A poco meno di due anni dalla disastrosa ritirata dalla regione di Kharkiv, a seguito della controffensiva ucraina, le forze russe stanno tentando un nuovo assalto verso la seconda città più grande dell’Ucraina. Dal 10 maggio, unità inquadrate nell’Undicesimo corpo d’armata, inclusi diversi reggimenti fucilieri motorizzati, hanno attaccato dall’oblast russo di Belgorod in punti poco presidiati del confine ucraino e si sono spinte fino a 10 km in profondità lungo due direttrici di avanzata, verso le cittadine di Lyptsi e Vovchansk.

In una settimana, i russi hanno preso il controllo di circa 216 chilometri quadrati, ma negli ultimi giorni l’avanzata si è fermata di fronte alla resistenza delle forze ucraine, che grazie all’arrivo di nuove unità sembrano aver stabilizzato il fronte.

In questa fase, l’epicentro dei combattimenti è la cittadina di Vovchansk, situata a pochi chilometri dalla frontiera russa, dove elementi del Centocinquantatreesimo reggimento carri e della Diciottesima divisione fucilieri motorizzati russi si stanno scontrando, tra le altre, con la Cinquantasettesima brigata meccanizzata ucraina, la Settantunesima brigata Jager e varie formazioni dei Corpi volontari russo e bielorusso schierati a fianco di Kiev.

Nel complesso, la spinta iniziale dell’offensiva russa sembra essersi in parte esaurita in seguito alla difesa in profondità ucraina e al supporto più regolare dell’artiglieria garantito dall’afflusso di nuovo munizionamento proveniente dagli Stati Uniti e dai paesi europei. Le fonti pubblicamente accessibili suggeriscono perdite ingenti tra le forze di Mosca, spesso bersagliate dai droni kamikaze, dai missili anticarro e dal fuoco indiretto ucraini ancor prima di entrare in contatto con le posizioni avversarie.

Ciononostante, la nuova offensiva contro Kharkiv è appena all’inizio. Mosca ha accumulato un raggruppamento di forze che include circa 50mila uomini e oltre cinquemila tra pezzi di artiglieria, blindati e carri armati nell’oblast di Belgorod. Questi numeri, che nel contesto dell’invasione russa dell’Ucraina possono considerarsi relativamente modesti, sono nettamente superiori a quelli dispiegabili da qualsiasi paese europeo per una singola offensiva.

I circa 1.200 sistemi di artiglieria tra semoventi e trainati, ad esempio, superano per quantità quelli di Francia, Germania e Gran Bretagna combinati. Se contestualizzati nell’insieme di forze che la Russia sta dispiegando in Ucraina, all’incirca 470mila effettivi, si può quindi comprendere la resilienza dell’apparato militare russo, che, nonostante un numero di morti e feriti quasi analogo subito dall’inizio dell’invasione, è ancora in grado di lanciare nuove offensive.

Obiettivo

Quella contro Kharkiv era già nell’aria da settimane. Le forze russe avevano intensificato i bombardamenti sull’omonimo capoluogo e i territori limitrofi, causando decine di vittime tra i civili, mentre l’intelligence ucraina aveva segnalato l’aumento delle forze di Mosca negli oblast confinanti di Belgorod e Kursk.

Le tempistiche, dunque, non sorprendono, e rispondono alla necessità del Cremlino di ottenere un qualche tipo di svolta territoriale dopo due anni di sostanziale stallo, attaccando nel momento di maggior vulnerabilità per l’Ucraina. Le forze di Kiev stanno soffrendo soprattutto la carenza di munizioni e personale addestrato, esacerbata dagli oltre otto mesi di ritardo nell’approvazione del pacchetto di aiuti dagli Stati Uniti e dalla lentezza con cui il governo ucraino ha infine ratificato la nuova legge per la mobilitazione, dopo oltre due anni dall’inizio dell’invasione.

Nel caso di Kharkiv, però, è improbabile che l’obiettivo sia quello di conquistare la città. Dopo tutto, i russi non ci riuscirono nemmeno nei primi mesi del 2022, quando l’avevano circondata su tre lati e non avevano il problema delle fortificazioni ucraine recentemente costruite.

L’intento di Mosca, invece, è molto probabilmente quello di fissare le forze ucraine nell’area di Kharkiv e costringere Kiev a spostare brigate più esperte dal Donbass, che rimane l’obiettivo primario del Cremlino, sfruttando l’inevitabile assottigliamento delle difese in quest’area per provare a sfondare da est nel corso dell’estate.

