Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Dopo la prima serie dedicata alla sentenza della corte d'assise di Bologna che ha condannato all'ergastolo Paolo Bellini per la strage di Bologna, il Blog mafie pubblica una seconda serie che si concentra sul ruolo dei mandanti


Anche Gianluigi Napoli ha reso importanti dichiarazioni sulle figure di Paolo Signorelli e di Aldo Semerari e dei loro rapporti con i poteri occulti, come sulla frequentazione tra Gelli e Fioravanti.

Ha riferito che, quando venne arrestato alla fine di agosto 1980, venne condotto nel carcere di Mantova, ove venne posto in isolamento insieme a Pierluigi Scarano, altro ex ordinovista, che aveva come proprio punto di riferimento Paolo Signorelli.

Il testimone ha confermato le rivelazioni che all'epoca Scarano gli fece in merito a Signorelli e che egli aveva già a suo tempo riferito nel verbale di interrogatorio del 28.10.1985: "La batosta più grave Scarano la ricevette quando si diffuse la notizia che Signorelli aveva partecipato ad una cena, anzi a varie cene con Gelli e uomini della P2. Si diceva anche che a una di queste cene avesse partecipato come uomo di fiducia di Signorelli, Fioravanti Valerio".

E ancora: "A seguito di ciò, Scarano mi disse che la cosa che lo sconvolgeva ma che avrebbe dovuto aprire gli occhi fin da prima perché lui stesso sapeva che Semerari a casa sua faceva riunioni riservate cui partecipavano uomini dei servizi segreti".

Egli ha anche confermato quanto disse in merito alla figura di Semerari nell'interrogatorio del 15.1.1986 e cioè che "nell'ambito della destra era ritenuto un maiale per i suoi rapporti con i servizi", assumendo che il modo stesso in cui era finito, era legato a questo [Il teste ha inteso far riferimento all'omicidio di Semerari, da parte probabilmente della camorra; la testa di Semerari venne ritrovata in una busta di plastica sul sedile anteriore di una Fiat 128 rossa parcheggiata in viale Elena ad Ottaviano, proprio di fronte all'abitazione di Vincenzo Casillo, braccio operativo di Raffaele Cutolo].

Egli maturò tale giudizio su Semerari durante gli anni della sua carcerazione, non prima. Napoli ha poi confermato un altro giudizio che espresse nel più volte citato verbale di interrogatorio: "Attraverso questi elementi, mi sono formato il convincimento che nell'ambito della destra abbia operato una struttura occulta rispetto anche alla maggior parte dei militanti e dotata di una progettualità politica oscura oltre che legata ad ambienti dei servizi segreti e della Massoneria".

Si tratta di un'opinione di natura personale, ma il testimone ha anche riferito gli elementi obiettivi attraverso i quali egli era pervenuto a quel convincimento.

Dal complesso di queste deposizioni emerge che non solo Fabio De Felice, ma un po' tutti coloro che erano ai vertici di Costruiamo l'Azione avevano relazioni stabili con la loggia massonica e con i servizi informativi.

Occorre osservare come nell'ambito della nuova generazione della destra eversiva, animata da un autentico sentimento rivoluzionario, personaggi della "vecchia guardia" come Signorelli e De Felice fossero malvisti, perché ritenuti collusi con la massoneria e i servizi segreti.

È un punto di vista che è emerso un po' in tutte le deposizioni dei testimoni citati in questo capitolo e che, quantomeno in linea teorica, era sicuramente condiviso da Fioravanti, che dello spontaneismo e dell'autonomia aveva fatto la bandiera del proprio gruppo.

Dunque, il fatto stesso di avvicinarsi ad una figura come Signorelli costituiva un tradimento di quegli ideali rivoluzionari e ciò non può spiegarsi se non ritenendo che Fioravanti, animato anche da motivi di prestigio personale e da ambizioni egemoniche, volesse spingersi oltre, entrando a far parte di un ambito di gestione del potere governato da logiche oscure al fine di trame vantaggio.

