscenza del progetto di un imminente gravissimo attentato, ma addirittura utilizzò le informazioni ricevute non per cercare di prevenire o di sventare l'attentato, quanto più per ingenerare confusione nell'ambiente dell'estrema destra, creando le condizioni perché venisse eliminato Francesco Mangiameli, che, in quanto oppositore rispetto ad un modello rivoluzioNario di tipo stragista ed orientato dai poteri occulti, avrebbe potuto rendere dichiarazioni atte non solo ad ostacolare il progetto di strage ormai inesorabilmente avviato, ma soprattutto a fornire elementi in grado di connettere gli esecutori della strage a finanziatori e committenti.

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