Avere un altro fronte aperto in un momento di difficoltà costringe i vertici militari ucraini a disperdere ulteriormente le forze, complicando la rotazione delle unità e il mantenimento di un numero adeguato di riserve per eventuali necessità.

Nonostante sia entrata in vigore la nuova legge ucraina sulla mobilitazione, con l’età minima che scende dai 27 ai 25 anni, ci vorranno alcune settimane per vederne i risultati e avere nuove unità sufficientemente addestrate. Il problema, infatti, non è la mancanza di persone, bensì quella di organico con una preparazione adeguata che permetta rotazioni regolari e aumenti le riserve in tempi rapidi.

Per il momento, le autorità di Kiev prevedono di creare quattro ulteriori brigate di fanteria, ma servirà anche formare nuovi leader e sottufficiali, oltre che rimpolpare le unità logorate da due anni di intensi combattimenti.

Considerando che le forze ucraine ricevono ormai addestramento secondo gli standard Nato, tipicamente della durata minima di 6-8 settimane nella forma basilare, sarà essenziale per Kiev e i partner internazionali espandere le attività addestrative al fine di garantire quanto più personale possibile e al più presto.

Viceversa, dopo le difficoltà del 2022, il problema della mancanza di personale è, al momento, meno marcato per le forze russe. Putin ha ordinato una mobilitazione parziale dei riservisti alla fine dello stesso anno, la quale ha garantito circa 300mila nuovi arruolati subito usati per rimpinguare la forza d’invasione.

Al contempo, il processo di reclutamento è continuato lontano dai riflettori e, tra la promessa – spesso disattesa – di incentivi economici (circa 2.000 euro mensili di stipendio, tre volte superiori alla media nazionale) e la coscrizione forzata, si stima che diverse migliaia di nuove reclute, soprattutto dalle regioni più povere della Russia, entrino nelle forze armate ogni mese. Per molte di loro, l’addestramento dura appena due settimane prima di essere inviate al fronte.

A queste si aggiungono centinaia di lavoratori immigrati da Bangladesh, India, e paesi centro-asiatici, mandati nei territori ucraini occupati per presunti progetti di ricostruzione e poi costretti a combattere.

Queste misure hanno garantito l’apporto quantitativo necessario a continuare l’invasione, ma non hanno invertito il peggioramento qualitativo complessivo causato dell’enorme numero di perdite tra ufficiali, sottufficiali e personale professionale. Le conseguenze sono già visibili nella minore efficacia degli attacchi, che spesso richiedono molte più risorse per avere successo.

Attingere alle riserve

In una prospettiva di medio-lungo termine, tuttavia, il vantaggio materiale russo potrebbe assottigliarsi. La spinta offensiva delle forze di Mosca iniziata nell’autunno del 2023 sta consumando risorse a un ritmo molto superiore alla capacità di produzione dell’apparato industriale russo.

Per sopperire alle enormi perdite subite, la Russia sta attingendo dalle vaste riserve di veicoli ed equipaggiamento di origine sovietica, la cui qualità è però inferiore. Recenti foto satellitari confermano che i magazzini russi si stanno svuotando a ritmi sostenuti, e, secondo le proiezioni di alcuni analisti, se l’attuale ritmo di mezzi distrutti o danneggiati dovesse continuare, le riserve di veicoli potrebbero esaurirsi nell’arco di un anno e mezzo, dopo il quale la capacità produttiva dell’industria della difesa nazionale non sarebbe in grado di sostenere nuove operazioni offensive.

Le prossime settimane si prospettano dunque complesse per l’Ucraina e saranno fondamentali per l’andamento del conflitto. Molto dipenderà dalla velocità con cui verranno create le nuove brigate nonché dall’arrivo costante delle munizioni e delle armi a lungo raggio dagli Usa e dai paesi europei, essenziali per contrastare gli assalti russi, e del primo lotto di caccia F-16, che consentiranno all’aviazione ucraina di colmare almeno in parte il divario con quella russa e offrire maggior protezione e supporto alle unità di terra.

Per Washington e gli alleati europei, si rende necessario razionalizzare e meglio coordinare il supporto militare all’Ucraina, ampliando la produzione di munizionamento ed eliminando astrusi e insensati limiti imposti a Kiev sull’uso delle armi occidentali contro obiettivi in Russia, che hanno di fatto costretto l’Ucraina a combattere con una mano legata. Viste le difficoltà dell’Ucraina, per Mosca la finestra di opportunità per uno sfondamento è ancora aperta, ma potrebbe non durare a lungo.

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