Michele Cavataio da molti anni ricopre un ruolo di primo piano nella mafia dell'Acquasanta, per i suoi trascorsi, per il temperamento freddo e violento, per le doti di organizzatore, per cui dopo la eliminazione dei gruppi avversari, assurge incontrastatamente a capo-mafia di quel rione...
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Da oggi – per circa un mese – pubblichiamo sul Blog mafie l’ordinanza di rinvio a giudizio “Torretta+120”, che ricostruisce dinamiche e omicidi della mafia di Palermo
L'attività criminosa dei predetti imputati deve essere necessariamente esaminata congiuntamente, in considerazione degli stretti legami tra loro esistenti e del predominio da loro insieme esercitato nella zona dell'Acquasanta, di via Montalbo s del Cantiere Navale.
Oltre che dal rapporto di denunzia del 31/7/1963, la loro figura e le loro gesta nel campo della delinquenza organizzata sono state messe in evidenza dai rapporti della Squadra Mobile e del Nucleo di Polizia Giudiziaria in data 22/10/1963, 29/10/1963, 2 aprile 1964, 24 giugno
1964 e 19 dicembre 1964 e da quello del Commissariato P.S. Orto Botanico in data 15/9/1963.
Michele Cavataio da molti anni ricopre un ruolo di primo piano nella mafia dell'Acquasanta, per i suoi trascorsi, per il temperamento freddo e violento, per le doti di organizzatore, per cui dopo la eliminazione dei gruppi avversari, assurge incontrastatamente a capo-mafia di quel rione.
Ripetutamente denunziato, processato e assolto per insufficienza di prove o condannato a pene lievi, per furto, ricettazione e omicidio, é uno dei protagonisti della lotta spietata che nel 1955/1956 portò alla eliminazione dei mafiosi Gaetano Galatolo inteso Tanu Alati e Licandro Salvatore, raggiunto dai suoi assassini a Como. In queste vicende delittuose a Michele Cavataio sono accomunati Pietro Di Fresco, Taormina Antonino, cognato di Cavataio, Sirchia Giuseppe "u tusaturi" (dall'umile
mestiere di tosatore di pecore esercitato da giovane), Gambino Francesco, cognato di Sirchia, Bova Domenico e Antonino, Di Dia Salvatore.
L'obiettivo del gruppo Cavataio é quello di arrivare al controllo assoluto della zona del Cantiere Navale al fine di sfruttare, senza concorrenti, tutte le possibili fonti di lucro. E verso il 1961 il gruppo Cavataio riesce nell'intento prefissatosi, avvalendosi della illimitata collaborazione di Aiena Salvatore il quale ottiene dalla Direzione del Cantiere Navale la gestione dello spaccio e quella della mensa riservata al personale delle ditte esterne, cosicché da quel momento Aiena gestisce lo spaccio in società con Bova Domenico e Pietro Di Fresco e la mensa con lo stesso Bova e Michele Cavataio.
Né può ritenersi che Aiena Sálvatore sia un individuo in buona fede, coinvolto in una situazione della quale non conosceva i retroscena. Infatti Aiena era un commerciante di via Montalbo dove abitava e perciò non poteva ignorare la sinistra reputazione dei suoi soci. Inoltre poiché Di Fresco e Bova erano/interessati alla gestione dello spaccio, anche prima della società con Alena, insieme con certo Carollo, é evidente che essi, dopo l'allontanamento del Carollo, anziché esporsi direttamente, preferirono mascherarsi dietro la personalità apparentemente incensurabile dell'Aiena, che consapevolmente si prestò alla manovra.
Vi é qualche contraddizione tra le affermazioni del Dr. Giovanni Grasso, direttore del Cantiere Navale, e quelle dell'Aiena, sull'epoca in cui il gruppo Gavataio riuscì ad avere il controllo indisturbato della mensa e dello spaccio, che non ha, però, pratica rilevanza.
Verso il 1960/1961 Cavataio comincia ad ampliare la sfera della sua attività e si accinge a trasformarsi in imprenditore. Acquista prima un area edificabile di 400 metri quadrati, che viene intestata al nome della sua amante, Lombardo Angela, poi, in società con Bova, un'altra area di 300 metri quadrati, intestata alla Lombardo e alla moglie di Bova.
Sempre nel 1961 Cavataio, in società con Urso Stefano, dà inizio sull'area appartenente alla Lombardo, alla costruzione di un edificio a sei piani ultimato nel 1962. L'impresa porta il nome della Lombardo. Secondo i patti Cavataio, oltre a mettere a disposizione l'area, ha l'obbligo di fornire i materiali, mantre Urso deve provvedere interamente alla mano d'opera. Il ricavato però deve essere suddiviso in quattro parti, tre per Cavataio e una per Urso, il quale decide un certo punto, di ritirarsi dalla combinazione rinunziando ad ogni pretesa.
E proprio Urso che riferisce in questi termini la evoluzione dei rapporti sociali con Cavataio. Senonché, nella sua seconda deposizione, lo stesso Urso – genero di Accomando Alessio titolare della impresa omonima appaltatrice per conto del Cantiere Navale dei lavori di picchettaggio e pitturazione - il quale appartiene a quella categoria di individui i quali un po' sono vittime del
mafioso un po' ne sfruttano l'amicizia, dichiara di esse- re stato liquidato dal Cavataio con cambiali, in parte riscosse. Tale ripensamento denota soltanto il timore che ha Stefano Urso di nuocere alla posizione del Carataio. L'impresa Lombardo Angela dà inizio nell'ottobre 1962 ad un'altra costruzione in via V Errante, che nel marzo 1963 viene rilevata e proseguita dall'impresa Accomando. Però Cavataio continua da solo, sino al 1963, ad occuparsi dei lavori.
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