Sui rapporti di Fioravanti e di Signorelli con i poteri occulti ha riferito all'udienza del 1.10.2021 anche Mauro Ansaldi, ex appartenente a Terza Posizione. Al testimone, anzitutto, è stata contestata una dichiarazione riportata nel verbale di interrogatorio del 21.4.1983: "Il Signorelli veniva considerato un simbolo di ideologie stragistico-golpiste per opinione diffusa nell'ambito di Terza Posizione, tale è anche il mio convincimento, convincimento suffragato dalla circostanza riferitami da Zani che il Signorelli aveva avuto incontri con Delle Chiaie e attraverso Semerari con Gelli"). Egli ha confermato tutto questo. Ha poi confermato quanto riferì nel verbale in data 28.12.1984, ovvero che "Adinolfi e

Spedicato, che con Fiore e Mangiameli facevano parte dei vertici di T.P. nel cui movimento io mi riconoscevo, mi dissero che sicuramente dietro l'omicidio Mangiameli si nascondeva una causale ben più consistente, Mangiameli cioè si era reso conto nel suo peregrinare tra Taranto e Roma che Fioravanti Valerio operava in una doppia posizione, da una parte militava all'interno dei NAR, gruppo "spontaneista" e dall'altra usando appunto come paravento la sua militanza nei NAR aveva stretto rapporti diretti con Signorelli ed attraverso di lui con Gelli, Semerari e la P2" (cfr. pagg. 67 e 68). […].

Infine, ha riferito: "Fiore mi riferì di essersi accorto chi fosse veramente Valerio dopo l'omicidio di Ciccio Mangiameli, Valerio cioè era coinvolto in trame occulte che erano le stesse che stavano dietro alla P2 e che quello stesso omicidio era legato a tali coinvolgimenti di Valerio poiché il Mangiameli era ormai venuto a conoscenza dei rapporti oscuri del Valerio con ambienti piduisti ed era in grado di screditarlo" (cfr. pag. 82).

Ciò significa che, pure continuando a celarsi dietro uno spontaneismo di "facciata", Fioravanti non solo ambiva a conquistare una situazione di egemonia sull'intero movimentismo di estrema destra, ma era venuto in contatto - e successivamente, si deve ritenere, anche a patti - con i poteri occulti e con la Loggia massonica P2.

Dichiarazioni non dissimili sono state rese da Stefano Alberto Volo (deceduto) alla Procura generale in data 26.6.2019, nel verbale acquisito ex art. 512 c.p.p.

In particolare, Volo ha riferito che egli e Mangiameli all'epoca erano convinti che Fioravanti e i NAR fossero realmente gli autori della strage di Bologna (...). […].

Quanto alle relazioni con i servizi segreti da parte dei vertici di CLA, ancora una volta è stata illuminante la deposizione di Aleandri, il quale ha fatto cenno anche alla figura di Federico Umberto D'Amato. Al testimone è stata contestata una affermazione fatta nel verbale di interrogatorio davanti al dott. Imposimato in data 16 ottobre 1982: "Nel! 'ambito del Ministero del 'Interno tra le persone che secondo Fabio e Alfredo De Felice avevano dato la loro adesione al Golpe Borghese, c'era Federico D'Amato legato da vincoli di amicizia ad Alfredo De Felice che ne parlava in termini confidenziali".

Il testimone ha confermato la prima parte della dichiarazione, affermando di non ricordare la circostanza che D'Amato fosse amico personale di Alfredo De Felice.

A seguito dell'ulteriore contestazione di un passo dello stesso interrogatorio ("Ricordo che Fabio e Alfredo De Felice ed altri in circostanze che non sono in grado di precisare dato il tempo trascorso, mi dissero che durante le manifestazioni di Porta San Paolo a Roma contro il Governo Tambroni, lo stesso Fabio De Felice era al Viminate in grado di controllare la situazione assieme a D'Amato"), il teste ha confermato ed ha poi dovuto convenire sul fatto che una simile situazione indicasse come tra De Felice e D'Amato vi fosse una conoscenza importante.

All'epoca Aleandri fece riferimento anche ad un'altra figura, quella della influente Maria Francini, una donna residente a Forano nella Bassa Sabina, che era molto amica di Fabio De Felice e che aveva connessioni con l'ingegnere americano Hugh Fenwick, formalmente responsabile della Selenia, una società che si occupava di elettronica militare, ma che, secondo quanto riferitogli da De Felice, apparteneva alla CIA. Fenwick fu la persona che curò il collegamento tra i servizi e gli americani in relazione alla realizzazione del c.d. Golpe Borghese. Aveva una villa nello stesso paese di Forano e, dunque, Maria Francini era in contatto con lui.

Lo stesso De Felice trascorse una parte della sua latitanza a Londra ospite di alcuni ebrei amici della Francini. Aleandri conobbe anche la moglie e la figlia di Fenwick ad una cena a casa della Francini.

Il testimone assistito ha poi confermato che egli ed altri membri del suo gruppo ebbero incontri con il colonnello Michele Santoro in occasioni di pranzi e cene presso la villa di Semerari, che era in località vicina al paese in cui egli risiedeva.

Ha ricordato un episodio specifico, in cui il colonnello Santoro raccontò in sua presenza la circostanza dell'arresto del terrorista Loi [Vittorio Loi e Maurizio Murelli furono i due militanti dell'estrema destra milanese che nel corso della manifestazione di piazza del 12 aprile 1973, uccisero l'agente di polizia Antonio Marino per effetto di una bomba a mano che i due avevano scagliato verso un reparto della polizia], affermando che aveva telefonato al padre per consigliargli di far costituire il figlio, ma in realtà con l'intento di farlo scappare. Invece, il padre, noto pugile dell'epoca e persona integerrima, portò il figlio in caserma e il colonnello si ritirò nei suoi appartamenti, chiedendo alla moglie cosa dovesse fare. Aleandri restò colpito dal fatto che un uomo così autoritario e risoluto chiedesse consiglio della moglie. Ciò che interessa è il fatto che Santoro, in presenza di noti neofascisti, si rammaricò del fatto di avere dovuto arrestare l'estremista di destra.

Il colonnello Michele Santoro era un alto funzionario del SISMI, strettamente collegato a Giancarlo D'Ovidio e a Pietro Musumeci e, come si legge nella sentenza della Corte di Assise di Bologna in data 11.7.1988 (cfr. pagg. 1662 - 1781), si rese protagonista di "gravissimi episodi di deviazione" istituzionale, in particolare con riguardo alla strage di Peteano. A conforto della dichiarazione di Aleandri sulla frequentazione tra il piduista Aldo Semerari e il col. Santoro, occorre osservare che nell'agenda telefonica di Semerari venne rinvenuto il recapito telefonico del militare (cfr. la cartella contenente gli estratti delle agende sequestrate a Semerari Aldo, Voi. 113, 114, 115 Atti Strage Bologna, prodotta all'udienza del 16.6.2021).

Nella stessa agenda risulta annotato un appuntamento di Semerari con Licio Gelli, avvenuto il giorno 12 giugno 1980. Anche Semerari era legato alla formazione eversiva di Ordine Nuovo, per la quale svolgeva un ruolo di tramite con i servizi segreti deviati ( cfr. al riguardo, quanto osservato nella sentenza emessa dalla Corte di Assise di Bologna in data 11.7.1988, da pag. 1678 a pag.1685).

Dalla costante collaborazione con i servizi non era rimasto estraneo nemmeno Massimiliano Fachini. Nel verbale di dichiarazioni rese il 27.6.1997 davanti al P.M. di Brescia, utilizzabile in quanto acquisito con il consenso delle parti, Napoli Gianluigi, dopo avere messo in rilievo le ambiguità di Giovanni Melioli, fece riferimenti specifici riguardo a questo tema:

"A.D.R. Nell'ambito dei miei rapporti con MELIOLI, ho avuto occasione di affrontare con lui il discorso delle stragi nell'81, dopo che eravamo stati entrambi scarcerati: io già da tempo gli contestavo che non era stata fatta chiarezza su tal i fatti e sulle relative responsabilità, nel senso che non era giusto che venisse coinvolto nella responsabilità politica delle stragi l'intero ambiente della destra rivoluzionaria, laddove erano concretamente pochi gli effettivi responsabili. La destra rivoluzionaria, infatti, non era "stragista", ma aveva come obiettivo quello di colpire dei bersagli specifici, dei nemici politici precisi, senza ricorrere ad azioni indiscriminate. Anche MELIOLI disse che era opportuno "fare chiarezza", ma di fatto assunse un comportamento contrastante con tale finalità. Io contestavo altresì al Melioli i rapporti di collaborazione reciproca che c'erano stati in quegli anni con i Servizi. Io disponevo dei seguenti elementi di conoscenza in ordine ai suddetti presunti rapporti: avevo appreso da Melioli che Fachini aveva contatti sia con Giannettini che con Labruna. Peraltro in carcere, quando ero stato detenuto con Fachini nel 1981, come meglio spiegherò, Fachini stesso mi aveva confermato i suoi rapporti con Giannettini, pur negando di aver mai collaborato con i Servizi. Fachini in particolare mi raccontò che GIANNETTINI passò dalla madre del predetto chiedendole di salutarlo e di rassicurarlo. Non escludo che ci possano essere stati rapporti tra Melioli e Giannettini: il primo, infatti, parlava del secondo come di una persona a lui familiare. A I di là di questi episodi particolari ricordo in generale che persone come Roberto RAHO o Roberto Romano, che pure si diceva fossero in contatto con i servizi, spesso non venivano arrestate, o comunque perquisite, in situazioni in cui, invece, altri militanti come me erano oggetto di continue perquisizioni".

La circostanza che Fachini avesse collaborato con il SID (il servizio militare dell'epoca), attraverso l'agente Guido Giannettini e il capitano Antonio Labruna emerge con estrema chiarezza nella motivazione della sentenza emessa dalla Corte di Assise di Bologna in data 11.7.1988, nonché nella sentenza emessa il 18.3.1995 dal G.I. del Tribunale di Milano nel procedimento penale contro Nico Azzi + 23. Essa trova ulteriore conferma nel verbale di interrogatorio reso il 9.10.1992 davanti al G.I. del Tribunale di Milano, ove lo stesso Labruna ammise la sua collaborazione con lui e nel verbale di dichiarazioni rese da Antonio Viezzer, iscritto alla loggia P2, e da Guido Giannettini. […].

Walter Sordi ha anche ricordato l'episodio dello scherzo che egli e Pasquale Belsito fecero a Gilberto Cavallini, nel periodo in cui emerse l'elenco degli iscritti alla loggia P2. Nel gennaio 1982, mentre egli si trovava in Francia con Belsito, entrambi latitanti, telefonarono a Cavallini in Italia e gli dissero per scherzo che avevamo appreso da un agente dei servizi segreti francesi che lui avesse dei rapporti con un certo Sambuco. Cavallini, invece, prese la cosa seriamente, dicendo che avrebbe potuto spiegare tutto.

Si noti che Sambuco era il nome del segretario del Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia Lino Salvini. Quando essi rientrarono a Milano, Cavallini si giustificò con loro, affermando che vi era stato un periodo in cui aveva avuto rapporti con la loggia P2 ("Infatti quando ci incontrammo disse più o meno le seguenti parole: "È vero che ho agito alle dipendenze di Signorelli e De Felice ma non sapevo che fossero massoni e che organizzassero stragi per fini occulti, appena ne ho avuto la consapevolezza mi sono allontanato"').

Infine, merita di essere richiamato un passo della deposizione resa dall'avanguardista Domenico Magnetta all'udienza del 1.10.2021, dal quale emerge una sorta di dipendenza economica degli estremisti di AN e ON nei confronti di Licio Gelli.

Il teste ha riferito: "In quell'ambito lì in cui appunto in quel momento, in quel breve periodo in cui appunto praticamente Avanguardia e Ordine Nuovo si erano unificati, io fui mandato a un appuntamento in stazione centrale da Marco Ballan, dove incontrai Marco Affatigato e appunto questo lo racconto anche nel libro, questo mi mostrò una busta e mi disse "qua ci sono dei soldi, prendili, ve li dà il Maestro". Dissi: "Che Maestro?", cioè non mi spiegò, non specificò che maestro fosse, questo lo capii dopo a che maestro si riferiva (... ). Io ho pensato che il maestro a cui si riferiva Affatigato fosse Gelli perché altri maestri non ne conosco».

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